XIII Redattore Sociale 1-3 dicembre 2006

Sotto il tappeto

Presentazione del Premio Paola Biocca per il reportage

Intervento di Caterina Serra

Caterina SERRA

Caterina SERRA

Scrittrice.

ultimo aggiornamento 26 novembre 2010

Caterina Serra*

Ho vinto la scorsa edizione del Premio Biocca e volevo raccontarvi brevissimamente la storia della mia esperienza. Sono molto grata al premio Paola Biocca, oltre che alla figura di Paola Biocca, perché per me è stato un po' una curva nella strada; stavo lavorando a un progetto, a un soggetto di film di finzione e stavo cercando di recuperare informazioni circa una sorta di ipersensibilità olfattiva. Lavoravo intorno a un personaggio che secondo me doveva avere una grande sensibilità, sentire in maniera sproporzionata gli odori, un pò metaforicamente doveva sentire più di altri. Nella mia ricerca sono capitata invece dentro a un sito, parlava di una malattia che ha come primo sintomo e come condizione l'ipersensibilità olfattiva e cioè queste persone sentono in maniera abnorme, spropositata qualunque odore, da quello naturale a quello artificiale. Brevissimamente, è una malattia causata dalle sostanze chimiche a basse dosi, si chiama sensibilità chimica multipla, una malattia cosiddetta rara, ma in realtà già negli Stati Uniti ne soffrono 11 milioni di persone e non è ancora riconosciuta a livello nazionale; in Europa soltanto la Germania la riconosce, perché è una malattia un po' negata, un po' nascosta e disturbante direi, nel senso che sono persone che devono vivere recluse, non possono più avere contatto con il mondo esterno, con le persone, ma anche con le cose, con qualunque cosa abbia a che fare con la chimica, quindi dalle cose più banali che tutti noi utilizziamo, dai detersivi ai profumi, ai deodoranti, insomma a tutto quello che ha a che fare con i derivati del petrolio. E' una malattia quindi che certamente, da un certo punto di vista, fa cambiare la vita alle persone, c'è un cambiamento improvviso, porta alla reclusione, ma in più è anche una malattia fastidiosa, disturbante, perché credo che nessun industria chimica, o farmaceutica, abbia desiderio di avere a che fare con persone che non consumano più quasi nulla di nuovo, di tutto ciò che consumiamo noi, che abbia a che fare con la chimica e che non faccia nessun uso di farmaci, nemmeno come persone malate, perché tutti i farmaci hanno, anche i più innocui, conservanti o qualcosa che abbia a che fare con la chimica.

Questa, la scoperta che io ho fatto e quello che invece volevo dirvi, rispetto a questa cosa, è che sono passata dalla finzione alla realtà e mi sembrava interessante più la realtà della finzione, mi sono messa un po' in ascolto e ho capito molte cose rispetto a cosa vuol dire quello che si chiama "farsi orecchio", in qualche modo spezzare un po' la contrapposizione tra noi e loro; è necessario che qualcuno presti orecchio, capire per non pregiudicare, o indignarsi, o per misurare la distanza tra il proprio privilegio e l'altrui condizione d'infelicità. L'unico sogno che vale la pena di avere è di vivere finché si vive e di morire solo quando si è morti, amare, essere amati, non dimenticare mai la propria insignificanza, non abituarsi mai alla violenza indicibile e alla volgare disparità della vita che ci circonda, cercare la gioia nei luoghi più tristi, seguire la bellezza laddove si nasconde, non semplificare mai ciò che è complicato e non complicare ciò che è semplice, rispettare la forza, mai il potere, soprattutto osservare, sforzarsi di capire, non distogliere mai lo sguardo e mai, mai dimenticare. È un po' questo quello che sto sperimentando e che grazie a questo premio sto imparando a fare con la mia scrittura.

Volevo lasciarvi con l'augurio per questa nuova edizione, per chi parteciperà e per chi vincerà.


* Testo non rivisto dall'autore.