V Redattore Sociale 20-22 novembre 1998

Acciaio e Cristalli

Relazione Introduttiva

Intervento di Vinicio Albanesi

 

Vinicio Albanesi - sacerdote, presidente del C.N.C.A.*

Parte I - Prove di scrittura

Un tecnico della stazione d'osservazione della costellazione Aldebaran scoprì segnali a bassa frequenza provenienti da un piccolo pianeta della costellazione solare.
Riferì ai suoi superiori la sorpresa. Costoro si mostrarono interessati alla scoperta: incaricarono la commissione tecnica di tentare un contatto.
Il contatto riuscì: furono immagazzinate milioni di immagini.
Esperti di comunicazione si resero conto che a intervalli regolari, quando il sole era alto sull'equinozio o era già scomparso, quasi in contemporanea, per circa mezz'ora, alcune stazioni - non molte per la verità - fornivano una specie di riassunto di fatti e circostanze di un determinato luogo o dell'intero pianeta.
Non contento di queste scoperte l'alieno comandante inviò in missione segretissima per molti mesi, alieni dall'aspetto di ominidi a catturare immagini e parole stampati in grandi e piccoli fogli. 
La commissione chiese ed ottenne un resoconto di quelle osservazioni. Incaricò un alieno comunicatore di descrivere in sintesi che cosa avesse captato.

Un ragazzo, lavorando alla ricerca di canali satellitari, ha intercettato due files dal nome TG il primo, Stampa il secondo.
Aperti i files capì che chi li aveva scritti, non conosceva perfettamente la lingua, quasi si fosse servito di un traduttore meccanico e conteneva un resoconto di un alieno comunicatore che riferiva su notiziari terrestri.
Quel ragazzo ha permesso che vi proponessimo il contenuto di quei files, preziosissimi per comprendere come un alieno percepisce il riassunto delle notizie: ho rivisto solo minimamente la forma, onde renderli intellegibili.
Il primo file, intitolato TG, è diviso in due capitoli: le scene, i contenuti.

Le scene

Ogni notiziario si apre con una musica tra l'imperiale e il guerriero da 73,4 decibel; è accompagnata da scene scintillanti il cui colore prevalente è l'azzurro che raffigurano quasi sempre una palla.
Palla che ritorna con insistenza, all'interno della quale è raffigurata una mezza gamba; mentre all'altezza del piede le forme corrispondono ad arti inferiori ominidi con uno sperone di origine gallinacea, nella parte superiore si allarga fino a formare non si sa bene se una nuvola, una massa cerebrale informe, o intestini sempre ominidi. La gamba è in posizione inclinata, nel movimento del piegamento.
Lampi e saette di colore giallo accompagnano la musica imperial-guerriera e caratteri cubitali informano sulle notizie della notte e del giorno.
Appare improvvisamente un uomo o una donna da soli. Il colore della loro pelle è di tipo indiano: tra il rossiccio e il giallo. Pur cambiando facce e persone, il colore è sempre lo stesso: probabilmente fanno parte di un'unica famiglia dai geni sopra descritti.
La loro pelle è liscia, i capelli fosforescenti, amuleti e chincaglierie ornano i loro colli e polsi.
Sia gli uomini che le donne vestono con panni scuri; gli uomini hanno un sottovestito con appeso un lembo di stoffa annodato. Le donne non hanno il sottovestito e non hanno il lembo di stoffa. Si intravede in esse un solco dei pettorali, con protuberanze laterali rigonfie.
La loro posizione è duplice: o di rimpetto, o laterale. Guardano fisso alla fonte dell'immagine. I muscoli facciali sono rigidi; si muove appena l'orificio labio-mentale. Le braccia sono alte sulla base dello scrittoio (nella posizionedi rimpetto) o appoggiate di gomito (nella posizione laterale), esaltando l'omero destro.
Sono soli per tutta la mezz'ora. Siedono su un qualcosa di invisibile, in quanto non si intravedono basi di appoggio dal pavimento o nel retro del loro busto; rimangono in quella posizione per tutto il tempo. Non vanno soggetti a nessun tipo di inconveniente: solo raramente la distorsione della voce fa immaginare problemi inerenti la sfera tracheo-polmonare. 
L'ambiente in cui sono immersi è rigidamente ornato di suppellettili derivanti da idrocarburi: o trasparenti o opachi, di colore oscillante tra il grigio scuro, grigio perla e nero.
Portano con sé fogli in abbondanza che non leggono; al termine della mezz'ora di trasmissione raccoglieranno quei fogli con grandi movimenti laterali delle braccia.
Il loro compito è quello di dire, in uno spazio che oscilla tra i 9 e gli 11 secondi o piccole cose o riassunti di riassunti che altri faranno.
La fonte di immagini si sposta spesso; in alcuni casi i suddetti la smarriscono guardando altrove; dai loro occhi traspare ansia e angoscia che si placano solo dopo aver ritrovato la fonte.
Nella mezz'ora scorrono immagini di tutti i tipi. Paesaggi, personaggi, cose viventi e inanimate, terribili e insignificanti, chiare e confuse, singole e di massa: destano tutte inesorabilmente preoccupazione. Ricorrono spesso gli stessi palazzi, in genere con fontane, o facce spiritate e agitate.
Chi è seduto sullo sgabello invisibile chiama sei/sette volte per serata altri personaggi.
Se alla chiamata l'interpellato non risponde, l'uomo/donna seduto sullo sgabello invisibile armeggia, si guarda intorno e se il tentativo non riesce, sorride con sorriso oscillante tra il gorilla e la cavalla.
I chiamati hanno sempre con sé un qualcosa assomigliante a un pezzo di bastone che portano alla bocca. Parlano da soli o circondati da altre facce inebetite che guardano trasversalmente qualcosa che sta in basso, muovendo la testa, il dorso o i muscoli facciali per sapere se sono vivi.
Sullo sfondo si intravedono barche con molte persone, case disabitate e sfasciate, fumo che esce da tubi piccoli e grandi, ammassi di lamiere, corpi inanimati; i rumori sono diversi, del tipo bum bum o brrrr brrrr. Quasi ogni volta appaiono mezzi semoventi con una luce azzurra circolare sul tetto, circondati da persone vestite di nero o di azzurro, con stivali, cinturoni e copricapi.
Quando parlano con qualcuno mettono all'orecchio di questi ultimi una specie di placca con filo di collegamento, probabilmente perché sordi o soltanto per coprire rumori circostanti.
Tra il ventesimo e il ventunesimo minuto la scena cambia rapidamente. Chi siede sullo sgabello che non si vede chiama una donna che descrive che cosa portano indosso altre donne che camminano diversamente da tutte le altre.
Al ventiseiesimo minuto la scena cambia ancora: vengono proiettate immagini di persone che ridono, passeggiano, mangiano, parlano. Il chiamato fa tutto da solo, parlando ininterrottamente per 70-85 secondi, mentre il proiettato continua a ridere, passeggiare, mangiare, parlare. 
L'ultimo cambiamento è in genere al ventottesimo minuto quando appare una palla piccola a chiazze bianche e nere, in un campo verde, con molti uomini che corrono.
Con il mucchio dei fogli non letti termina la mezz'ora.

I contenuti

I contenuti della trasmissione sono quasi sempre gli stessi: a volte variano le immagini, a volte nemmeno quelle.
La prima scena in genere annuncia una decisione che riguarda il popolo degli ominidi. Le decisioni sono di difficile interpretazione; le parole elaborano teorie, ripiene di allusioni, paradossi ed eufemismi.
Dopo un'attenta analisi matematica, è possibile dimostrare che l'unica regola che vige è la legge dei contrapposti: uno dice a, l'altro risponde b; se il primo dice b, il secondo risponde a: il gioco dura settimane e mesi, variando le parole, ma non la sostanza. Se poi il gioco è a tre, a quattro, a sei, la possibilità di cambiamento è di tipo matematico: se a+b dice sì, con l'astensione di c, può corrispondere l'opposizione di d+e, con l'astensione f; ma se a dire sì sono a+c, che cosa diranno b, d, e, f? Quando non si è sicuri che cosa diranno i restanti b, d, e, f il gioco ricomincia.
A dire le proposte per il popolo sono chiamati in otto: quattro di a, quattro di b. Il calcolo è fatto con l'algoritmo. Si mettono a disposizione della decisione per il popolo 8 minuti; essi sono divisi per due, con l'aggiunta di un decimo di tempo ad a che sarà scalato con due variabili: il tempo della novità con il quale è apparso, salvo che c, che pure appartiene ad a, non sottragga tempo in proporzione di un ventesimo del decimo di tempo concesso in più ad a: la formula matematica è T = (a+b+c+d)+(e+f+g+h): 2+1 fratto 10 di (a+b+c+d) - t di b (o c o d).
Ogni settimana l'algoritmo viene immesso in un grande calcolatore per la somma di tutti i centesimi di secondi concessi ad a, b, c, etc. Se la sproporzione supera la tolleranza di un decimo di secondo, il conteggio è ripristinato nella prima settimana utile.
Dopo questa prima scena ne segue in genere una seconda: vengono chiamati uomini e donne di lontano che, fissi di fronte alla fonte dell'immagine, parlano tre-quattro minuti. Scene di mari, monti, cavalli, zanzare, fiumi, case, alberi, persone nel frattempo scorrono. Spesso le stesse scene vengono proiettate per uno/due/tre giorni: in qualche raro caso anche una settimana.
In queste scene si parla di popoli lontani: si intravedono soldati e soldatesse, bandiere e aerei, vacche e pecore, cani e gatti, persone grandi e persone piccole.
Le scene successive riguardano tabelloni con la scritta dei paesi, strade sterrate, prati e boschi: in queste scene sono sempre presenti gli uomini sopra descritti vestiti di nero o di azzurro con stivali, cinturoni e copricapi, a fianco di carri semoventi dalla luce circolare azzurra. In queste scene sono inserite altre scene, della durata di 3-4 secondi, con persone che dicono frasi del genere: "era un bravo ragazzo", "una vicina modello", "non me lo sarei mai aspettato", peccato.
A questo punto, tutte le sere appare un grande tabellone con molti numeri. Si parla di borse. Sono piccoli recipienti dove dentro si mettono dei foglietti verdi, rosa, grigi. Se dal luogo a vengono messi nella borsa di b tanti fogli, quanti ne avrà c nella sua borsa? E se d aspetta di mettere nella sacca di b tanti foglietti che succederà a f? È un rompicapo difficile anche se sembra che tutto dipende da a che ha i foglietti verdi il quale prende, lascia, mette e fa scomparire: tutti gli altri a imitarne le mosse. Tutti si chiedono che cosa avverrà domani e quanti foglietti potranno essere cambiati in altri foglietti: vince il gioco chi mettendo un foglietto, ne ottiene due o più.
Dopo il tabellone l'uomo/donna seduto sulla sedia invisibile chiama un'altra donna che spiega perché molte donne camminano una dietro l'altra. Hanno facce biancastre e occhiaie nere; i capelli sono del tutto acciuffolati. Si muovono mettendo perfettamente in linea un piede dopo l'altro. Questo movimento fa muovere loro la parte superiore dell'anca nell'attacco tra la testa del femore e il bacino. I pezzi di materiale che indossano si muovono vorticosamente creando voragini e movimenti che in altre scene, con altre donne mai si vedono, salvo le occasioni, frequenti per la verità, nelle quali indossano scarso materiale: in quest'ultima circostanza il fenomeno dell'anca, sopra descritto, diventa evidentissimo. La suddetta scena termina con un circolo di molte donne e un uomo. Quest'ultimo veste di nero: non porta il sottovestito, né il lembo di stoffa arrotolato; il colore dei suoi capelli è diverso dagli altri uomini (nero corvino, biondo canarino, rosso metallico) e bacia tutti.
Al ventiseiesimo minuto la scena cambia ancora. Appare una palla piccola a scacchi bianchi e neri. Il gioco è semplice nel senso che basta inseguire la palla e dare ad essa dei calci. Tutti si riposano quando la palla tocca una rete bianca: chi guarda è felice ed alza le braccia; non tutti, solo la metà, gli altri rimangono tristi.

I fogli grandi

Il secondo file parla dei fogli: è diviso in due parti, fogli grandi e fogli piccoli.
I fogli grandi sono semplici. In mezzo con grandi lettere tutte in fila si descrivono le decisioni del popolo di cui sopra. L'algoritmo, in questo caso è diverso: la regola stabilita è quella di dividere lo spazio inversamente proporzionale tra a e b. Se si sceglie a, b ottiene poco spazio, spesso niente. Se si sceglie b, il povero a nemmeno appare.
Se a si allea con c, d, e, le prime tre pagine sono per a+b+c+d+e e così il contrario. L'algoritmo è il seguente: S (fatto cento)= 98,60% per a (ed eventualmente ad a+b+c+d), l'1,30% a b. La verifica fatta settimanalmente porta ad affidare ad a il 98,61% se b protesta; se b non protesta, nella settimana successiva, può ottenere l'1,31% facendo passare a al 98,59%.
A tempo indefinito l'algoritmo può variare, assumendo altre formule: la regola resta identica. Scegliere la lettera dominante e suoi alleati, quel che rimane a tutto il resto del mondo. Le proporzioni non possono oscillare oltre il 95% per la dominante e il 5% per il soccombente.
Nelle pagine centrali, a metri, vengono illustrate scene di caccia e di pesca. Gli uomini vestiti di nero e di blu con stivali, cinturoni e copricapi sono sempre accanto ai mezzi semoventi, ma la luce azzurra non si muove.
Nella parte centrale grandi foto illustrano ammassi di lamiere semoventi, facce stralunate urlanti, code di ominidi in fila con foglietti in mano e copricapi in testa.
Così due giorni, tre, quattro, fino a un mese. Dopo un mese le lamiere sono ancora contorte, le facce continuano a rimanere stralunate e urlanti, le code degli ominidi sono sempre lunghe, con i foglietti in mano, ma senza copricapo.
Improvvisamente nella terza parte dei fogli grandi appaiono ominidi uomini e ominidi femmine che ti guardano e svolgono un dialogo del tipo. "Io non chiedo", "io offro"; "che cosa chiedi che non offro?"; "che cosa offro che non chiedi?", "tu non chiedi, ma io offro". "io chiedo e tu offri". Pagine e pagine dicono chi chiede e chi offre. Sono quattro gli oggetti principali di chi offre. Al primo gruppo appartengono sostanze organiche e inorganiche tendenti a mutare l'odore della pelle degli ominidi: alcune tendono verso il caprino, altre verso il pecorino; non si conosce chi vince. Al secondo gruppo appartiene l'offerta di materiali per coprire il corpo. L'offerta è grande sia quando fa freddo, sia quando fa caldo. La proporzione matematica è: freddo sta a caldo, come abbondante sta a scarso. Non si comprende perché se fa caldo l'offerta di scarso materiale è così grande.
Al terzo gruppo appartengono sostanze da divorare: per ominidi e per animali. Per gli ominidi sono state contate circa 1.723 tipi di sostanze, suddivise in 43 specie e 23 sottospecie; ad ogni sottospecie corrispondono 1,742 tipi di sostanza. Possono essere divorate in piedi, seduti, camminando, supini, dormendo, vegliando, da soli e in compagnia, in montagna, al mare, in casa, nel prato, al mattino, a mezzogiorno, a merenda e a sera. Alcune sostanze possono essere divorate a intervalli di mezz'ora, altre ogni quarto d'ora, altre senza intervalli. Un gruppo di sostanze sono destinate agli animali: cani, cavalli, asini, gatti, lombrichi, giraffe, ippopotami, zanzare, api e balene.
Il quarto gruppo di sostanze serve a ripulire il lordume degli ominidi e loro alleati. Sono offerte in polvere, in stato solido, liquido, gassoso. Sono utilizzate negli ominidi soprattutto negli incroci superiori degli omeri e in quelli inferiori dei femori; e inoltre per i vestiari, per i pavimenti, per il pentolame, per i vetri, le porte, i mobili, per i carri semoventi, per le strade, per i tetti, le pareti. I nemici dichiarati di queste sostanze iniziano con l'ultima lettera del vocabolario degli ominidi: zecche e zoccole. Le zucche sono un'altra cosa e sono vuote.
La 30ª, 31ª, 32ª, 33ª, 34ª, 35ª pagina sono piene piene piene di numeretti tutti in fila. Parlano di sacche, borse, involucri, scatole, valigie, bagagli, bisacce, zaini, ceste, sporte. Tutti i nomi finiscono con le lettere esse, pi e a: la esse e la a sono grandi la p è piccola. Probabilmente significa "sempre per acquisti". 
I fogli grandi continuano poi offrendo non più metri, ma chilometri di gente che va e gente che viene; di gente che ride e gente che piange, di gente piccola e di gente grande, di gente con il copricapo e gente senza copricapo, di gente che cammina, mangia, corre, sta seduta, in piedi, senza offesa e senza senso: viva la regina (ndr. probabilmente si tratta di un refuso).
Una penultima parte è dedicata a persone che ridono sempre, con denti bianchissimi, chiome fluenti, posizione languida, occhi a pesce fradicio, probabilmente hanno geni speciali: cantano, ballano, si travestono, fanno boccacce. Né si stancano mai.
Infine ritornano gli ominidi con braghe che saltano, corrono, muovono braccia e mani in acqua e in aria. Parlano a monosillabi, dicono che la vita è bella, i soldi meglio.
Nella lettura dei fogli grandi bisogna stare molto attenti a dove iniziano e dove finiscono le parole. Se si parte dalla prima pagina, si può passare alla 6 o 16 o 24, per tornare alla 4 e finire alla 32.

Fogli piccoli

I fogli piccoli sono tutti colorati.
Nella prima pagina sono in mostra le parti posteriori finali del dorso degli ominidi femmine. Sembra che agli ominidi maschi piacciano molto quelle parti e anche i muscoli pettorali con protuberanze laterali rigonfie. Questa volta le protuberanze si vedono tutte e restano protuberanze rigonfie con una protuberanza piccola al centro.
Agli ominidi femmine sembra che piacciono le parti posteriori finali del dorso degli ominidi maschi.
I fogli sono molti, molti: metà sono dedicati al tipo "non chiedo, io offro", "che cosa chiedo che non offri", "che cosa offri che non chiedo".
Questa volta i materiali offerti, oltre a quelli sopra descritti dei fogli grandi, sono dedicati ai mezzi semoventi.
Le formule matematiche in tabelle ordinate indicano non si sa bene che cosa: Kw, coppia, doppia coppia, asse e semiasse: vince sempre la briscola. (ndr confusione probabile del traduttore meccanico usato dall'alieno). I mezzi semoventi hanno sempre un solo ominide a bordo; le ominidi femmine sono fuoribordo. Le strade sono asfaltate, sterrate, smattonate, desertiche, lagunari, marinare. I mezzi semoventi sono tutti o rossi o neri. Tutti uguali, tutti diversi: lunghi, quadrati, alti, bassi, con ruote. L'ultima novità è grandiosa nella sua piccolezza. È accartocciabile e riducibile a valigetta da trasportare in casa. Esiste una versione tipo ombrello.
L'altra metà dei fogli piccoli è dedicata a racconti di ominidi maschi e di ominidi femmine che si incontrano, scontrano, accavallano, accartocciano.
Esistono anche racconti di quando muore un ominide maschio ed escono le ominidi femmine come lumache: la prima, la seconda, la terza, la quarta. Prima versano lacrime oscure poi si vestono con materiali scuri: copricapi neri, copriocchi neri, coprispalle nere, copri femori neri, coprigambe nere.
Poi si guardano in cagnesco, poi si recano in luogo nero, dove un ominide con il mantello nero dice cose nere: tu sì, tu no, tu ni e a te niente.
Continuano i fogli con gli ominidi che ridono, ballano, fanno boccacce; poi quelli che passeggiano, parlano, mangiano, poi quelli che con braghe saltano, corrono, muovono braccia e mani in acqua e in aria.

Conclusione del rapporto dell'alieno comunicatore alla commissione: gli ominidi maschi e femmine mangiano, si muovono, giocano, si incrociano, così come gli animali degli ominidi.

Parte II - Prove di pensiero

1. Il titolo dato a questa quinta edizione di "Redattore sociale" vuole porre l'attenzione sulla persistenza delle notizie forti a tutto svantaggio delle notizie cosiddette deboli. Tale sproporzione non è data dall'oggettività dei fatti da riferire, ma da altre logiche e da altri poteri.
L'acciaio e i cristalli hanno poco a che fare con il dovere di informazione o con l'imparzialità della notizia. Linguaggi che, per dignità umana, prima che professionale, dovrebbero essere definitivamente abbandonati.
Gli esempi di illogicità informativa sono persistenti e abbondanti. A titolo esemplificativo può essere citata la politica.
Si è detto fino alla noia delle passerelle dei politici, della loro insistenza nei media, del loro strapotere effimero. Si può pensare alla stessa cronaca e al tipo di cronaca, passando per la borsa, per i motori o per lo sport.
Recentemente l'appello alla audience sembra abbia fornito la chiave di volta della quadratura del cerchio.
In realtà non è nemmeno così: sondaggi e sensazioni parlano del disinteresse dei lettori e degli ascoltatori per le notizie di politica ad esempio: nonostante questo le notizie permangono.

2. Ci sono altri tipi di notizie "d'acciaio" che permangono per poteri forti, sia economici, che culturali e sociali: non solo tutto quanto concerne la finanza e l'economia, ma altri segmenti di vita che hanno spiegazione solo ed esclusivamente per motivi forti. Penso alla moda, allo sport, alla musica, all'aggiornamento motori, alla stessa editoria ed ai business in genere.

3. L'informazione regge su un triangolo i cui pilastri sono gli interessi, i soggetti di interesse e l'informazione. Molte delle notizie hanno senso solo perché autoreferenziali: il celebre trenino dei riferimenti a catena (sempre gli stessi) che danno messaggi a quanti sono interessati alla gestione del potere è oramai troppo evidente.

4. L'editoria diventa una specie di infinito e semigratuito contenitore in un patto reale quanto nascosto tra lo sponsor che finanzia (direttamente con economia e/o indirettamente con poteri) e chi confeziona il prodotto.

5. Il problema non è quello della logica dei poteri, esistente nel passato e purtroppo nel futuro, quanto quella della funzione di chi è intermediario: nel nostro caso il giornalista.
Che funzione assume? Con quali strumenti, con quale autonomia?

6. Il rischio per un giornalista di essere semplice portatore d'acqua è reale. La stessa gerarchia all'interno delle redazione è impressionante per un mondo che non ha nulla di ideologico e religioso, ma che si definisce laico.
Un terribile pensiero: che il buon contratto dei giornalisti sia il prezzo pagato per la loro funzione semplicemente strumentale?
Almeno i dubbi sono leciti. Nessuna azienda privata è stata mai disposta a così alti benefit in professioni analoghe, almeno teoricamente paragonabili. Es. contratto di un ingegnere alla prima assunzione e quello di un giornalista.
Lo stesso datore di lavoro che non è disposto ad alzare il prezzo per una professione, perché cede per una professione analoga?
La spiegazione è nel patto tacito tra informazione e potere: se dall'informazione il potere è rafforzato, nessun problema di prezzo. Non si spiegherebbero altrimenti le parcelle dei responsabili, nonostante i risultati mediocri.
In un'azienda di produzione di merci e servizi, i manager sarebbero stati cambiati molto più rapidamente di quanto accade nell'editoria.

7. Il problema così posto, pone interrogativi forti per chi, come noi, tutela interessi deboli.
Come farli diventare forti?
Appellare alla correttezza dell'informazione non ha più senso. Assistiamo ad aberrazioni editoriali, in un barbarismo che non ha limiti.
La tendenza spropositata verso la cronaca rosa non può essere frutto di "sciocchezza" giornalistica. A dirigere giornali, riviste e Tv non sono chiamate persone sciocche, ma persone capaci e intelligenti, come non sono sciocchi gli addetti alla preparazione di quei contenitori.
Probabilmente la tendenza all'informazione leggera placa (in modo distorto) la sete di informazione generalizzata, per non essere costretti - questa volta in senso significativo - a dare informazioni sui fenomeni che contano della società.

8. Che nessuno ponga con serietà di conoscenza e di informazione (e di conseguenze) il fenomeno dell'immigrazione (siamo in un passaggio epocale) ad esempio, non può essere attribuito all'insensibilità del direttore o alla mancanza di sufficiente coscienza critica.
È da attribuire alla funzione che il giornale e/o il telegiornale assume nella funzione informativa. Tale funzione credo sia da tempo terminata.
Il giornale è diventato il "contenitore di dati dei propri sponsor, destinate a persone disposte a leggere o ad ascoltare quei dati".

9. Se questa è l'analisi, non resta a noi che costruire un contenitore, per persone disposte a leggere i dati di questo contenitore.
È il sogno di una agenzia di informazione sociale che dia notizie sui fenomeni sociali.
Un'editoria pura che contribuisca a far conoscere le storie, le paure, i sogni di quanti nei contenitori tradizionali non avrebbero presenza, se non in termini strumentali o periferici.

10. La Guida per l'informazione sociale che è giunta alla III edizione è l'esemplificazione dell'informazione che vogliamo dare.
Occorre che tale stile diventi quotidiano, fatto giorno dopo giorno, notizia dopo notizia.
Come faremo non so. Importante aver definito la mèta: poi si cercheranno risorse, collaborazioni, metodologie.

11. L'agenzia di informazione sociale non è in contrapposizione a nessun'altra agenzia, né in polemica con nessun organo di informazione.
Vuole invece colmare una lacuna che riguarda i soggetti deboli che, allo stato attuale delle cose, non hanno cittadinanza di informazione.

12. In questo contesto crediamo che le sensibilità dei singoli operatori dell'informazione possano trovare una sponda intelligente che fornisce notizie, dati, elaborazioni capaci di dare sufficienti informazioni su fenomeni complessi e quotidiani di gente semplice.

* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.