I Redattore Sociale Trento 12 marzo 1999

Redattore Sociale

Presentazione del Cnca e del convegno

Intervento di Dario Fortin

 

Dario Fortin, coordinatore Cnca Trentino Alto Adige; coordinatore generale della Cooperativa Sociale Villa S. Ignazio di Trento*

Ringraziamo don Dante Clauser. Voi lo conoscete tutti quale fondatore ed animatore del "Punto d'Incontro" di Trento, ma forse non sapete che è stato uno dei fondatori del Cnca, e quindi ha avuto un ruolo fondamentale in questo gruppo che inizialmente era costituito da una cinquantina dei cosiddetti "preti di strada", che si sono messi insieme e hanno, alla fine degli anni '70 e poi formalmente nell"82, dato vita a questo Coordinamento nazionale. Grazie ancora don Dante. Mi presento: sono Dario Fortin e ho il piacere di essere il coordinatore regionale del Cnca per il Trentino Alto Adige, anche se il mio principale impegno da una decina d'anni è a Villa S. Ignazio. Ringrazio tutti voi per la presenza: siamo oltre 100 persone, circa 120 partecipanti. Sono rappresentate quasi tutte le testate radiotelevisive e giornalistiche del Trentino Alto Adige, sicuramente le più importanti, con più di un giornalista, e sono presenti naturalmente le 30 associazioni che hanno aderito a questa iniziativa dandone diffusione. Sono 30 associazioni impegnate nel mondo del sociale. Ringrazio inoltre le 8 associazioni aderenti al Cnca, "titolari" dell'organizzazione di questa giornata: l'associazione AMA, Auto Mutuo Aiuto di Trento; l'Associazione Provinciale per i Problemi dei Minori di Trento; il Gruppo 78-movimento della Comunità di Capodarco di Volano; la Cooperativa di Solidarietà Sociale La Rete di Trento; l'Associazione La Strada der Weg con sede a Bolzano; la Cooperativa di Solidarietà Sociale Progetto '92 di Trento; la Cooperativa di Solidarietà Sociale Punto d'Incontro di Trento e la Cooperativa di Solidarietà Sociale Villa S. Ignazio di Trento. Questi sono gli enti che insieme hanno organizzato questa giornata.
Il ringraziamento va anche a chi ha dato il suo patrocinio e sostegno economico: il Comune di Trento e la Provincia Autonoma di Trento. Grazie anche a tutti i volontari oggi qui impegnati nel servizio di segreteria e di organizzazione dei materiali.
Ringrazio anche gli enti che hanno cooperato alla nascita di "Redattore sociale": l'Ordine nazionale dei Giornalisti, l'Ordine regionale dei giornalisti del Trentino Alto Adige, la Federazione della Stampa Italiana e l'Unione Sindacale Giornalisti RAI, che è l'USIGRAI. Dobbiamo ringraziare chi ha lavorato sul versante tecnico con noi, cioè il gruppo per l'Accoglienza del Comune di Trento e il Gruppo Tecnico per l'Affido della Provincia Autonoma di Trento, che ci hanno aiutato nella fase di preparazione.
Desidero inoltre citare e ringraziare l'Università di Trento e Piergiorgio Rauzi, che supplisce a Renato Porro nella docenza del corso "Teorie e tecniche della comunicazione sociale". Al gruppo di studenti che in questo momento dovevano aver lezione di tale materia il prof. Rauzi ha detto: "La lezione andate a farla alla conferenza per Redattore Sociale". Quindi grazie anche a loro e agli studenti delle Scuole per Educatori Professionali e per Assistenti Sociali qui presenti.
Ultimi ringraziamenti di dovere: ci è arrivata una lettera dal commendatore Sergio Casagranda, neoeletto Consigliere provinciale, ed anche dal Sindaco di Levico Terme, Loredana Fontana, che ci incoraggiano ma che non hanno potuto venire.
La mattinata, come avete visto dal pieghevole, proseguirà con la mia presentazione dell'esperienza del Cnca, poi passerò la parola a Stefano Trasatti, della segreteria nazionale del Cnca, che proporrà la relazione principale della giornata. Quindi lasceremo la parola ai direttori di testata e/o ai delegati delle testate locali e ai responsabili delle associazioni che vorranno intervenire con una breve reazione. Seguirà una pausa. Successivamente ci sarà la relazione di Vittorio Cristelli, che tratterà la parte più etica sulla privacy per i soggetti deboli. Alla fine apriremo il dibattito.

La reciprocità di Redattore Sociale

Volevo parlarvi del contesto in cui nasce "Redattore sociale": cinque anni fa sono iniziati dei seminari per giornalisti a livello nazionale, cinque edizioni tenute alla Comunità di Capodarco di Fermo, località che ospita la sede del Cnca nazionale. Ieri sera Stefano mi ha detto che in questi cinque anni ci sono stati 900 iscritti venuti da tutte le parti d'Italia.
A livello locale è la prima volta che viene presentata questa iniziativa con la forma di mezza giornata, e non di tre giorni come è avvenuto a Capodarco, a cui alcuni dei presenti hanno peraltro partecipato.
Cosa dire...Lo ha accennato anche don Dante prima: noi non siamo qua in cattedra come comunità di accoglienza a spiegare ai giornalisti come devono fare il loro mestiere. L'atteggiamento è quello di essere qui insieme ad imparare reciprocamente gli uni dagli altri. Crediamo, per l'esperienza che abbiamo sia come operatori sociali che, alcuni di noi, come "piccoli redattori" nei bollettini delle nostre associazioni, di dover continuare nel nostro lavoro ad aggiornarci, ad imparare, a riflettere, a scambiare informazioni ed esperienze perché il contesto cambia. Siamo sempre, in qualche modo, degli scolari. In questo senso non è che si voglia qui creare una nuova figura professionale, il "redattore sociale", ma piuttosto che ogni redattore, al di là del settore di cui si occupa, sia un po' più sensibile al sociale.

La Guida per l'informazione sociale

In secondo luogo è necessaria la presentazione della "Guida per l'informazione sociale", che oggi abbiamo distribuito ad ogni giornalista e ad ogni responsabile delle associazioni presenti.
Cos'è questa Guida? E' fresca di stampa e costituisce lo sforzo di far capire le più evidenti forme delle relazioni sociali in generale, evidenziando però quelle che sono cause o conseguenze del fenomeno di devianza, cercando innanzitutto di renderle comprensibili a chi ne ha una conoscenza parziale o erronea. Perciò essa è stata concepita come mezzo di informazione e come tale rivolta specificamente a chi informa, a chi opera nel giornalismo in primo luogo e ha bisogno di entrare un po' nel profondo di argomenti in modo rapido e preciso. Sono una cinquantina i fenomeni trattati, tra cui l'Aids, le immigrazioni, l'handicap, il carcere, i minori, la prostituzione, la psichiatria, le tossicodipendenze. Ci sono dei temi principali da cui derivano altri, collegati in modo logico. Vi porto qualche esempio: alle tossicodipendenze sono legate altre dipendenze come l'alcol, il gioco d'azzardo e anche il tabacco; il capitolo sui minori richiama inevitabilmente allo sfruttamento nel lavoro dei bambini, che rimanda a sua volta al discorso della scuola e della famiglia in cambiamento. La povertà si lega ai senza dimora o alla disoccupazione. L'immigrazione deve richiamare anche il contesto religioso che si modifica, oppure gli zingari, o il razzismo, o i pregiudizi. Si cerca di collegare il carcere alla criminalità o alle tossicodipendenze o alla psichiatria, ai suicidi. Questo mostra che vi sono tanti settori e che la Guida si sforza di collegarli. Lo stesso redattore può diventare un po' il protagonista di questo manuale, se si avvale intelligentemente di tali connessioni. Nella Guida, per esempio, possiamo verificare come oggi vi sia meno preoccupazione verso l'Aids rispetto al passato, mentre nel Sud del mondo l'epidemia è in piena espansione e senza la speranza di poterla combattere con i nuovi farmaci che sono costosissimi. Oppure possiamo costatare il contrasto tra le politiche sui minori e il comportamento dei cosiddetti "grandi" verso di essi. Ancora, si può piacevolmente scoprire lo scarto che c'è tra i dati effettivi sull'immigrazione e gli stereotipi e le paure su di essa. L'analisi dei fenomeni sociali non può prescindere da un approccio multiculturale e multietnico come tutti i contributi di questa Guida cercano di dimostrare. Si rivolge sia ai giornalisti che agli operatori sociali, che devono essere pronti a rispondere ai problemi multiformi di cui a volte non riescono a scorgere le connessioni. Anche chi opera nel sociale molto spesso è preso dalle difficoltà, si trova a vivere in un mondo più ristretto, per cui fa fatica ad aprire gli orizzonti e ad accorgersi dei contesti generali entro i quali lavora. E' quindi rivolta a chi vuol saperne di più.
I dati sono molti, recenti e scelti da fonti ufficiali, con indirizzi utili e con le fonti. E' perciò un manuale che dovrebbe stare sulle scrivanie di ogni giornalista, oltre che essere fonte di aggiornamento per gli operatori.

Il Cnca

Fatta questa presentazione della Guida volevo spendere qualche parola sul Cnca: cos'è il Cnca e cosa vuol dire.
Due sono gli aspetti principali che caratterizzano il Cnca:
- le comunità e i gruppi cercano di riunirsi per confrontarsi: un momento di incontro per non rimanere chiusi in se stessi. Questa è una ricchezza che abbiamo scoperto: quella del confronto tra tutte le regioni d'Italia.
- Il Cnca è da sempre un'attiva presenza politica e culturale sui temi dell'emarginazione e del disagio; cerchiamo di dare risposte il più possibile umane, professionali. Però non ci basta accogliere, dare una risposta umana ed efficace, vorremmo andare alle cause. Le nostre utopie sono di entrare nel tessuto sociale, culturale, politico perché le cause che producono emarginazione e sofferenza vengano intaccate e rimosse.
Sono in fondo queste le caratteristiche che uniscono i Gruppi del Cnca in Italia. Non vorremmo essere dei semplici "ammortizzatori" del disagio: cerchiamo di accogliere profondamente le persone ma di andare anche ad incidere sulle cause del disagio.
Fanno parte del Cnca 240 gruppi in tutta Italia. Questi gruppi gestiscono 2.000 strutture e servizi che hanno accolto, nel 1997, circa 20.000 persone e ne hanno contattate 80.000.
Le persone impegnate sono 10.000 di cui 5.000 circa quelle retribuite, 5.000 i volontari, 250 i religiosi. Questi ultimi possono essere visti come una piccola diocesi trasversale a tutta l'Italia.

Alcuni flash sui principi del Cnca

- L'impegno delle Comunità di Accoglienza è rivolto alle diverse problematiche del disagio, ci sono quindi comunità che si occupano di minori, altri di tossicodipendenze, di prostituzione, di senza dimora, di handicap etc. 
- L'altro principio è di credere nelle capacità di queste persone e di considerarle non tanto portatrici di problemi, ma accogliendo la loro storia di vita, valorizzare e sviluppare le capacità rimaste. 
- Crediamo nell'unicità delle esperienze personali, perciò crediamo di dover adottare delle metodologie che personalizzino il più possibile gli interventi, in quanto ognuno ha una propria storia. Non esistono metodi tecnici uguali per tutti.
- Crediamo nella non coazione della volontà degli individui come metodo di intervento; ci avvaliamo piuttosto di percorsi di sperimentazione e di riappropriazione della propria esistenza. Questa strada è molto delicata e complicata, punta alla libertà delle persone, alla loro voglia di riscatto. 
- Lo strumento principale è la relazione. La relazione nella quotidianità e nella ordinarietà. 
- Crediamo poi nel lavoro come mezzo di acquisizione di autonomia. 
- Un altro punto a cui tutti gli appartenenti al Cnca si riferiscono è quello della non accettazione di deleghe da parte delle istituzioni, nel senso che il nostro impegno è collocato all'interno della rete dei servizi del territorio. Noi crediamo a tale rete e alla collaborazione paritaria.
- Un altro aspetto che volevo sottolineare è il discorso del pluralismo. Pluralismo per quanto riguarda le persone di riferimento. Non vogliamo pensare che siano solo gli specialisti ad occuparsi delle persone che stanno male, ma che all'interno di una dinamica di autoaiuto esista una reciprocità comprendente giovani, adulti, studenti, lavoratori, religiosi e laici. Si tratta di una specie di mix dove le persone cercano di trovare altre persone di riferimento per riscattarsi dai loro problemi. 
- Affermiamo tutti il valore della laicità, anche quando i componenti traggono ispirazione dalla fede, e sono molti.
Questi sono i principi fondanti che ogni gruppo del Cnca ha sottoscritto. 

Lo stile

Per concludere, e prima di passare la parola a Stefano, volevo sottolineare tre nodi sullo stile: per ricordarli in primo luogo a noi stessi come operatori sociali e per rivolgerli anche a chi si occupa di informazione.
Il primo nodo che sperimentiamo è la necessità di metterci al posto della persona, della famiglia, del quartiere che soffre e che sta vivendo un particolare momento di difficoltà. Lo chiediamo a noi stessi tutti i giorni e lo chiediamo anche a chi fa informazione. Cercare di condividere la sofferenza ci porterà ad avere più rispetto nello scegliere le parole più adeguate, nel riportare lo stretto necessario e a volte a tacere...perché no! A volte servirebbe il coraggio di tacere davanti a certe sofferenze.
Il secondo nodo è quello dell'atteggiamento non giudicante. Abbiamo sperimentato tutti i giorni, anche come operatori sociali, che vi sono persone etichettate come tossico, negro, alcolizzato, barbone, carcerato, pazzo. Nella nostra esperienza il "non giudizio" ci aiuta a sottrarci alle pressioni di una cultura un po' strisciante, razzista o legata a problemi di convivenza etnica. Questo atteggiamento non giudicante è quello che ci aiuta di fronte alle angosce, ai fantasmi che ognuno di noi ha nel proprio intimo, per esempio verso il mondo della follia. Tale atteggiamento non giudicante ci aiuta a spogliarci, a capire dove siamo prevenuti, a limitare le offese.
Infine, rispetto a tale atteggiamento, volevo accennare a ciò che diceva Vinicio Albanesi, che è il presidente nazionale del Cnca. Egli al primo "redattore sociale" di 5 anni fa diceva: "Dobbiamo avere la capacità di leggere la realtà. E' vero che ci sono tanti pregiudizi, tante paure ma se questi mondi non si conoscono le conclusioni che poi si tirano sono molto superficiali e gratuite...perché liquidano le persone dicendo sei un handicappato, sei un drogato, sei un bambino violento. Perché dobbiamo farlo? E' chiaro anche che se non c'è partecipazione alla sofferenza è facile fare violenza, ed è una violenza sulla violenza. Poi tutto è giustificabile attraverso il diritto di cronaca, la ricerca della verità. I motivi possono essere infiniti, ma la sostanza è che si cerca di giustificare una propria violenza. Allora non bruciare questo mondo significa non appiattirlo, perché è un mondo umano ed ha i suoi limiti, i suoi problemi, le sue trasgressioni, ma tentare di avvicinarlo con correttezza".
Ultimo, e concludo, è l'invito ad essere cittadini volontari: era ed è uno slogan e un documento del Cnca. Cosa vuol dire? Lo paragono a "redattore sociale": questo cittadino volontario è "redattore sociale". L'intuizione originaria è quella di essere volontari nello stile delle cose di tutti i giorni, nella normalità della vita. Quindi cercare di evitare situazioni in cui il volontario fa due o più ore settimanali ma torna a casa e picchia la moglie. Prima di tutto essere cittadini responsabili dentro la propria società, nella propria famiglia, calando la solidarietà nella vita di sempre, senza distinguere il professionale dal privato. Allora anche il redattore può essere un po' più sociale, se il cittadino può essere un po' più volontario, o il volontario un po' più cittadino. Quindi il redattore sia un po' più sociale nel senso di una sensibilità con cui affrontare non solo i fatti sociali. Un redattore specialista non solo della tossicodipendenza o dei minori. Si tratta di un redattore che sia sensibile anche se si occupa di cronaca, di sport, di economia etc...così da rendere più sociali tutti questi mondi ed identificare i malesseri che sono causa di disagio.
Questa era l'idea di "Redattore Sociale" e di Cnca oggi, grazie.


* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.