VII Redattore Sociale 1-3 dicembre 2000

Corre la lepre...

Workshop - La normalità patologica: Dalla schedina al gioco d'azzardo, dall'aperitivo all'alcolismo, dalla dieta all'anoressia

Relazione di Mauro Croce

 

Mauro Croce - psicologo, opera nel Ser.T. di Verbania*

Il gioco d'azzardo e le casse dello Stato

Il gioco d'azzardo, può essere visto da diversi punti, io faccio lo psicologo e mi occupo di gioco d'azzardo da tantissimi anni, prevalentemente e certamente perché sono vulnerabile, cioè perché è un qualcosa che mi prende, mi affascina. Incontro moltissimi giocatori d'azzardo, sono affascinato dalla loro storia, quanto poi li guarisca non lo so, ma quanto meno mi piace ragionare, anche con la presunzione di poter aiutare un po' di queste persone. Il gioco d'azzardo e questo è un dato di fondo, è un grandissimo business, credo di non dire nulla di nuovo.
Circa l'evoluzione del gioco d'azzardo in Italia, la crescita è costante. La spesa del gioco d'azzardo è in continua evoluzione.

Nel 1999 si dice che siano stati giocati 36 mila miliardi, ma è già un azzardo

Il Censis ne prevede 45 mila per quest'anno. Questo è il gioco ufficiale, Lotto, Superenalotto, lotterie, cavalli, ecc., di cui la maggior parte è costituita dal Lotto. Sono esclusi i video poker ed è escluso il gioco clandestino, il gioco illegale che la Commissione Antiusura stima essere di 18 mila miliardi circa. La spesa media di una famiglia italiana nel 1999 era di circa un milione e 800 mila lire all'anno in giochi d'azzardo ufficiali. Sono dati che indicano certamente un grande consumo da parte degli italiani: siamo tra i primi nel mondo sul gioco d'azzardo, gli australiani sono primi in assoluto. L'Italia è un mercato assolutamente positivo e interessante dal punto di vista imprenditoriale.

Il gioco d'azzardo è un business, Cavour diceva che è la tassa degli stupidi, una forma di tassazione tra le più gradite perché gran parte degli introiti vanno al Ministero delle Finanze attraverso i singoli gestori, Lottomatica, SISA, SNAI, Monopoli di Stato e così via. Parimenti all'aspetto positivo degli introiti nelle casse dello Stato e della assolutamente sostanziale innocuità sul piano generale, si stima che l'80/90% della popolazione adulta giochi d'azzardo. Intendo per gioco d'azzardo anche la semplice schedina, è chiaro che sostanzialmente per la maggior parte di queste persone, tutti noi in ultima analisi, sia un'attività assolutamente tranquilla, serena, che non costituisce problema da nessun punto di vista. C'è però un'altra faccia della realtà: al di là dei moniti di ordine etico e morale, la preoccupazione grande è quella relativa alle persone che si fanno male col gioco d'azzardo. Esiste una quota di persone, per le quali diventa un problema grossissimo.

I costi sociali del gioco d'azzardo

I costi legati al gioco d'azzardo sono i danni al singolo soggetto, la minore produttività viene segnalata dagli studi, soprattutto viene segnalato il giro di denaro che va alle organizzazioni criminali, aumentando il riciclaggio o l'usura. Fuori dai casinò vi sono persone che prestano soldi a tassi incredibili. C'è un giro molto grosso su questo riciclaggio di denaro e sulle persone che vengono coinvolte dallo "strozzinaggio". Ci sono danni al sistema familiare del soggetto, così come per l'alcoolista. Nelle case dei figli dei giocatori d'azzardo c'è sempre il telefono che squilla, c'è sempre il papà nervoso, che sparisce delle notti intere, mancano i soldi per comprare una serie di cose, poi il papà ritorna euforico dicendo "adesso andiamo in vacanza bambini", ma il giorno dopo non c'è più.
C'è la vergogna dei figli. Certi giorni non si mangia in casa di certi giocatori d'azzardo, altri giorni si mangia l'aragosta.

Esistono studi di tipo criminologico che segnalano l'evidente e comprensibile attitudine da parte del giocatore d'azzardo a compiere reati, quali falsificazione, furto, frode ecc.

C'è la corruzione del super io, queste persone non sono ladri, si giustificano, dicono che questo è un momento di sfortuna, ma che si rifaranno. Persone che hanno certi incarichi, ad esempio bancari, che dicono "li prendo questa sera, domani li riporto ecc.", ma non riescono a riportarli, vanno dallo strozzino, che gli presta qualcosa, riesce a coprire quel giorno lì, ma il giorno dopo.
C'è questa attitudine a compiere reati e a entrare nei giri del mercato nero, della malavita, che spesso studia i giocatori d'azzardo rispetto a certi ruoli che occupano nella società, certi ruoli professionali. Per quanto riguarda invece i problemi legati al soggetto, non solo di questa natura sociale, sono segnalati periodi sempre più frequenti di forte depressione nei giocatori d'azzardo, tentativi di suicidio, nervosismo, paura, difficoltà di memoria, di concentrazione, disordini intestinali. La sindrome legata allo stress rappresenta problemi di questo genere, sogni ricorrenti, incubi tremendi: la grande vincita, sbancare quel "cavolo di casinò".
La cosa curiosa è che è stata riscontrata anche un sindrome d'astinenza da gioco d'azzardo. Riscontrata da uno studioso che nell'82, curava i giocatori d'azzardo ospedalizzandoli e notava come queste persone private di gioco presentassero dolori addominali, tremori, mal di testa, diarrea, sudori freddi ed incubi, sintomi molto simili all'astinenza da eroina.
Abbiamo una tossicodipendenza, una dipendenza senza tossico che, guarda caso, mancando questa variabile, crea gli stessi problemi anche di ordine fisico. Due diverse realtà: una di svago, di divertimento, di socializzazione, l'altra di sofferenza, emarginazione. Il che apre molti problemi anche sul piano delle politiche, c'è la libertà dell'individuo, la libertà del mercato e i danni legati a questo problema.

L'identikit del giocatore d'azzardo

Non ci sono studi precisi su quanti sono i giocatori patologici in Italia.
Dico giocatori patologici perché molti convengono su questa definizione, che in realtà non tutti condividono. Io non la amo perché molto medica, di fatto però la si assume perché riconosciuta dai vari studiosi nella letteratura e data al DSM IV che è il manuale che dovrebbe descrivere tutti i disturbi psichiatrici esistenti sulla faccia della Terra. Nell'80 è entrato a far parte del DSM anche il giocatore d'azzardo, descritto in 10 punti.

Viene definita "giocatore d'azzardo" la persona che ha almeno cinque di questi punti:

1) E' eccessivamente: assorbito dal gioco d'azzardo; assorbito nel rivivere esperienze passate di gioco d'azzardo; nel pesare di programmare la successiva avventura o nel pensare ai modi per procurarsi denaro con cui giocare.

2) Ha bisogno di giocare d'azzardo con quantità crescenti di denaro, per raggiungere l'eccitazione desiderata.

3) Ha ripetutamente tentato senza successo di controllare, ridurre o interrompere il gioco d'azzardo.

4) E' irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d'azzardo.

5) Gioca d'azzardo per sfuggire ai problemi o per alleviare un umore disforico, cioè, sentimenti di impotenza, di colpa, ansia o depressione.

6) Dopo aver perso a un gioco spesso torna a un altro gioco per giocare ancora.

7) Mente ai membri della famiglia, al terapeuta o ad altri per occultare l'entità del proprio coinvolgimento nel gioco d'azzardo.

8) Ha commesso azioni illegali come falsificazione frode, furto o appropriazione indebita per finanziare il gioco d'azzardo.

9) Ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa, il lavoro oppure opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d'azzardo.

10) Fa affidamento su altri per reperire il denaro per alleviare una situazione finanziaria disperata causata dal gioco d'azzardo.

Bastano cinque di questi punti per rientrare nella categoria definita e riconosciuta al livello mondiale dagli psichiatri come giocatore d'azzardo patologico. In Italia non abbiamo studi sull'impatto sociale del gioco d'azzardo, possiamo solo rifarci agli studi americani.

I vari tipi di gioco, dall'abilità alla fortuna

Per gioco d'azzardo si intende qualsiasi gioco, il cui esito finale sia dato dalla fortuna. Questo è il nodo fondamentale, la chiave. Un gioco tipicamente di abilità non è un gioco d'azzardo, per essere d'azzardo deve esserci la componente della fortuna. Un sociologo francese che ha studiato i giochi fa questa distinzione, noi esseri umani abbiamo quattro tipi di giochi che amiamo: giochi di Agon, giochi di agonismo, per cui la vincita è data dalla mia preparazione e si sfida di solito un altro, un altro che può essere diretto, che può essere una squadra o che può essere un record e si vince sulla base della preparazione: non mi appello alla fortuna ma a me stesso, questi sono i giochi di Agon. Vi sono poi giochi di mimiche che sono quelli del travestimento, che amiamo da bambini ma anche da adulti. I giochi di Vertigo nei quali il piacere viene dato da una sensazione di vertigine, di perdita, sospensione, le montagne russe, il jumping. Poi ci sono i giochi di Alea quelli d'azzardo, giochi nei quali la vincita viene data dalla fortuna. Possono prevedere certamente un po' di Agon e qualcosa delle altre componenti, ma ciò che li distingue dagli altri giochi è l'Alea, il fatto che la persona si appella alla fortuna, sfida il destino. Le persone rispetto ai loro problemi, alle loro sfide, si appellano alla fortuna e non alla propria capacità, questo è un dato abbastanza interessante sul quale si potrebbe ragionare molto. Certamente il gioco d'azzardo sta avendo un'evoluzione fondamentale. In passato ha svolto moltissime funzioni di socializzazione che continua a svolgere anche oggi. Ci sono studi che sulla funzione sociale del gioco d'azzardo che sarebbe ben lungi dall'essere disfunzionale come taluni dicono, anzi è molto funzionale. Contiene frustrazioni per alcuni, per altri funge da antidepressivo.

Dalla sala corse al video poker

Abbiamo fatto uno studio nelle sale della SNAI con la Cooperativa A 77 di Milano i cui ricercatori si sono "travestiti" da giocatori e hanno imparato a giocare. La cosa mi ha creato qualche problema etico, perché di solito chi è molto interessato al gioco d'azzardo è in qualche modo attratto da esso. I ricercatori sono andati nelle sale della SNAI e io mi occupavo della supervisione. Quello che hanno notato in queste sale è che indubbiamente fungevano da centri sociali molto riusciti. Alla sala corsa della SNAI, c'è una categoria di anziani che può uscire perdendo 20 mila lire, può uscire il giorno dopo, vincendone 20, ma passano la giornata a discutere di cavalli; non vi sono sedie, si fuma in continuazione. C'è la categoria degli sciacalli che sono spesso extracomunitari, raccolgono vincite non riscosse, qualcuno si arrabbia. C'è un'evoluzione del gioco d'azzardo, da fenomeno comunque sociale, sta diventando un fenomeno prettamente asociale, questa è la novità introdotta. Il preludio sono stati l'avvento dei video poker nei bar, cioè l'introduzione delle tecnologie nel gioco d'azzardo. Non si gioca più tra amici, tra i miei clienti ci sono dei pensionati che giocavano a scopa o briscola, si pagavano il caffè e passavano il pomeriggio: giocatori problematici se volete, secondo le definizioni degli americani, non patologici ma problematici, che non si sono rovinati, fanno ramino pokerato, questi giochi qui, ma comunque con interazione a somma zero. Se il preludio è stato il video poker, il futuro sarà Internet: esistono più di 500 casinò noti, on line, che creano problemi di natura fiscale incredibili, di monitoraggio, di riciclaggio, non ci sono più i luoghi deputati al gioco d'azzardo, il Casinò ad alta soglia di accesso. Si dà la carta d'identità, si entra, si è riconosciuti, si devono rispettare certe regole, certe procedure. Con Internet, non c'è più la barriera psicologica del denaro, quella che ti fa tirare fuori il portafoglio e vedere che non c'è più una lira. Fra i giocatori di video poker c'è uno che tiene la macchina perché è calda e l'altro che va al Bancomat più vicino a prendere i soldi, cioè non ha più soldi e corre al Bancomat, e l'altro tiene la macchina, perché nessuno possa arrivarci. Il video poker, è stato il preludio, nel senso che c'è un'interazione tra uomo e macchina e in un luogo che prima non era un luogo di gioco d'azzardo.

Anche il gioco va su Internet

Con la telefonia cellulare si potrà giocare d'azzardo: potrà farlo quindi qualsiasi persona da sola in ogni luogo con un portatile. Non più un gioco socializzato, ma a grandissima diffusione, in ogni luogo praticamente e da solo. La funzione del gruppo è stata spiegata da diversi studi, secondo certe fasi del giocatore: il gruppo è quello che ti spinge a giocare, ma sembrerebbe anche che funzioni un po' da controllo rispetto a certe derive della persona. Non ci sarà più la mediazione del gruppo. Il giocatore d'azzardo che vedo è uno sfigato, il nostro vicino di casa, che si perde uno stipendio guadagnato faticosamente alla Fiat: un operaio della Fiat che seguivo faceva i turni di notte per guadagnare di più, arrivava a casa alle 6 e guardava il bar sotto casa che alle 7 e mezza apriva proprio per ricominciare a giocare al video poker. Questo è il giocatore d'azzardo di oggi. E' simile all'anoressia: l'anoressia non è più la principessa Sissi o le sante anoressiche, è la ragazzina compagna di classe della tua cuginetta, se non la tua cuginetta. Ecco perché "Normalità patologica", perché sono estremamente diffuse queste forme estremamente egodistoniche. Il soggetto non si rende neanche conto di quello che fa. Le donne sono, negli Stati all'estero, segnalate come grosse giocatrici di Slot machine ma indubbiamente il giocatore d'azzardo è di genere maschile, gli psicoanalisti su questo si sono molto prodigati: la fortuna è femmina, quindi il giocatore d'azzardo giocherebbe per cercare il contatto, l'amore, la sfida, l'occhio da parte della fortuna. Nella simbologia, il gioco d'azzardo è prevalentemente maschile. I bar in Italia sono maschili, mentre si vede facilmente l'uomo bere al bar, la donna beve l'amaro Montenegro, a casa nascosta.

Il gioco: da fenomeno d'élite a fenomeno di massa

Il giocatore segue cinque fasi:

- la fase della vincita;
- la fase della perdita;
- la fase critica;
- la fase della disperazione;
- la fase della ricostruzione.

La fase della vincita è la fase nella quale una persona comincia a giocare, vince, vede nel gioco una funzione positiva, si diverte, ha l'impressione di smettere quando vuole. La fase della perdita invece è successiva a questa fase ed è la fase nella quale il giocatore diventa sempre più solitario. Rincorre la perdita, perché vi sono giochi che hanno più facilità di creare dipendenza ed escalation, sono i giochi nei quali c'è facilità di rincorrere la perdita. Perdo 10 mila lire ma posso rifarmi subito. Rincorrere la perdita distingue questo tipo di giocatore. Gli studi americani e canadesi dicono che per fare un giocatore in questa fase, devono passare 3/5 anni, la fase della vincita è una fase che ha momenti alterni, per due o tre mesi smette, poi ricomincia, è una fase proprio di innamoramento, di luna di miele che si gode un po' tranquillamente. La realtà italiana almeno quella che registro io, è di persone che da 6 mesi arrivano alla fase della disperazione perché il video poker indubbiamente ha introdotto delle variabili. Prima le tossicodipendenze così come l'anoressia, così come il gioco, erano fenomeni che appartenevano all'élite, l'uso di sostanze quanto meno apparteneva a mondi particolari, a grandissimi personaggi, di un'altra classe sociale, non a noi, ai nostri vicini, ai nostri parenti. Adesso diventano sempre più di massa, sempre più diffusi. L'immissione nel mercato del video poker è stata l'immissione di una "sostanza" di difficilissimo controllo non culturale.

Il pensiero magico

Si cercano i giochi di Alea anche perché c'è una ricerca di senso, di destino, interrogo gli astri in un certo senso e vedo se sarò fortunato. La scienza ci ha illuso di risolvere tantissime cose e tantissime le ha anche risolte, ma per quanto concerne il senso della vita, le persone si appellano al pensiero magico, lancio le monete o vado dall'astrologo. Chiunque di noi, nell'arco della propria vita, quando deve assumere una decisione importante, quando deve sottoporsi a un esame, qualsiasi esso sia, spesso si rivolge a un pensiero magico, regressivo, superstizioso. Questo, quando scatta nel giocatore d'azzardo: "E' la fine perché più si pensa più soffro, più mi faccio del male, più soffrirò e più la dea bendata, la mamma, l'amante, un giorno, mi capirà, mi accoglierà e mi ripagherà. Io lo so che mi ripagherà, lo so, ho perso tanto."

Intervento

(.) Sono stato 4 giorni a Sanremo, sono stato tentato di entrare in un casinò giusto per vedere come era fatto, ma non ne ho avuto il coraggio. Ho trovato delle storie che mi hanno fatto pensare molto, come quelle dei "pendolari del rosso e nero". Mi hanno raccontato che ci sono decine di persone, vecchine, pensionati, che fanno due ore di treno o di pullman, partono la mattina, giocano sul rosso e sul nero tutta la giornata, fanno 400, 550 mila lire (questo ogni due o tre giorni) poi tornano a casa. C'è qualcuno che arriva pure a 800 mila lire. I pendolari di Sanremo come li classifichiamo in questa vicenda?

Mauro Croce

Indipendenza/dipendenza

Il gioco è un'attività straordinariamente seria per il giocatore, non c'è ironia è un'attività molto seria, con alcune regole fra cui quella che i debiti di gioco vanno pagati. Sono debiti di onore, non ci sono avvocati, contratti, cose di questo genere, ma codici tipo la stretta di mano. Questa caratteristica appartiene al vecchio giocatore, non appartiene alla cultura del giocatore da video poker. I pendolari che vanno col biglietto andata e ritorno, o in macchina con il pieno di benzina, credo vengano classificati, prendendo una tra le varie ipotesi che individua i giocatori sociali cioè chiunque gioca ogni tanto; i giocatori patologici e i giocatori problematici, fra i "giocatori problematici" (più una definizione morale che psichiatrica) che non fanno danno a nessuno, ma riempiono la loro vita. Il problema è che per qualcuno di loro potrebbe diventare ossessivo: preparano la giornata, fanno i calcoli, così facendo riempiono i pezzi vuoti della loro vita. Non sappiamo se il giocatore problematico sia un preludio come alcuni dicono al giocatore patologico, per cui si è solo in una fase di passaggio, oppure sia una fase statica. La mia esperienza mi ha fatto vedere tanti giocatori problematici che non sono diventati patologici, esiste questa quota di persone "tranquille" e serene. C'è chi sostiene che "esiste una forma di riduzione del danno nel gioco d'azzardo" che può essere quella di aiutare i giocatori a passare dai giochi a più alta addition a giochi a minore addition. Ci sono fenomeni migratori, per cui il giocatore a un certo punto deve prestare tutta la notte a un tavolo verde, spesso assume un po' di cocaina, poi rischia di diventare cocainomane. Molti eroinomani che anche non sono più eroinomani sono diventati giocatori d'azzardo: sono delle auto medicazioni che il soggetto si fa. D'altra parte "per resistere a una tentazione bisogna trovarne un'altra". C'è un incrocio straordinario tra dipendenza e rischio. Queste sono le nuove patologie, compresa l'anoressia, compreso l'alcoolismo. La psichiatria, la psicanalisi sono nate nell'isteria, che era la repressione sessuale. Adesso invece, se voi notate gli studi e le ricerche, sono legati a questi due elementi: la dipendenza e il passaggio all'azione, le due nuove frontiere. Andiamo tutti verso fenomeni di dipendenza: da Internet agli acquisti compulsivi. Dipendenza nel senso che una persona non può fare a meno di acquistare, arriva a casa e dice "Che cavolo me ne faccio di questa roba qui?" è un bisogno compulsivo. Da una parte il mito dell'indipendenza, dell'autonomia e dall'altra le persone diventano sempre più dipendenti. Quindi una volta era l'isteria, la repressione sessuale, oggi la depressione a cui queste forme sono sempre legate.

Verso strategie di aiuto ai giocatori

Il discorso delle terapie di riduzione del danno è un discorso generale, non solo clinico, terapeutico: bisognerebbe ragionare sulla riduzione del danno, perché non è possibile una politica proibizionista rispetto al gioco d'azzardo e non è possibile una politica solo liberista come quella di adesso, perché è il mercato che detta le regole per cui ci sono i video poker in ogni luogo, privi di regole. Stanno aggirando facendo diventare i giochi di Alea, in giochi di Agon. L'oggetto non è il denaro, ma simbolicamente il denaro è quello che fa da tramite. La riduzione del danno passa attraverso la tecnologia, quindi ci sono video poker fatti in un certo modo. In Olanda hanno studiato i video poker, le lucine dei video poker, il modo con il quale risponde, la latenza con quanto gioca. Credo debbano esserci luoghi deputati nei quali giocare e delle possibilità stampate sui video poker, come per i fumatori che sul pacchetto si vedono la scritta: "guarda che il fumo ti fa venire il cancro". Se nell'attimo della crisi ci fosse un numero verde per i giocatori, una rete di aiuto sarebbe utile. Mi chiamano persone da tutta Italia che non sanno dove andare, perché molti non si sentono presi sul serio da queste cose, molti si rivolgono ai Servizi psichiatrici e si sentono rispondere: "noi ci occupiamo di matti, mica di voi.". C'è una profonda vergogna rispetto a questa che non è una malattia per cui dici "dottore, guardi m'è venuta questa roba qua" è una cosa assurda. Limitare le soglie d'accesso al gioco, non dico proibirlo, ma limitarne le soglie d'accesso in luoghi deputati con dei controlli e favorire le soglie d'accesso all'aiuto al confronto è fondamentale.

Le esperienze sono tante. In Italia, si sono costituiti i "giocatori anonimi" un'associazione di auto aiuto tra persone basata sul principio degli alcoolisti anonimi, non a scopo di lucro, gestita dalle persone stesse. Sono assolutamente ostili a forme di limitazione del gioco, come i grandi dipendenti, fumatori etc. credono che o si è astinenti o si è nel baratro, non esiste una via intermedia. Sono ostili, alla politica di riduzione del danno tanto per intenderci, "o giochi o non giochi". Questa è la loro posizione, l'associazione è nata a Milano, in una parrocchia della Santissima Annunziata. Poi esistono i trattamenti più tradizionali, quelli psicologici. La psicoterapia sui giocatori deve essere una cosa particolare, bisogna parlare il "giochese". Esistono trattamenti farmacologici che sono stati proposti per i giocatori d'azzardo che non amo particolarmente, uno studio condotto su un farmaco usato per altre cose non funzionava è stato riciclato per il gioco d'azzardo, studi dicono che in 7 casi su 10 funzionerebbe, però senza un placebo di controllo.

Nella fase acuta i farmaci possono dare una mano, il problema è quando pretendono di risolvere il problema del giocatore d'azzardo, tentando di spiegare biologicamente perché tizio gioca d'azzardo e io no. I geni di una persona sono importanti ma per uscirne credo sia importante capire la loro storia, il senso di quello che stanno facendo ecc. se è vero che in certi casi i farmaci, sono importanti ho dei dubbi invece sul fatto che siano loro a rispondere alle domande sull'esistenza.

Intervento

(.) Il vizio del gioco d'azzardo, una volta soltanto dell'elite è diventato oggi un fenomeno di massa. Riguardo tutto ciò che è fenomeno di massa noi giornalisti siamo corresponsabili? Fino a quanta colpa possiamo addebitarci?.

Mauro Croce

Aprire nuovi casinò

Perché si fanno crociate contro il video poker e si enfatizza il gioco del lotto?

Questo apre un nodo sulle politiche inerenti il gioco d'azzardo. Una parte di popolazione dice: "si demonizza il video poker, perché non è gestito dallo Stato. L'imprenditoria privata viene demonizzata dallo Stato. Dov'è l'assurdità? Lo Stato guadagna dalle sue lotterie, con lo stesso meccanismo che è poi quello del gioco d'azzardo, del video poker, "condanna noi e si autoassolve, perché portiamo via i suoi denari". Questo è vero ma in parte. Effettivamente il video poker ha delle caratteristiche che gli altri giochi non hanno, ad esempio pensavo che il Gratta & vinci fosse un gioco ad alta addiction, perché ci si può rifare subito poi ho visto studi presentati in Polonia, che dicono che il biglietto generalmente si prende dopo il caffè e la cosa finisce lì, pertanto un fenomeno a bassa addiction. Dobbiamo cominciare a parlarne così come parliamo di droghe: l'eroina sappiamo che è diversa dalla marijuana e non parliamo di drogati, ma di tossicomani da una o dall'altra o da polisostanze, altrettanto si deve dire per il gioco d'azzardo. Un conto è il giocatore di roulette, un altro quello di video poker, un altro conto ancora quello di Lotto. In Italia ci sono "solo" 4 casinò, in Francia ce ne sono 150. In Polonia dall'89 ad oggi hanno creato 33 casinò. Il Superenalotto è un gioco di riversamento, il Lotto a quota fissa. Dove sta la differenza? Riversamento significa: vinco tanto, mi tengo la mia parte e ti do tanto. Siete in uno o siete in mille, vi dividete questa torta. I giochi della Sisal sono tutti così, anche il Totocalcio. Mentre il Lotto è un gioco a quota fissa che indipendentemente da quanti giocano, indipendentemente da quanti hanno vinto, indipendentemente da tutta una serie di cose, ti dà la possibilità di sapere quanto vincerai precisamente. Il secondo gioco pare sia a più alta addiction del primo, perché posso prevedere la quota della vincita e se aumento vincerò di più. Ricordo che è nella psicologia del giocatore affidarsi assolutamente al caso. Ci sono giocatori che hanno patologie da Lotto e da Superenalotto, ma un conto è vederli così, un altro conto è pensare ai ragionamenti che fa il giocatore attorno a questi giochi. Il video poker è un gioco ad alta addiction che deve essere regolamentato. La legge svizzera sull'istituzione dei nuovi casinò dice che una quota dei fondi andranno a favore dei giocatori che avranno problemi e che i casinò sono soggetti a dei controlli sull'impatto sociale che potrebbero rimodificarne la collocazione o meno. Qui in Italia abbiamo posizioni morali: giusto e sbagliato, sbagliato e giusto.

Credo che i casinò si stiano criminalizzando un po' troppo, non vorrei essere visto come uno favorevole ai casinò, sia ben chiaro, però il casinò ha certamente soglie di accesso diverse. Si entra, si paga, c'è un controllo. Esistono forme di diffida nei casinò ad esempio, si auto ed etero diffidano: esistono tanti casi particolari in casinò stranieri che hanno meccanismi di controllo di riduzione dei danni dei giocatori, perché sono sotto il controllo dello Stato, non perché siano delle anime buone, dicono: "preferiamo controllare il gioco patologico, perché rischierebbe questo di affibbiare un'immagine sporca rispetto ad un'attività prevalentemente di svago....". I casinò dovrebbero essere in rete fra loro.

Il rischio fa bene alla vita

Tutto è azzardo nella nostra vita, la ricerca di rischio è assolutamente funzionale ed utile e la nostra vita è contrassegnata dalla ricerca di rischio. Il problema è questo, il rischio è produttore di significato, restituisce sapore a tutta una serie di cose. Se non ci assumessimo dei rischi correremo certamente il rischio di non crescere, di non confrontarci, di non creare anticorpi. Il problema nasce quando il rischio non è più un mezzo per raggiungere un fine, ma diventa esso stesso il fine. Il gioco d'azzardo rispetto a certe cose è molto funzionale, ma lo è perché risponde a diversi problemi di socializzazione. La tombola, la schedina; ci sono anziani che vanno al bar, discutono, fanno la schedina aziendale: è assolutamente un'attività funzionale, pulita, sana, anche poter sognare un attimo di vincere alla lotteria. Trovarsi a dire: "se vincessi una casa a New York!" è' la possibilità di sognare. I  sogni pertanto sono anche funzionali a mantenere le persone tranquille. Stiamo parlando naturalmente di gioco d'azzardo non problematico.

Come e in che modo si passa dal gioco d'azzardo non problematico al gioco d'azzardo patologico? Attraverso ad esempio la disponibilità dei giochi. Trovare in tutti i luoghi il video poker favorisce maggiormente la possibilità che ci siano giocatori patologici. La familiarità è l'altro elemento che compare, il fatto cioè di avere avuto in famiglia dei giocatori d'azzardo. I precoci inizi col gioco d'azzardo, sembrano rappresentare dei fattori predisponenti. Quindi riassumendo: disponibilità dei giochi ad alta addiction; familiarità e inizio in età precoce. Altri evidenziano una presenza di problematiche legate alla sfera affettiva, depressione e cose di questo genere. Il gioco diventa contenitivo e risponde a tutta una serie di cose: dare emozioni, surrogare il desiderio di avventura; vivere una vita diversa, sfide, coraggio, sicurezza, passione. Cose di questo genere, contrapposte a una vita squallida di fallimento sociale. I cinesi, gli asiatici in generale sono dei grandi giocatori d'azzardo, il Corano lo esclude in maniera categorica, ma fuori dalle acque territoriali vi sono dei casinò. Gli ebrei sono forti giocatori d'azzardo, gli indiani, in generale i popoli asiatici, i russi, sono più giocatori, ogni cultura ha i suoi riti, i suoi giochi simbolici di ritualizzazione. A Natale c'è la lotteria, la scopa tra amici e cose di questo genere, quando si infila un nuovo gioco in una cultura, scattano cose pesanti. Quando studiavo i giocatori, avevo messo i giocatori in connessione al rischio, adesso le persone che vedo rischiano poco, mantengono delle esistenze da "uomo senza qualità" di Musil, mettono invece vita e passione tutte nel gioco. Sono persone che non si assumono rischi, non azzardano nella vita ma nel gioco.

Il gioco, la famiglia e la coppia

Il trattamento ai giocatori prevede, in alcune esperienze singolari, il passaggio a giochi ad alta addiction. Dipende molto dalla diagnosi del giocatore, anche dai nostri concetti rispetto allo stesso. Non c'è una scuola di formazione sulla cura dei giocatori d'azzardo in Italia. Basterebbe poco, fare un minimo di formazione. Noi abbiamo fondato un'associazione che si chiama "Alea" ha anche un sito Internet, siamo interessati a metterci insieme a studiare questo fenomeno. Indubbiamente è uno squilibrio che investe il sistema, non c'è dubbio. Li vedo individualmente o come coppia o gruppo o come famiglia, più come coppia, perché c'è il problema della codipendenza. Ci sono fenomeni di ipercontrollo, lassismo, speranza.

Il workshop è stato coordinato da:

Mimmo Tartaglia  - Inviato del TG1


* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.