Dall’invasione islamica ai costi dell’accoglienza: i paradossi dell’immigrazione

27nov2015

Il presidente del centro studi Idos, Melchionda, legge dati e tendenze per correggere una rappresentazione inesatta dell'immigrazione. "Tra qualche anno il cittadino medio sarà italo-qualchecosa... Dobbiamo abituarci anche in termini del dialogo interreligioso"

Dall’invasione islamica ai costi dell’accoglienza: i paradossi dell’immigrazione

A Ugo Melchionda, presidente del centro studi e ricerche Idos, che realizza il “Dossier Statistico immigrazione” (pubblicazione nata nel 1991 su indicazione di don Luigi Di Liegro e coordinata fino al 2014 da Franco Pittau), il compito di declinare e confutare i “paradossi” dell’immigrazione in Italia, nelal prima giornata del Seminario per giornalisti di Redattore Sociale. Un ragionamento, suffragato da dati e tendenze, sull'immigrazione consolidata in Italia, per correggerne una rappresentazione, spesso inesatta. Un prologo alla giornata di domani ha ricordato il direttore dell’Agenzia Redattore sociale Stefano Trasatti, dedicata interamente all’immigrazione. “Crediamo di sapere tutto sull’immigrazione in Italia e ora anche nel mondo, perché siamo bombardati da dati e informazioni, ma non è vero affatto”. Ecco dunque, dall’invasione islamica ai costi dell’accoglienza, cosa crediamo di sapere sull’immigrazione.

Italia, paese d’immigrazione ed emigrazione. Dalla metà degli anni Settanta  l’Italia ha cessato di essere un paese di emigrazione ed ha raccolto una quantità  enorme di immigrati extracomunitari.  Nel 2014 gli italiani residenti all’estero  sono aumentati più degli stranieri residenti in Italia: +155 mila gli emigrati e +92 mila gli immigrati. Tra i 240 milioni di migranti stimati nel mondo, 5 milioni e 14 mila sono stranieri residenti in Italia.  Sono circa 5 milioni gli italiani residenti all’estero (stima dei Consolati).

Gli sbarchi. Nel 2014 e 2015 agli immigrati già presenti in Italia “si sono aggiunti decine di migliaia di ‘clandestini’, profughi, richiedenti asilo”. Ma nel 2014 i migranti forzati, pur  aumentati in misura notevole in Italia, sono cresciuti meno che a livello mondiale, dove sono 8 milioni in più rispetto all’anno scorso (quando erano 52 milioni). E anche i richiedenti asilo, che in Italia sono stati 65 mila, sono stati  nell’Ue 628mila e nel mondo 1,8 milioni.  E nel 2015  gli sbarchi e i richiedenti asilo in Italia sono addirittura diminuiti rispetto al 2014.  Melchionda ha ricordato la politica del flussi, attiva in Italia dal 1998 per regolamentare l’arrivo dei migranti economici, attraverso la consultazione delle forze sociali, politica ormai abbandonata. Ha poi sottolineato i limiti della politica di ricollocamento dei migranti, sancito dall’Europa, che lascia fuori alcune nazionalità, che numericamente sono quelle che maggiormente fanno più richiesta d’asilo in Italia.

Gli  asiatici, “supermigranti per eccellenza”.  In Italia ci sono circa  un milione di asiatici, il 19,3% del totale dei residenti. E l’Italia  è lo Stato membro più “asiatico” dopo la Gran Bretagna.  La Cina è la prima collettività con 266 mila residenti su 969 mila asiatici , un quinto di tutti i residenti stranieri.

"Tra qualche anno il cittadino medio sarà italo-qualchecosa...". In Italia c’è  una tendenza all’insediamento stabile, che neanche la crisi ha frenato: quasi 6 cittadini non comunitari su 10 sono titolari di permesso di soggiorno a tempo indeterminato, il 5,4% ha un permesso come familiare di un cittadino Ue e sono quasi 130 mila i casi di acquisizione di cittadinanza in Italia nell’ultimo anno. Un dato esemplare della voglia di stabilizzazione  è poi quello dei matrimoni: ormai uno su sei/sette riguarda una persona italiana e una straniera.  A fine 2014 erano 800 mila i ragazzi di seconda generazione e oltre un milione sono i minori residente, il che dice, sottolinea il presidente del centro studi Idos “tra qualche anno il cittadino medio sarà italo-qualchecosa.. e a questo dobbiamo abituarci anche in termini del dialogo interreligioso” 

Chi paga le spese per l’accoglienza? A chi sostiene che accogliere i migranti costa e i che profughi costituiscono un peso insostenibile per le casse dell’erario, va ricordato che l’età media degli immigrati è notevolmente più bassa rispetto a quella degli italiani: 31 anni rispetto a 44 anni all’ultimo censimento). E questo spiega Melchionda vuol dire che immigrati utilizzano meno le prestazioni pensionistiche e  assistenziali. Infatti a fronte di 16 miliardi di euro incassati dagli immigrati, le uscite complessive ammontano a 13 miliardi, con una differenza positiva di 3,1 miliardi che “possono essere usati per fare politiche”, ricorda il presidente di Idos. Inoltre il contributo degli occupati stranieri al Pil (123 miliardi di euro).

L’invasione islamica. La maggior parte dei migranti sono cristiani (53%), in maggioranza ortodossi. Gli islamici sono solo un terzo.

Immigrazione e criminalità. Nel periodo 2004-2013 le denunce contro gli stranieri, nel frattempo raddoppiati, sono diminuite del 6,2%, mentre le denunce contro gli italiani sono aumentate del 28%. E se si guardano le denunce penali si scopre che sono cresciute del 28% per gli italiani a fronte di una popolazione in leggera diminuzione e diminuisce per gli stranieri a fronte di una popolazione più che raddoppiata

Gli immigrati sono una minaccia per l’occupazione. Gli immigrati, che hanno superato l’incidenza del 10% tra gli occupati in Italia, hanno sofferto più degli italiani gli effetti della crisi (tasso di disoccupazione del 16,9% rispetto al 12,2% degli italiani).  Sono in maggior numero sottoccupati e meno retribuiti, sottolinea Melchionda “non sono utilizzati in concorrenza con gli italiani ma inseriti in attività a cui gli italiani non sono interessati”.

Pari opportunità. Sono ancora numerosi i casi di discriminazione denunciati all’Unar: 1.193 quelle su base etnico – razziale, di cui quasi mille ritenute fondate dall’Unar, ma quelle non denunciate sono un milione. E Melchionda lancia un messaggio ai giornalisti in sala: il 29,4% riguarda i media che per il quinto anno consecutivo rappresentano l’ambito di maggior frequenza relativa.

Immigrazione o sviluppo? Le rimesse nel mondo sono 436 miliardi di dollari contro i soli 135,2 miliardi inviati dai paesi Ocse. come aiuti allo sviluppo. E sono 5,3 miliardi di euro  le rimesse inviate dall’Italia, a fronte di  un aiuto pubblico dello 0,16% del Pil per un totale di circa 2,47 miliardi. Un quinto di quello che dovrebbe.

Guarda il video dell'intervento di Ugo Melchionda al Seminario "Frontiere"