Intervista al figlio di Preiti, Iacopino: “Sanzioni per i giornalisti coinvolti”

29apr2013
Il presidente dell’Odg annuncia di aver chiesto a tutti gli ordini regionali di aprire fascicoli disciplinari a carico di quanti abbiano sollecitato, promosso e realizzato l’intervista al figlio del responsabile dell’azione criminale di Roma

ROMA - Sanzioni per i giornalisti che hanno realizzato, promosso o trasmesso l'intervista al figlio minorenne dell'uomo che ha aperto il fuoco ieri davanti a Palazzo Chigi. Lo annuncia sul suo profilo Facebook il presidente dell'Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino. "Ho chiesto, come cittadino e anche come presidente pro tempore dell'Ordine nazionale dei giornalisti, a tutti gli Ordini regionali, nell'esercizio del loro autonomo potere di vigilanza, di aprire fascicoli disciplinari a carico di quanti, a qualunque titolo, abbiano sollecitato, promosso, realizzato e trasmesso l'intervista al figlio di 12 anni del responsabile dell'azione criminale compiuta ieri, domenica, davanti a palazzo Chigi", scrive Iacopino.
L'intervento fa seguito a una mattinata di polemiche sui principali social network, dopo che alcuni tg nazionali hanno trasmesso il servizio, che viola le regole basilari della Carta di Treviso. Su twitter è partita anche una protesta con l'hastag #lasciateloinpace, che attacca duramente i giornalisti e chiedeva l'intervento dell'ordine dei giornalisti. Sotto accusa in particolare Studio Aperto che, però pur avendo realizzato l'intervista non l'ha mai trasmessa, come sottolinea il direttore Giovanni Toti. Polemiche anche su Skytg24, che ha invece trasmesso l'intervista al minore, per sospenderne poi la messa in onda a seguito delle reazioni via web.

L'intervista e le reazioni. "Ti voglio bene papà". "Per registrare questa dichiarazione sorprendente, si piantona la casa di un ragazzo di 11 anni. Lo si intervista, forse convinti di aver fatto uno scoop. Ne viene fuori, invece, solo un modo di fare informazione che sento estraneo al mio cuore, ancor prima che alle regole elementari della professione". Così, sempre su Facebook, il presidente dell'ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, era inizialmente intervenuto nel dibattito di queste ore sull'intervista al figlio dodicenne dell'uomo che ieri ha sparato davanti Palazzo Chigi, Luigi Preiti, realizzata da Studio aperto e Skytg24 e trasmessa a catena da altri tg nazionali. "E' informazione registrare che un ragazzo vuole bene al padre? Francamente credo di no. C'è bisogno di recuperare umanità e di consentire ad un giovane di 12 anni, terza vittima dell'agguato davanti a palazzo Chigi, di non subire ulteriori danni - continua il presidente dell'Ordine -. Questa ricerca del particolare estremo ad ogni costo e questa voglia di sensazionalismo non aggiungono alcun elemento utile alla ricerca delle ragioni che hanno provocato una tragedia dalle dimensioni ancor non ben definite. I colleghi hanno obblighi deontologici e dovrebbero ricordare quanto prescrive la Carta di Treviso. Lasciamo questo giovane al dolore che prova e auguriamoci tutti, con comportamenti coerenti, che possa presto superare una difficoltà che non si attenua con l'esposizione mediatica". 

L'intervista viola le regole basilari della Carta di Treviso: il bambino di spalle davanti alla porta di casa e sotto gli occhi della madre, viene intervistato da due giornaliste che gli domandano se il rapporto con il padre cambierà dopo questo episodio, gli fanno raccontare particolari della loro vita insieme (la prima Comunione, le vacanze estive) e addirittura gli chiedono se il ragazzino sa dare una spiegazione al gestodel padre. Tanto è bastato per suscitare le reazioni sui principali social. Un dibattito duro che ha spinto il direttore di Sky tg24, Sarah Varetto a sospendere la messa in onda dell'intervista. 

Tra i primi a scagliarsi contro il servizio realizzato dalle due colleghe, Andrea Sarubbi, giornalista ed ex deputato del Pd che su Twitter ha chiesto l'inetervento dell'Odg: "Studio aperto intervista il figlio 12enne di Preiti. Ordine dei giornalisti, se ci sei, batti un colpo. Se no, ridammi la quota annuale". Alle sue parole ha fatto  eco Tommaso Labate, giornalista collaboratore di diverse testate giornalistiche, che pur sottolineando che lui non avrebbe mai realizzato un'intervista del genere, sostiene che a vigilare doveva essere la madre: "Sarò controcorrente. Ma sul piccolo #Preiti deve vigilare la mamma, che lo ha costretto a fare l'intervista. Non i giornalisti." In realtà il Codice deontologico su media e minori dice chiaramente che "il minore non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive o radiofoniche che possano lederne la dignità o turbare il suo equilibrio psicologico, e ciò a prescindere dall'eventuale consenso dei genitori". Molti gli interventi critici anche di esponenti politici. "Sull'intervista al figlio di #preiti dico ai #giornalisti con il cuore in mano: fermatevi!" twitta Anna Paola Concia. Ma la polemica non appresta a fermarsi, in molti attraverso l'hastag #preiti esprimono sdegno per questo modo di fare informazione e chiedono sanzioni severe. E' stato inoltre creato #LasciateloInPace, dove diversi utenti stanno criticando aspramente il comportamento. Qualcuno scrive: "#lasciateloinpace un po' di dignità, almeno, dimostratela". (ec)