Informazione, "è un bene pubblico"

15apr2010
A Roma "il seminario "giornalisti nonostante". Paolo Butturini, segretario dell’associazione Stampa Romana: "Rilanciare una cultura dell’informazione e la sua centralità in un sistema democratico"

ROMA - "C'è una sfida per i giornalisti sulla quale occorre unire le forze: provare a rilanciare una cultura dell'informazione e la sua centralità in un sistema democratico. L'informazione è un bene pubblico, esattamente come l'acqua, ma oggi è diventata una questione di potentati". È questo l'allarme lanciato da Paolo Butturini, segretario dell'associazione Stampa Romana, intervenuto questa mattina al seminario di formazione "Giornalisti nonostante" in corso a Roma. Per Butturini, la crisi che il mondo del giornalismo sta attraversando è reale e va dalla perdita di un posto di lavoro ad una crisi culturale trasversale nella società."Il problema fondamentale in questo paese - ha spiegato Butturini - è che non esiste un mercato libero. Da molto tempo, fatte salve alcune fasce che fanno informazione sociale, del non profit, gli altri dovrebbero competere sul mercato accaparrandosi le risorse che il mercato rende disponibili in maniera trasparente e concorrenziale. Ecco tutto questo non esiste ed è una delle cause profonde che portano poi alla crisi e il conflitto di interessi fa la sua parte".

Il caso Rcs è un esempio lampante, spiega Butturini. "Nel consiglio di amministrazione della Rcs quotidiani, cioè il Corriere della sera, sono recentemente entrati nomi come Montezemolo, Geronzi, Della Valle quindi Banca Intesa, Mediobanca e altre che si erano sempre astenute dall'entrare direttamente nel Cda. Questo è un segnale ben preciso: i giornali non servono a fare informazione, ma servono a determinare diversi equilibri nei rapporti di potere all'interno degli schieramenti con interessi ben diversi". A questo, però, continua, si associa un ruolo spesso passivo dei lettori. "Siamo di fronte anche alla non percezione da parte dei cittadini della essenzialità di una libera informazione in questo paese".

Una crisi che cade in un periodo in cui "Internet, la rete e i social network non sono che occasioni di moltiplicazione dell'informazione". "Viviamo un paradosso clamoroso - spiega Butturini -. Nell'era dell'informazione e della moltiplicazione dei mezzi di comunicazione abbiamo la più grave crisi del mestiere giornalistico. Nel momento in cui potresti avere il massimo della rappresentatività sociale sei condannato ad essere quasi residuale". Per questo, spiega, è ancor più necessaria la professionalizzazione del giornalista. "È importante - ha concluso - il fatto che ci sia qualcuno che faccia una gerarchia delle notizie e che ti aiuta a comprendere, che svela le fonti e che ne determina la credibilità proprio in base alla professionalità. E questa è una grande sfida che temo che i giornalisti stiano sottovalutando. La formazione del giornalista, per questo, dovrebbe essere permanente".