VIII Redattore Sociale 30 novembre 1-2 dicembre 2001

Nebbia

Agenzia Redattore Sociale: questi primi mesi

Intervento di Stefano Trasatti

 

Stefano Trasatti - direttore Agenzia Redattore Sociale*

Esattamente un anno e un giorno fa presentavamo proprio qui l'Agenzia Redattore Sociale.
E' giusto tornarci per il primo bilancio, perché è proprio dall'esperienza di questo seminario che la testata ha avuto origine.
Le pubblicazioni sul sito www.redattoresociale.it sono cominciate il 21 febbraio 2001; da allora abbiamo lavorato tutti i giorni feriali, con una pausa di due settimane in agosto. Fino ad oggi abbiamo prodotto una media di circa 25 notizie al giorno. Da settembre ci siamo attestati sui 30 lanci quotidiani, quantità che rappresentava il primo traguardo prefissato.
Abbiamo anche prodotto un grande numero di approfondimenti: si possono oggi consultare le schede (con recapiti e profili) di 900 organizzazioni sociali; 550 sono le tabelle statistiche inserite; 980 le schede tematiche; 1.100 i siti internet; circa 100 le leggi nazionali (le più importanti del sociale); 100 i disegni di legge del Parlamento; 200 le voci di glossario; dei 5.000 libri del nostro centro documentazione, ne sono già stati digitalizzati più di 1.500 (abstract e dati) nel sito; disponiamo delle schede di quasi 400 riviste edite da organizzazioni del non profit, molte corredate da brevi indici dei contenuti: nel suo genere è l'emeroteca più aggiornata in Italia; da queste riviste abbiamo finora archiviato 400 articoli, di quasi tutti è disponibile il testo integrale. Con essi realizziamo anche una rassegna stampa settimanale, servizio che tra pochi giorni sarà anche on line. Infine, nella sezione Calendario compaiono di media una trentina di eventi nel mondo del non profit, con relativi programmi consultabili.
Questo elenco, per sottolineare che Redattore Sociale ha rispettato la promessa di non produrre solo spoglie notizie quotidiane, ma di affiancare ad esse quanti più strumenti possibile per una maggiore comprensione dei temi trattati. Lo scopo era ed è quello di aiutare a ricostruire "lo sfondo" dei fatti, la loro "memoria". E anche di stimolare la curiosità. Continuiamo infatti a essere convinti che sulla maggior parte dei temi da noi seguiti sia necessario un supplemento, se non di studio, almeno di attenzione. Per questo la nostra agenzia è concepita come un grande archivio, facilmente consultabile.
Questo atteggiamento abbiamo cercato di avere anche nelle scelte redazionali quotidiane. In questi primi mesi abbiamo deciso di seguire con assiduità - quasi di "monitorare" - argomenti come la preparazione del G8, l'integrazione degli immigrati, le diverse forme di economia etica, i diritti e le possibilità di riscatto dei detenuti, gli aspetti problematici del lavoro, l'infanzia, la disabilità nelle sue forme di sofferenza ma anche di creatività e di emancipazione (ad esempio con lo sport), le tante voci del pacifismo etc. etc.
Sul G8 abbiamo fatto un lavoro particolare perché ci eravamo accorti che mancava una adeguata descrizione di tutte quelle realtà che, in Italia, si preparavano a dire la loro nei giorni di Genova. La cronaca politica era già ben coperta, e altrettanto lo erano i temi legati alla sicurezza. Non c'era uno sguardo che cogliesse in modo organico le istanze e i cambiamenti del nostro associazionismo sociale, del volontariato e del terzo settore sui temi della mondialità e dell'economia.
Sul pacifismo, il discorso è ancora più attuale. Abbiamo pensato che tra i nostri compiti ci fosse quello di registrare le voci che dal non profit e dalla cultura ad esso vicina si levavano dopo gli attentati dell'11 settembre. Abbiamo pubblicato decine di dichiarazioni e analisi che abbiamo ritenuto degne di essere ascoltate. Eppure pochissime di esse sono state prese in considerazione dai grandi media.
Ho citato due dei filoni più seguiti. In generale, direi che i criteri che utilizziamo nel decidere cosa pubblicare (e cosa non pubblicare) ogni giorno sono: l'attenzione ai fenomeni - conosciuti e non, vecchi e nuovi - che producono il disagio sociale ma anche gli antidoti ad esso; l'attenzione all'attività quotidiana delle innumerevoli realtà (220 mila, ha finalmente chiarito l'Istat) che esprimono il loro impegno sociale nelle forme più svariate ma sempre senza fini di lucro - nei confronti di quegli stessi fenomeni.
Questo secondo criterio si traduce in un'impresa ancora molto lontana dall'essere realizzata: quella di far prendere coscienza all'opinione pubblica che tutte queste realtà, oltre a "fare" tanto, sanno anche "dire" qualcosa. E che hanno il diritto di far competere le loro idee con quelle che vengono da altri tipi di impegno sociale.
Il nostro più grande impegno nel selezionare le notizie si potrebbe sintetizzare così: restare nel nostro terreno, non scivolare dal "sociale" alla "società", mantenere una certa "serietà" di fondo. Dico questa parola, sicuramente pretenziosa, per arrivare a una delle critiche che ci venivano rivolte all'inizio della nostra esperienza: quella di rischiare di fare un'agenzia tetra, triste, e anche un po' iettatoria. Noi cerchiamo di usare un filtro tendente al positivo: sul carcere o sull'immigrazione, ad esempio, sono nettamente prevalenti le "buone notizie". Cerchiamo anche di bilanciare le opinioni catastrofiste con segni di speranza.
Ma teniamo molto a un ruolo che potremmo definire di "promemoria" nei confronti dell'informazione e delle istituzioni. Il ruolo di ricordare ogni giorno che certi fenomeni - e anche certi drammi - continuano a esistere anche dopo le emergenze e le "mode" del momento. E che continuando a esistere producono ugualmente notizie, anche se non sta a noi scegliere per i giornali, le tv e le radio cosa pubblicare ogni giorno.

Un'altra considerazione, un po' più a margine. Sarà forse per il fatto di essere solo all'inizio, o per l'incoscienza di avere oggi tutt'altro che una struttura solida: però ci sembra che un aspetto importante del nostro lavorare all'agenzia sia il riuscire ancora a innamorarci delle cose che trattiamo, che sia una campagna, un'iniziativa o un'idea di qualcuno; lo scegliere talvolta di fare tutto il possibile perché queste cose vengano alla luce, anche a costo di sacrificare un po' l'equilibrio del notiziario, e pur nella coscienza della "debolezza", secondo i canoni oggi vigenti, di certe notizie.
So che può non essere considerato ortodosso dal punto di vista giornalistico. Ma d'altra parte, proprio in questo seminario, nel '99, avevamo sostenuto che il giornalista, pur salvaguardando la professionalità, può e deve farsi coinvolgere negli eventi che racconta, come antidoto all'indifferenza e all'insofferenza che può insorgere in ciascuno di noi verso le situazioni collettive o personali più difficili. Avevamo anche dichiarato che avremmo fatto un'agenzia il più possibile imparziale, ma che sarebbe stata la conoscenza diretta dei fenomeni a marcarne il prodotto. Evidentemente, l'imparzialità assoluta è possibile solo quando c'è l'indifferenza assoluta. E questo non è il nostro caso.
Riteniamo anzi di realizzare un notiziario che ha in sé un certo "calore", dovuto alla nostra partecipazione e al nostro coinvolgimento.

Il valore giornalistico e la "ricchezza" del nostro prodotto

A questo proposito, non è formale la richiesta che facciamo a tutti voi di farci arrivare tutti i suggerimenti e le critiche che ci aiutino a migliorare.
Per il momento vi trasmetto due riflessioni. Innanzitutto notiamo che molte delle notizie che noi pubblichiamo non compaiono nei notiziari delle agenzie tradizionali. Non credo che questo significhi che si tratta di notizie giornalisticamente "deboli". Sono notizie come le altre, e potrebbero essere scelte dal caporedattore di turno in modo altrettanto naturale di altre. Sono notizie e inchieste "nuove" per altri elementi: perché provengono da fonti non usuali, o non convenzionali; perché nascono spesso in situazioni piuttosto "locali" (ma le esperienze sociali più originali nascono quasi sempre in piccoli contesti); e soprattutto perché riguardano ambiti sociali deboli, di cui ci si occupa sempre meno o solo in un certo modo. Sono ambiti che tirano poco, per riferirsi al tema delle relazioni che seguiranno.
In realtà, ed è la seconda riflessione, i temi di cui ci occupiamo in generale non sarebbero affatto ignorati dalle altre grandi agenzie nazionali, con le quali non possiamo del resto paragonarci, né per dimensioni né per qualità né per esperienza giornalistica. Ma il nostro sforzo è quello offrire una visuale degli eventi e un filtro per quanto possibile diversi; far notare aspetti non visti ma importanti; aiutare a creare inedite connessioni. Faccio un esempio recente: in occasione della presentazione del Rapporto Eurispes-Telefono Azzurro sull'infanzia, siamo stati i soli a evidenziare come, partendo dagli stessi dati statistici, si potessero fornire due versioni completamente diverse di uno stesso fenomeno: la visione preoccupata ma non angosciante dell'Osservatorio nazionale sui minori e la visione piuttosto allarmistica e colpevolizzante del rapporto citato. Pochi giorni dopo, di un ulteriore rapporto realizzato da 40 organizzazioni non profit abbiamo evitato di pubblicare un dato - quello sugli abusi sessuali - che sapevamo sbagliato, e che comunque contraddiceva gli stessi numeri del Rapporto Eurispes pubblicati solo due giorni prima (e ripresi dall'Istat).
Nel primo caso, nessuna delle testate nazionali che abbiamo controllato ha ripreso la puntualizzazione sulle "due versioni". Nel secondo caso, tutte hanno pubblicato, con dovizia di tabelle, nelle due diverse edizioni, i due dati contrastanti sugli abusi sessuali.

I risultati esterni del nostro lavoro

Per quanto riguarda l'accoglienza di questa iniziativa editoriale, possiamo solo riportare delle impressioni. Gli incoraggiamenti sono stati numerosi; gli apprezzamenti nel merito sono stati ugualmente tanti, anche da parte di addetti ai lavori autorevoli. Poche sono state le critiche aperte, e questo... ci preoccupa un po'. Ripeto che ci farebbe piacere poter contare su un confronto continuo con i tanti amici che ci hanno accompagnato finora.
L'accoglienza nel mondo dell'impegno sociale è stata inevitabilmente poliedrica, come del resto lo è il grande arcipelago del non profit. Abbiamo riscontrato incoraggiamenti e indifferenze, entusiasmi e freddezze, come è normale che accada. Un po' meno entusiasta, forse, l'editoria che si occupa di sociale, per questo nuovo incomodo arrivato in un ambito tutto sommato povero, dove ci sono ancora poche ossa da rosicchiare. Anche questo era inevitabile, né ci siamo scandalizzati per qualche manifestazione di invidia.

Una testata che opera solo su Internet si misura dal volume e dalle caratteristiche degli accessi. Queste le cifre: attualmente, si collega quotidianamente al nostro indirizzo un numero medio di 500 utenti diversi; il numero supera le 600 unità se escludiamo il sabato e la domenica. Ogni mese i collegamenti alla home page sono 28.000 in totale. I file scambiati sono 30.000 ogni giorno, ogni mese 900.000. La crescita di queste cifre è costante e si attesta sul 10-12 % ogni mese. Ogni giorno 25 utenti in media effettuano la registrazione temporanea gratuita per quindici giorni.

Ma al di là dei contatti quotidiani sul sito, il principale misuratore di un'agenzia è il grado di "ripresa" da parte delle testate giornalistiche. Non abbiamo un monitoraggio molto accurato. Ci sembra che nei primi mesi, il grado di utilizzo dei nostri servizi sia stato abbastanza alto. Le nostre segnalazioni, quando siamo riusciti a farle con puntualità, sono state quasi sempre accolte. Non avevamo grandi aspirazioni immediate: nel mondo del giornalismo, in particolare delle testate nazionali, siamo ancora poco conosciuti, la testata è nuova, non ha un grande gruppo editoriale alle spalle, né una redazione di star. La promozione e il marketing sono ancora deboli. Tuttavia ci consideriamo soddisfatti, ben oltre le aspettative. Naturalmente, dall'11 settembre in poi il nostro prodotto è divenuto quasi fuori mercato. Non seguiamo la grande politica, né la grande cronaca nera: in una parola, spesso non abbiamo alcuna chance di ritagliarci uno spazio. Ma il "dove sono andate a finire le notizie" (comprese le nostre) è il tema di questi tre giorni di incontro, quindi non mi soffermerò su questa parte.

C'è un terzo misuratore per un'agenzia come la nostra. Il numero degli abbonati e il relativo bilancio economico da essi prodotto. Il nostro primo abbonato, con una modesta convenzione di 12 mesi, è stato il Dipartimento affari sociali, allora retto da Livia Turco. Al nuovo responsabile del Dipartimento, assorbito dal ministero del welfare, l'on. Roberto Maroni, sono bastati cinque mesi per decidere che quella convenzione non solo non andava rinnovata, ma andava immediatamente rescissa. Ancora oggi non abbiamo capito perché. Non crediamo sia stato un problema di qualità.
Fino ad oggi si sono comunque abbonate tutte le testate della Rai (le password sono in distribuzione in questi giorni), il Tg5, il gruppo Nei (il quotidiano Avvenire, la tv Sat 2000, la radio Blu Sat 2000), il settimanale Famiglia Cristiana, il quotidiano l'Unità, Radio Popolare, Radio Vaticana, il network Salute&Benessere, i periodici La vita del popolo di Treviso (con altre testate diocesane si stanno definendo i contratti in questi giorni).
Tra le istituzioni già abbonate, il Ministero delle pari opportunità, le giunte regionali di Emilia Romagna e Marche, il consiglio regionale dell'Abruzzo, alcuni comuni tra cui quello di Napoli. E' inoltre da poco abbonata l'agenzia Sviluppo Italia.
Abbonate anche la Cgil nazionale con alcune sedi regionali; la Cisl nazionale con la Fnp e l'Inas. Diverse le organizzazioni del volontariato e terzo settore: tra queste, la Caritas nazionale e alcune Caritas diocesane, l'Arci nazionale e le sedi di Firenze e Milano; il Cgm, la Fivol, il Cosis, il Cipsi, l'Anpas Lombardia, il Cilap, la Lila, la Comunità Emmanuel, l'Anmil, alcuni gruppi appartenenti al C.N.C.A., 12 Centri di servizio per il volontariato.
Vari contatti sono in corso o in fase di definizione. Continuiamo a nutrire un cauto ottimismo, considerato l'interesse reale che viene manifestato per l'agenzia. Sappiamo che, soprattutto per le grandi testate giornalistiche, non siamo una fonte imprescindibile: abbonarsi a Redattore Sociale è una scelta, non tanto dal punto di vista economico (dati i costi) quanto da quello del tipo di attenzione da dare - o non dare - ai fenomeni sociali.

Per l'immediato futuro possiamo annunciare tre piccole-grandi novità. La prima è grafica e riguarda la possibilità di richiedere dalla home page la newsletter gratuita (la "locandina" con i titoli principali del giorno) che inviamo per posta elettronica.
La seconda è l'apertura di una nuova sezione in abbonamento: una rassegna stampa settimanale di articoli tratti dalle nostre 400 riviste. Fino ad oggi, in via sperimentale, era disponibile su carta e cd, da gennaio sarà consultabile nel sito.
La terza novità che cercheremo di realizzare all'inizio del prossimo anno è un mensile stampato che si intitolerà Redattore Sociale, nel quale riporteremo una sintesi ragionata del nostro lavoro, usando lo stile dell'Agenzia.


* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.