Registro unione civili, Cattoi (Roma): ''Lavoriamo a un testo condiviso''

16ott2013
L'impegno dell'assessora capitolina alla Scuola, infanzia e pari opportunità: ''Insisto molto sull'uso del termine assessora e sto cercando di convincere le altre donne a usarlo in modo obbligatorio''

ROMA - Rendere obbligatorio l'uso del termine "assessora" e definire il registro per le unioni civili. Sono queste le due innovazioni in termini di pari opportunità su cui l'assessorato alla Scuola, infanzia e pari opportunità del Comune di Roma sta lavorando. Ad annunciarlo l'assessora Alessandra Cattoi, nel suo intervento di saluto al seminario "L'orgoglio e i pregiudizi", organizzato da Unar, dipartimento Pari opportunità e Redattore sociale, in corso di svolgimento oggi a Roma.

"Abbiamo deciso di accogliere questo seminario in una delle sale più prestigiose dei musei Capitolini  per sottolineare la dignità del tema. Per noi è molto importante dire che Roma è una città accogliente e friendly - sottolinea Cattoi -. Ho una formazione giornalistica e so quanto i media contribuiscano a mantenere i pregiudizi o a smantellarli, ma quello che si fa spesso non è voluto, bisogna avere cura e attenzione per le parole che vengono usate ed evitare i luoghi comui sulle  tematiche lgbt".

Per l'assessora è molto importante anche lavorare nella scuola dove c'è molto bisogno di formazione su questi temi. "Per ora non possiamo fare trasformazioni dirompenti ma quello che stiamo tentando di fare è inserire corsi per insegnati -aggiunge-.  Al comune di Roma stiamo lavorando anche sul linguaggio, come assessora alle Pari opportunità insisto molto sul termine  "assessora" e sto cercando di convincere le altre donne della Giunta a usare questo termine in modo obbligatorio. Stiamo lavorando anche a un testo per il registro delle unione civili. Siamo partiti da 4 proposte distinte, ogni gruppo ha poi ritirato la sua proposta e stiamo lavorando a un testo condiviso da tutto il gruppo di Roma capitale con l'adesione del Movimento cinque stelle". 

Anche Lazzaro Pappagallo, dell'associazione Stampa romana ha esortato i giornalisti a  non "banalizzare il linguaggio, a cadere nel richiamo dello stereotipo, che denuncia la  pigrizia di chi lo utilizza: nella stampa i gay esistono se c'è un omicidio o una rivendicazione di parte. Il metodo che va utilizzato, invece, è quello dell'attenzione, dell' ascolto e del racconto della realtà" (ec).