"Clandestino", il termine sbagliato che sta scomparendo da tv e giornali

19ago2013
Per Giovanni Rossi (Fnsi) e Pietro Suber (Cnog) "conforta che il percorso di responsabilità professionale e civile nell’uso delle parole incontri un sempre maggiore consenso tra i colleghi"

MILANO - Il termine "clandestino" sta scomparendo da giornali e tv. È quanto osservano Giovanni Rossi, presidente della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), e Pietro Suber, delegato del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti per la Carta di Roma, in un comunicato stampa in cui sostengono che "l'inversione di tendenza nel linguaggio mediatico sull'immigrazione è avviata da tempo e anche alcuni esponenti politici ne prendono atto". Rossi e Suber si riferiscono in particolare all'on. Salvini che alla festa della Lega Nord a Pontida ha notato che "nei tg e nei quotidiani non si parla più di 'clandestini' ma di migranti che sbarcano e approdano sulle coste italiane". "Ricordiamo che il termine 'clandestino', che molte testate e numerosi colleghi, con apprezzabilissima sensibilità deontologica, hanno scelto di non utilizzare - aggiungono Rossi e Suber -, spesso è usato a sproposito, quando invece correttamente si dovrebbe parlare di rifugiato, o di richiedente asilo; o semplicemente di migrante irregolare, come la Carta di Roma propone in alternativa alla parola clandestino".

"Le drammatiche vicende siriane e la nuova crisi egiziana ci ricordano infatti quanto sia necessario capire e far capire chi sono le persone che arrivano nelle nostre coste costrette e in fuga da situazioni di guerra come i richiedenti asilo o in cerca di prospettive di vita migliori come i migranti economici, evitando la semplice contabilizzazione degli sbarchi. Conforta che il percorso di responsabilità professionale e civile nell'uso delle parole intrapreso con Carta di Roma da Ordine e Fnsi incontri un sempre maggiore consenso tra i colleghi, in Italia e non solo".