Niola: “Nell'era del digital divide siamo più liberi ma più soli”

01dic2012
Alla comunità in carne e ossa si sostituisce la ''community''. La primavera araba, gli indignatos e i movimenti nati in rete sono ''forme ancora sparse in cui si avverte la comunità che viene''

 

CAPODARCO - "Nell'era del digital divide siamo più liberi, più soli, più insicuri". Lo ha detto alla platea di giornalisti del seminario di Redattore Sociale Marino Niola, antropologo, accademico e studioso dei simboli che con il suo libro "Miti d'oggi" ha ispirato il tema di questa edizione. Un dizionario di lemmi che ci  mostra e ci spiega quali sono le cose che mitizziamo e di cui alla fine non possiamo più fare a meno. Mitoidi in realtà, che rispetto ai miti antichi fatti per durare, "come asteroidi" passano e sono anch'esso precari. Ipad, youtube, twitter, facebook,  l'idea di velocità, bellezza, giovinezza. Ma soprattutto i social network e quegli strumenti della comunicazione che ci consentono una connessione continua e ci spingono dentro il "labirinto wireless''. Alla comunità in carne e ossa, si sostituisce la "community" e dal "face to face" si passa al "face to Facebook". Eppure dietro le community spesso si nascondo vere comunità, come hanno dimostrato la primavera araba o gli Indignatos spagnoli.
"In queste forme ancora sparse si avverte la comunità che viene e che prenderà forma. - spiega Niola - Per il momento non ce l'ha ancora, è fatta di fuochi che si accendono. Cadono vecchi confini e nascono territori. La primavera araba o gli indignatos spagnoli sono comunità create in parte della rete, che nel mondo arabo ha fatto ciò che sembrava impensabile in un mondo così apparentemente chiuso. La rete è riuscita a fare ciò nessun partito ha potuto fare. Siamo solo all'inizio. Sta accendo anche in Italia".
Secondo Niola stiamo superando un'idea tradizionale di comunità e luogo. ''La comunità come gruppo di persone definita dall'appartenenza e il luogo che ha un confine che divide noi e gli altri, quello che è dentro e quello che è fuori, il locale e lo straniero. - spiega - Queste comunità immateriali non hanno confini o meglio hanno confini sconfinati per il  modo in cui si mettono insieme e si reclutano. Pensate ai blog. Sta cambiando la nostra geografia, stiamo passando da un'idea di luogo materiale chiuso nel suo confine a dei luoghi immateriali, dove non si appartiene solo per nascita ma perché ci si sceglie. Questo sta cambiando la nostra mente e sta già cambiando i  nostri linguaggi". Ma occorre vigliare perché la scintilla di democrazia rappresentata dalla rete non sia trasformata in un'altra cosa. ''E' fondamenta l'accesso al rete.  L'open source è come acqua, perché l'alfabetizzazione passa attraverso questo''. (cch)