Sui giornali calano i toni allarmistici, l’immigrazione "approda alla normalità"

22dic2016

I dati e le analisi del quarto Rapporto della Carta di Roma. Nel 2016, 1622 notizie sulle prime pagine dei giornali, +10% rispetto al 2015. L’informazione sembra aver abbandonato i toni allarmistici (-20%) per giungere in alcuni casi alla comparsa di toni sarcastici e liquidatori nei confronti di migranti e rifugiati

 

ROMA – Il 2016 è ancora l’anno di migranti e profughi, anche per i media che riflettono i fenomeni sociali più rilevanti e che hanno fatto in Italia e in Europa dell’immigrazione un tema dominante.
Il 2016 è anche l’anno della “metabolizzazione” del fenomeno che è molto presente sulle prime pagine dei quotidiani o nelle agende dei notiziari, senza i picchi e i “record” di visibilità dell’anno precedente. Un fenomeno continuamente visibile e in 1 caso su 2 associato alla politica. Ed è proprio la politica la protagonista del racconto mediatico del fenomeno migratorio. Sono questi alcuni spunti di analisi contenuti in “Notizie oltre i muri”, il quarto Rapporto (2016) della Carta di Roma, presentato questa mattina nella capitale.

Un’informazione meno ansiogena, più strutturata. Forse, afferma il presidente dell’associazione Carta di Roma, Giovanni Maria Bellu, “l’immigrazione, attraverso la sua drammatica forza autonoma, si è imposta come tema centrale dell’agenda europea e, contemporaneamente, è cresciuto il numero dei professionisti che hanno deciso di approfondirlo”.
“Oltre i muri ci sono anche i confronti sulle questioni politiche, e le diverse visioni dell’accoglienza, su quelle culturali, e le difficoltà di integrazione e quelle umane, di soccorso e pietas. Oltre i muri ci sono anche le attese di coloro che aspettano per oltrepassare i confini, per attraversare il mare, per rientrare nelle ‘quote’, per ottenere lo status di rifugiato, per avere accesso a un centro di accoglienza, per andare verso Nord”, si afferma nel Rapporto.

Proprio in ragione della attualità del fenomeno migratorio, e del suo consolidamento nel dibattito pubblico, non solo i media tradizionali ma anche i social media funzionano da “cassa di risonanza” di eventi e situazioni. “Anzi, sono proprio i social network Facebook e Twitter ad apparire come più permeabili a manifestazioni di intolleranza. Proliferano, in alcuni casi, commenti apertamente odiosi e razzisti, che provocano reazioni sdegnate generando uno scontro ideologico dai toni aggressivi, linguaggi violenti e discorsi di odio”.
Il tema delle migrazioni si snoda lungo tutto il 2016; l’analisi svolta sulle prime pagine di 6 quotidiani italiani (Corriere della Sera, il Giornale, l’Avvenire, l’Unità, la Repubblica, la Stampa) da gennaio a ottobre evidenzia alcuni elementi. Eccoli.

I dati. Il fenomeno migratorio conferma la propria centralità: nel corso del 2016 le 1.622 notizie dedicate al tema dell’immigrazione e pubblicate sulle prime pagine dei giornali analizzati sono il 10% in più del 2015, anno che già aveva segnato un piccodi visibilità, 100 volte superiore rispetto al 2013.
“Questa significativa esposizione del fenomeno si accompagna a una continuità dell’attenzione al tema – si afferma -, come dimostrano i dati relativi alla visibilità del fenomeno per testata e per mese: sono solo 12 le giornate in cui non è presentealmeno un titolo/articolo sul tema in un quotidiano.

Rispetto al 2015 non vi sono eventi “topici” intorno ai quali si registrano picchi di visibilità, ma è presente un’attenzione costante su tutto il periodo: quasi 6 titoli/articoli al giorno (contro i 5 dell’anno scorso) e nel 63% dei casi collocati al centro della prima pagina.
È l’accoglienza (con il 34%)il tema attorno al quale ruota la maggior parte della comunicazione sull’immigrazione, in calo, però, di oltre 20 punti rispetto al 2015. Sono più visibili, invece rispetto al 2015, i racconti dei viaggi(seconda voce dell’agenda con il 24%): muri e frontiere da un lato, sbarchi e naufragi dall’altro.
Si registra poi un significativo incrementodelle questioni sociali e culturali (al 21%, 3 volte in più rispetto al 2015): “diffusione di istanze razziste e xenofobe, racconti sulla (in)capacità di accogliere, sulle differenze culturali, identitarie e religiose – si evidenzia -, diventano occasione per riflettere sulla compatibilità di abitudini e stili di vita ‘loro’ diversi dai ‘nostri’”.

Criminalità e terrorismo registrano un lieve aumento rispetto al 2015 con due punti percentuali in più ma con alcune differenze nei contenuti: “se, da un lato, si continua a raccontare del rischio di cellule jihadiste presenti sul territorio o ‘in arrivo sui barconi’, dall’altro, nella dimensione della cronaca nera, ci sono i migranti/rifugiati autori ma anche – e in modo significativo – vittime di reato”.

Si registra un calo significativo dei toni allarmistici, di quasi 20 punti rispetto all’anno precedente (27% contro il 46%), in ragione dell’ampia visibilità che hanno avuto le dimensioni della politica e della gestione europea e nazionale dell’accoglienza. Permangono però alcune aree ansiogene legate alla criminalità e al terrorismo “e si delinea una nuova matrice di insicurezza di tipo sociale che suggerisce un’inconciliabilità tra le ‘loro’ e le ‘nostre’ abitudini, rispetto alla cultura, alla religione, alla gestione degli spazi pubblici”. 

Dall’allarme al sarcasmo. Si rileva la comparsa di toni sarcastici e liquidatorinei confronti di migranti e rifugiati. “Si tratta – rileva il rapporto - di toni che vengono utilizzati da un’unica testata – il Giornale – ma che segnalano quanto la gestione del fenomeno migratorio sia diventata terreno di scontro politico. È una comunicazione di confronto politico e istituzionale, a livello europeo, nazionale e perfino locale, sullo sfondo di immagini e racconti da campi profughi, tensioni sociali e resistenze all’accoglienza”.
E’, infine, una comunicazione di attesa: per oltrepassare i confini, per attraversare il mare, per rientrare nelle “quote”, per ottenere lo status di rifugiato, per avere accesso a un centro di accoglienza, per andare verso Nord. “Ed è un’attesa in cui scompaiono modi alternativi per raggiungere l’Europa (la questione dei corridoi umanitari è presente in 12 articoli) e modi di vivere in Europa una volta che si è usciti dai centri temporanei di permanenza”.