XIV Redattore Sociale 30 novembre - 1-2 dicembre 2007

Il Dittatore

Workshop- Wendy: tratta, prostituzione, all’aperto e al chiuso, strade, scorciatoie...

Interventi di Paola Monzini, Marco Bufo, Wendy Uba

Paola MONZINI

Paola MONZINI

Ricercatrice e esperta di criminologia, ha scritto Il mio nome non è Wendy (Laterza, 2007) e Il mercato delle donne (2002). 

ultimo aggiornamento 30 novembre 2007

Marco BUFO

Marco BUFO

Coordinatore dell’associazione On the road.

ultimo aggiornamento 30 novembre 2007

Wendy UBA

Wendy UBA

E’ la protagonista del libro di Paola Monzini “Il mio nome non è Wendy”.

ultimo aggiornamento 30 novembre 2007

Paola Monzini*

Buongiorno a tutti sono Paola Monzini. Ognuno di noi che relaziona in questo workshop relativo al mercato della tratta, Wendy Uba, Marco Bufo ed io, ha delle competenze in materia provenendo però da campi diversi: io sono una ricercatrice, studiosa di fenomeni criminali e ho lavorato per le Nazioni Unite quindi ho un'ottica abbastanza internazionale; Wendy, il cui vero nome preferisce mantenere segreto, ha vissuto la tratta sulla propria pelle; Marco è il coordinatore dell'associazione On the road che da tantissimi anni lavora in questo campo. 

Sono tre i fattori da considerare per analizzare la nascita della tratta e cosa c'è dietro questo mercato fondato sullo sfruttamento estremo delle donne, oltre al binomio vittima-aguzzino che viene spesso fuori dalle cronache: domanda, offerta e il contesto istituzionale dove queste due forze si incontrano. Negli ultimi 20 anni si è avuta una notevole espansione del mercato della prostituzione di cui la tratta, come ben sapete, rappresenta solo una piccola parte. L"espandersi di questo fenomeno è andato di pari passo con l'espandersi dell'economia mondiale, ad esempio in Cina o in Russia paesi dove prima la prostituzione era praticamente assente, c'è stato un vero e proprio boom. Tutto questo è avvenuto perché dobbiamo considerare che la prostituzione, per quanto riguarda lo sfruttamento del lavoro, avviene soprattutto con gli immigrati poiché è il settore economico che rende di più: una ragazza straniera che non conosce la lingua come prostituta rende enormemente di più che in qualsiasi altro settore, quindi questa è stata la prima molla che ha sostenuto il diffondersi dello sfruttamento. Inoltre nella nostra società c'è stato un aumento di sesso a pagamento che è difficilmente spiegabile soprattutto dopo la liberalizzazione sessuale del '68 e il cambiamento del ruolo della donna che contrariamente alla logica ha visto un boom della prostituzione. Si è accresciuta sempre di più questa differenza tra mercificazione del corpo e vendita delle merci, è diventata parte costitutiva del nostro modo di pensare e infatti istintivamente per reclamizzare un prodotto si ricorre a fotografie o ad atteggiamenti sessuali. Questa impostazione si sta allargando parecchio e a livello psicologico legittima  sempre di più la compravendita di sesso, cioè la commercializzazione del sesso sia da parte degli uomini che la vendita di sesso come opportunità di promozione sociale da parte delle donne, è una cosa ormai accettata, anche se la morale che prevale è ancora quella ottocentesca, nella quale la prostituzione si esercita ma mantenendo sempre un velo di moralità, per cui non se ne parla e si esercita sempre in luoghi chiusi e/o nascosti. C'è una difficoltà enorme ad ammettere questo fenomeno dove all'interno si colloca la tratta: questo silenzio sulla prostituzione permette di nascondere sempre di più i meccanismi della tratta che esiste anche in altri ambiti, anche se nel mondo della prostituzione è maggiore poiché maggiori sono i guadagni. Negli ultimi anni è avvenuto che la prostituzione si è diffusa di più perché, innanzitutto la pressione migratoria di donne è aumentata moltissimo, soprattutto di quelle che viaggiano senza documenti; inoltre c'è una scarsa attenzione istituzionale che si è avuta fin dall'inizio degli anni '90 quando iniziavano ad arrivare le prime ragazze nigeriane, albanesi che finivano sulla strada. Inizialmente gli interventi sono stati molto scarsi per cui pian piano si è andato a formare un mercato laddove non esisteva, infatti precedentemente, negli anni '70-'80, le ragazze che si trovavano sulla strada erano perlopiù tossicodipendenti. È successo poi che in Italia avveniva lo stesso che in altri paesi perché con la crescita dell'immigrazione nel 50% dei casi in tutta Europa il mercato è stato occupato da giovani immigrate provenienti da diverse regioni a seconda dei casi. Secondo le stime dell'ONU il 70% di coloro che vivono sotto la soglia della povertà è di sesso femminile e ormai il 50% delle persone che migrano sono donne che non lo fanno più seguendo i mariti ma in modo indipendente, sono loro che mandano i soldi a casa. Il lavoro femminile in tutto il mondo è connotato da una forte discriminazione, il 90% delle donne immigrate fa lavori prettamente femminili, quindi lavori legati alla cura della casa come la badante, la cameriera oppure nel settore dell'abbigliamento ma soprattutto la prostituzione. Quindi ci sono delle gravi strozzature nel mondo del lavoro delle donne e il campo della prostituzione ovviamente è quello meno regolamentato e così i metodi di sfruttamento si sono via via affinati. Si è permesso che arrivassero giovani donne molto belle che si sono rese disponibili con prezzi molto bassi provocando l'aumentato della domanda, a tutto vantaggio dei clienti: a Londra ad esempio i prezzi della fascia più bassa di prostitute sono rimasti uguali a 15 anni fa, c'è una sorta di inflazione dato che il numero delle donne è sempre crescente fino ad essere saturo e i prezzi scendono, mentre gli affitti sono triplicati.

Per quanto riguarda la tratta penso che tutti sappiate come vengono usate le donne, ma quello che è interessante sapere è che queste donne arrivano e hanno già un debito, ovviamente per il viaggio; se tutto va bene ci metteranno due o tre mesi se non degli anni per ripagare e così liberarsi e iniziare a guadagnare in proprio. Questo fenomeno è iniziato a nascere al confine tra Europa occidentale e quella che era l'ex Unione Sovietica, i primi trafficanti di donne di malaffare sono stati gli albanesi (da notare che in Albania non sapevano nemmeno che cosa fosse la prostituzione), oppure i polacchi e i cechi che portavano le donne in Germania, quindi nelle zone di confine tra due economie dove il prezzo di una prestazione sessuale diveniva la sproporzione esistente tra il guadagno da una parte all'altra delle frontiera. I primi esperimenti in genere sono stati quelli di uomini che portavano le proprie fidanzate aldilà della frontiera per sfruttarle e riuscire a guadagnare moltissimo, poi questo movimento ha incominciato a estendersi su tutto l'asse europeo per allargarsi sia a ritroso sia in avanti, sono iniziate a estendersi delle colonie di sfruttamento della prostituzione, a ovest soprattutto nelle grandi città e ad est per quanto riguarda il reclutamento. Questa rete piano piano si è allargata; per quello che riguarda il caso albanese e l'Italia, all'inizio arrivavano coppie di fidanzati che riuscivano ad accaparrarsi un pezzo di marciapiede, poi dopo uno, due anni di accumulazione di capitali, gli sfruttatori hanno iniziato a comprare delle altre ragazze in Albania o dall'Ucraina quindi approfittando del canale di Otranto, hanno cominciato a far arrivare ragazze attraverso una rete di vendita che si stava strutturando. Hanno iniziato a sfruttarle in proprio e lentamente si sono strutturate delle vere e proprie reti di sfruttamento, dato che i primi sfruttatori hanno iniziato a chiamare i propri cugini, parenti, gruppi a base tipo clan e hanno colonizzato diverse piazze nelle città, nei paesi e dopodiché hanno iniziato ad esportare questo sistema in altri paesi ad esempio Francia, Olanda, Inghilterra. Insomma hanno avuto un grandissimo successo commerciale e questo è avvenuto perché la relazione uomo-donna in Albania è molto squilibrata, le donne sono facilmente assoggettabili e le ragazze si sono prestate facilmente a questo, c'è stata molta violenza che viene usata anche adesso contro le ragazze albanesi. Sono nate delle organizzazioni internazionali molto importanti dando vita ad un vero e proprio mercato; nel caso italiano questo traffico è stato affidato ad altre organizzazioni criminali ad esempio ai romeni, poiché gli albanesi hanno preferito dedicarsi ad altri traffici più remunerativi come il traffico di stupefacenti. Il caso degli albanesi è appunto l'esempio di come avviene per progressione geografica. Lo sfruttamento delle donne albanesi è avvenuto con l'estendersi di un mercato basato perlopiù sulla violenza.

Il caso della Nigeria è molto diverso poiché il viaggio fino in Italia costa all'incirca 5mila dollari e ciò implica un accordo iniziale tra la ragazza e lo sfruttatore, cosa che invece per le ragazze dell'est non è così chiara. Si tratta di una differenza sostanziale: le ragazze dell'est possono passare attraverso moltissimi mediatori prima di arrivare e lavorare come prostitute, mentre le nigeriane quando partono dalle loro città sono già destinate in una precisa città ad esempio italiana o olandese. Tutto è predisposto per sfruttare questa ragazza al meglio, poiché appunto deve recuperare un capitale alto che oltretutto si deve poi restituire quintuplicato. Il traffico delle nigeriane in Italia all'inizio è stato gestito, a partire dalla fine degli anni '80, da donne che gestivano piccoli circuiti di prostituzione; queste donne si sono incaricate di gestire le ragazze qua, ma i finanziatori erano appunto uomini che da qua organizzavano il viaggio e che poi mantengono i contatti tra le due sponde africana e italiana. Il sistema africano si basa dunque su dei veri e propri contatti che vengono siglati ad esempio con patti formali di ipoteca della casa per assicurarsi che la ragazza ripagherà il proprio debito quindi se scappa, la famiglia è costretta a cedere la propria casa; è ovvio dunque che la ragazza in questione si sente obbligata qualsiasi cosa succeda. Ci sono altri casi come quello di Wendy, ovvero di quelle ragazze che vengono portate, prima di affrontare il viaggio, da una santona per essere sottoposte a pratiche intimidatorie; Wendy non è stata particolarmente intimidita però solitamente è un sistema di assoggettamento molto forte, per cui questi patti vengono poi rispettati, molte ragazze hanno paura di rompere il patto a causa del contatto diretto tra famiglia e trafficanti. Vi leggo un passaggio del libro quando Wendy parla del suo finanziatore: "Matò era alloggiato in un albergo a 4-5 stelle un posto incredibile bellissimo si trovava lì con sua moglie una donna molto bella e con la figlia di 3 anni sembrava proprio ricco era un uomo di mezza età, bell'uomo elegante, mi ricordo che quando la figlia mi vide disse ciao in italiano e io non sapevo neppure una parola in italiano, dopo avere parlato tutti insieme la moglie mi ha portato in una stanza a parte e mi ha guardato bene dappertutto, la signora mi ha fatto anche togliere il vestito e mi ha controllato, in quel momento non capivo perché mi ha anche chiesto quanto pesavo, ero stupita poi ho pensato che forse me lo chiedeva perché magari le persone grasse non potevano salire sull'aereo, ne ho pensate di tutti i colori comunque era strano, alla fine questa signora mi ha fatto i complimenti e mi ha detto che ero una bella ragazza che avevo delle belle forme, poi mi ha domandato di tutto, mi ha chiesto cosa stavo facendo, dove vivevo, con chi vivevo perché volevo partire per l'Europa? Io ho risposto a tutto e le ho detto che da poco avevo compiuto 17 anni e non avevo intenzione a tutti i costi di andare in Europa ma mi sarebbe piaciuto, anzi mi sarebbe proprio piaciuto partire per andare a studiare all'estero poi siamo tornati dagli altri e mi hanno interrogato pure loro". Dopo questo incontro Wendy decide di partire e arriva inizialmente in aereo a Parigi e poi in macchina fino in Italia, viene portata prima a Torino e poi a Milano.

Perché dalla Nigeria e non da altri Paesi? Perché in Nigeria c'è una rete criminale organizzata molto potente, con dei legami internazionali molto forti; la scelta dell'Italia si giustifica anche dal fatto che molti uomini italiani che lavoravano nei numerosi pozzi petroliferi nigeriani, hanno iniziato a portare le donne come mogli, come amanti e sono state proprio queste che hanno avuto l'idea di scoprire la prostituzione come sistema di arricchimento. E' successo poi che negli anni '80 in Nigeria c'è stata una grandissima crisi economica e il governo ha messo a punto un piano di aggiustamento strutturale che in pratica ha destabilizzato tutta l'economia e le prime persone a fuoriuscire dal mercato del lavoro sono state proprio le donne, perlopiù della classe media che quindi erano già lavoratrici in proprio, africane che vivevano in città, molto indipendenti; sono state loro le prime a decidere di partire e a provare questa strada dell'emigrazione internazionale in Italia che veniva dipinta come qualcosa di interessante. Dopodiché gli accordi tra queste donne che si sono prostituite e gli sponsor che intanto pagavano hanno permesso che il mercato si diffondesse tantissimo, in 3-4 anni è stato dato luogo a una seconda generazione di madame, che fanno lavorare le ragazze per 2-3 anni fino a che non estinguono il debito. Il problema è che poi si crea una sorta di entourage nigeriano, un mondo molto delimitato in cui le possibilità di riuscita sociale sono minime quindi se la ragazza è sveglia farà anche lei la madame appena possibile, se avrà i soldi necessari comprerà le altre ragazze, le metterà sul marciapiede farà dei patti con le altre madame per non intralciare il lavoro altrui, perché il mercato illegale funziona tutto sulla fiducia. Ci troviamo già di fronte alla terza generazione quindi il fenomeno è abbastanza complesso.

Intervento

Mi chiedevo quanto le donne nei loro paesi di origine sono consapevoli del pericolo che corrono quando si mettono nelle mani di coloro che le trasportano…

Paola Monzini*

Credo che la loro consapevolezza sia alta: secondo un'indagine svolta in Armenia intervistando mille ragazze giovani, risulta che il 32% aveva un parente o un'amica che era stata vittima di tratta eppure il 90% di loro voleva partire con qualsiasi mezzo, il desiderio di andarsene via è così grande che sfidano qualsiasi pericolo. Generalmente inoltre queste ragazze che partono sono in gamba, sono ragazze che pensano che anche se alle altre è successo di fare brutte esperienze, a loro non succederà, insomma sono molto sicure di sé e decidono di partire perché pensano di avere tutte le carte per raggiungere quello che desiderano.

Aggiungo anche che in Italia è andata affermandosi anche la prostituzione cinese con delle caratteristiche completamente diverse da quelle di altre comunità. La prostituzione da quanto ne so io non era molto diffusa tra i cinesi anche perché non c'era la domanda e date anche le caratteristiche di questa popolazione che vive appunto all'interno della propria famiglia e della propria comunità; però succede che l'italiano è attratto per la novità di andare con una orientale, anche perché il mercato ha iniziato a saturarsi numericamente e si è così andati verso la diversificazione nella tipologia.

Marco Bufo*

Nel caso delle prostitute cinesi probabilmente si tratta di riaffermare il sogno di un potere perduto da parte dell'uomo italiano: il crescere della domanda verso la prostituzione cinese si può spiegare dal fatto che sono donne, almeno all'apparenza, dai modi più docili, sono più remissive, più sottomesse. C'è stata questa apertura del mondo cinese verso la prostituzione aldilà della propria comunità, tanto che gli operatori hanno notato, anche se sporadicamente, la presenza di donne cinesi per strada; tuttora questo fenomeno rimane molto residuale quasi invisibile mentre è cresciuta la prostituzione delle donne cinesi in appartamento, che spesso viene esercitata in centri massaggi, oltretutto spesso alla chiamata risponde un centralino o meglio una persona che poi non sarà quella che il cliente troverà nell'appartamento, semplicemente qualcuno che smista le chiamate. E' un fenomeno che va studiato a fondo perché è recente ed è difficile comprenderlo anche per le caratteristiche della comunità cinese. Le tendenze prevalenti sono o donne molto giovani che vengono fatte arrivare qua proprio con l'obiettivo di essere inserite nel mercato della prostituzione e quindi in questa parte del fenomeno c'è una tratta degli esseri umani; c'è poi un'altra parte di donne che provengono da una parte della Cina che ha subìto una grave crisi economica, sono donne di una certa età oltre i 35-40 a volte anche 50 che arrivano in Italia e cercano lavoro, Milano è il punto di smistamento: perlopiù cercano nei luoghi di incontro con i propri connazionali, magari all'inizio lavorano anche nella manifatturiera innescando però meccanismi di retribuzione bassissima e siccome sono partite per mantenere la famiglia, ad esempio poter mandare i figli all'università, hanno la necessità di guadagnare di più e quindi a questo punto si prospetta la soluzione della prostituzione.

C'è anche la tratta per lo spaccio di stupefacenti: una migrazione mirata ad attività illegali forzate come per altre forme di delinquenza come il furto ecc. ecc. ed anche il mercato del lavoro nel quale vengono sfruttati soprattutto gli uomini. Da una delle nostre ultime ricerche emerge che non c'è un vero e proprio mercato dello sfruttamento dei minori a scopo sessuale, quello che abbiamo comunque riscontrato è che i minori che arrivano in Italia ovviamente si trovano in una situazione di grave vulnerabilità, quindi facilmente entrano in circuiti di illegalità. Stiamo portando avanti un progetto che si chiama "Osservatorio tratta" che si pone l'obiettivo di cercare degli strumenti di monitoraggio costante del fenomeno tratta: siamo partiti col fare delle ricerche sul campo rispetto a queste forme di sfruttamento ancora poco conosciute intervistando sia le persone che hanno subìto sia testimoni privilegiati. Si tratta perlopiù di minori maschi che provengono dal Magreb, ma anche dalla Romania, Albania, Azerbaijan che si trovano a prostituirsi in Italia in un modo molto più visibile rispetto alle donne, cioè per strada però in maniera più clandestina: parchi, stazioni ecc. Siamo riusciti ad individuare tre macrocategorie: la prima riguarda i ragazzi che comunque esercitano l'attività prostituiva parallelamente ad altre; la seconda appartiene ad un gruppo di persone che si affida ad un'organizzazione pensiamo alcaporale nell'ambito lavorativo al quale ovviamente viene affidata una parte dei soldi, quindi c'è la percezione da parte del ragazzo che si prostituisce di essere protetto; la terza invece concerne una fascia molto piccola che riguarda proprio la tratta o addirittura potremmo dire riduzione in schiavitù perché la gestione del guadagno è inesistente e non c'è praticamente libertà di movimento da parte dei ragazzi.

Intervento

Quanto è fondamentale per le reti di sfruttamento appoggiarsi alla criminalità locale?

Paola Monzini*

Sicuramente per chi lavora in modo continuativo è necessario appoggiarsi, perché ovviamente avendo bisogno del permesso di soggiorno si ha anche bisogno di qualcuno che lo procuri che quindi dichiari, a pagamento, che si lavori per lui; poi ci sono le persone che affittano gli appartamenti dato che alcuni arrivano in Italia senza soldi, ma generalmente quando la prostituzione avviene in luoghi chiusi, in locali, vuol dire che sono giri molto grossi dove una buona parte del provento andrà ai proprietari. Chiaramente questi trafficanti a loro volta devono appoggiarsi a delle strutture criminali già esistenti e operanti alle quali affidano la gestione delle ragazze, diventa un intreccio inestricabile, non solo in Italia ma anche in altri paesi. Ad esempio il proprietario di albergo che dà le camere alle ragazze alla fine diventa anche lui parte del giro, questo settore fa muovere tanti soldi e quindi è facile tirare in ballo molte persone. Le ragazze albanesi e nigeriane hanno avuto così tanto successo perché sono arrivate sull'onda del consumismo sessuale: le albanesi avevano 15 anni e gli uomini italiani si sono visti queste ragazzine, fatto che unito al bombardamento pubblicitario con donne nude ecc, ha scaturito questo successo, insomma un tipo di approccio commerciale veniva sdoganato. La polizia non faceva nulla sulle strade per impedire che ci fossero le ragazzine, in pratica hanno fatto in modo che venisse accettato da tutti, anche l'Onu ci ha messo anni per strutturare un piano di contrattacco a questo fenomeno; a livello politico prima che una legge si possa concretizzare ci vogliono degli anni, la velocità di reazione è stata bassissima, questo è sicuro. Anche psicologicamente secondo me le donne sono rimaste colpite dalle strade invase dalle prostitute e così nel nostro libro abbiamo raccontato insieme una nigeriana e un'italiana per cercare di essere più obiettive possibili.

Intervento

Quando si parla di prostituzione spesso si parla della riapertura della "case chiuse": recentemente se ne sta riparlando con delle statistiche che sono a favore, soprattutto i clienti ma anche le prostitute; volevo conoscere il vostro giudizio.

Paola Monzini*

A me non sembra una grande idea perché pensando al fenomeno della tratta questo non risolverebbe il problema. In Svizzera ad esempio ci sono figure di danzatrici-prostitute che hanno dei permessi di soggiorno molto speciali che durano 4 mesi però ogni 20 giorni devono cambiare posto di lavoro e esercitano nei night club, possono stare pochissimo tempo, è tutto molto difficile.

Wendy Uba*

Ci sono dei pro e dei contro sulle case chiuse: io sarei in parte favorevole perché ci sarebbe più controllo e si eviterebbe così, ad esempio,  che le ragazze vengano riempite di botte sulla strada, e inoltre sarebbe possibile avere più strumenti e garanzie per prevenire la trasmissione di malattie sessuali… Non dobbiamo però dimenticare che queste ragazze pagano le loro madame = madre badessa, quindi non credo che quest'ultime permetterebbero alle ragazze di operare in casa e per conto proprio…

Marco Bufo*

Io penso che la prospettiva della regolamentazione intanto pone un problema semplice perché questo presuppone il riconoscimento dell'attività di prostituzione come attività professionale e in Italia non ci si arriverà mai per varie ragioni, basta guardare i disegni di legge che si sono succeduti in questi anni con spaccamenti trasversali a tutte le compagini politiche e partitiche. Per le persone che esercitano questa attività la regolamentazione potrebbe essere la prima prospettiva. E' anche vero però che pur volendo regolamentare questo mercato ve ne sarà sempre uno parallelo connesso, ancora più nascosto perché se l'unico luogo in cui si potrà esercitare sarà quello delle case chiuse e altrove sarebbe vietata la prostituzione, i luoghi saranno ancora più difficili da raggiungere e di conseguenza sarà più difficile aiutare le persone che sono sfruttate e controllate. Questo in realtà è già avvenuto da quando è entrata in vigore la Bossi-Fini e si sono intensificate le retate con il duplice obiettivo anche se non esplicitamente dichiarato della lotta all'immigrazione clandestina e alla prostituzione. Innanzitutto la prostituzione di strada non è stata né eliminata né è diminuita se non per brevi momenti o magari da certe zone si è passati in posti molto meno sicuri quindi con un effetto ancora peggiore per chi esercita l'attività; dall'altra si è sviluppato sempre di più questo commercio di appartamenti, night club ecc. A proposito dei night club volendo ragionare su prospettive di regolamentazione si può cercare di ridurre questo stereotipo della donna-ballerina; sicuramente c'è una componente di persone che lo fanno in questo modo e guadagnano anche bene quello che però noi abbiamo riscontrato in diversi casi è che nei night ci sono delle forme di sfruttamento molto più subdole che altrove, anche perché sono coperte da una veste di regolarità, perché c'è un contratto, ci sono anche delle clandestine che vengono spostate subito nel momento in cui ci sono i controlli, ma anche le persone che sono regolarmente in Italia, lo sono grazie ad uno speciale permesso di soggiorno per spettacolo, per motivi artistici: queste donne dunque arrivano ma è vincolata allo stesso datore di lavoro e se una di esse volesse cambiare lavoro o anche soltanto andare in un altro night non lo può fare perché l'unica alternativa sarebbe quella di entrare in clandestinità o ritornare al proprio paese. Si verifica inoltre il fatto che anche se l'attività prostituiva non viene esercitata nei night, c'è comunque un'induzione all'esercizio e quindi a dare questa disponibilità ai clienti anche se poi magari viene consumato negli appartamenti o addirittura nelle case dei clienti o in un albergo: il meccanismo di induzione dipende dal fatto che se la prostituta non si mostra carina con il cliente, il gestore del locale non ti manda i clienti e quindi tu non mi guadagni quel tot minimo pattuito che di conseguenza viene ridotto dalla busta paga.

Wendy Uba*

Ho deciso di scrivere questo libro con Paola e di raccontare in prima persona la mia storia: sono stata sfruttata tra il 1994 e il 1995 quindi una cosa passata, l'avevo rimossa anche se è vero che allo stesso tempo è irreversibile, incancellabile. Non avrei più voluto ricordare questo periodo, ma tante ragazze non sono stimolate a raccontare la loro storia e pensano di non poter avere una vita normale come tutte le altre e quindi rimangono dove sono. Ho quindi deciso di voler raccontare questa mia storia soprattutto per far capire a molte ragazze che anche se ci sono molte che non ce l'hanno fatta, alcune si, io non ho raggiunto nessun obiettivo in particolare ma non mi lamento della mia vita. Ho deciso di scrivere questo libro anche per far capire agli italiani che possono aiutare le prostitute, che possono anche avvicinarle e dirgli che c'è la possibilità di un'altra vita.

Prima di partire sono stata sottoposta a rito vodoo per far si che arrivassi a destinazione senza nessun problema, sapendo che se non avessi pagato il debito, il vodoo avrebbe avuto effetto su di me, mi hanno inciso delle cose, preso i peli…; arrivata a Torino sono stata consegnata dal finanziatore ad un'altra persona, ero contenta perché c'era addirittura una festicciola ed erano tutti buoni con noi. Poi sono arrivate queste madame che sceglievano le ragazze e pagavano per prendersele. Io mi sono allontanata con questa signora con la quale ho vissuto e dalle quale poi sono riuscita a scappare; fino a quel momento la vita non è stata facile per me anche perché quella stessa sera, appena arrivata, sono stata portata sul posto per prostituirmi, pensate che sto parlando di febbraio e si gelava soprattutto al nord, ero vestita con tacchi a spillo, parruccona… Io non avevo mai avuto un rapporto completo e quindi trovarsi così senza nemmeno conoscere la lingua, potete immaginare il trauma; essendo una ragazza che ne ha passate tante, anche perché la mia matrigna mi maltrattava e sono dovuta scappare alle 4 del mattino con la valigia in testa camminando quasi 4 km per allontanarmi dai miei genitori, sono stata anche forte. La prima sera ho rifiutato di prostituirmi, la madre badessa non ha fatto nemmeno una piega dicendo che andava bene che poteva essere lo spavento, pian, piano sono stata convinta a lavorare solo per restituire i soldi e poter riacquisire il mio passaporto. Man mano che lavoravo mi integravo nella società della prostituzione, quindi lavoravo sodo per restituire questi soldi, ovviamente ognuna di noi aveva un obiettivo da raggiungere. Un giorno ho anche cominciato a scrivere sulla strada in inglese help e ogni volta che entravo in una macchina mostravo un foglio con la stessa scritta; c'era chi capiva ma aveva paura di aiutarmi per non essere coinvolto con la polizia oppure con la propria famiglia, solo una persona mi ha aiutato dandomi il nome di una associazione dove poi sono andata per chiedere informazioni…

Intervento

Volevo sapere se riuscite a ritornare nel vostro paese e fare da monito alle altre ragazze, per avvertirle…

Wendy Uba*

Dipende se una è riuscita ad uscirne per sua volontà oppure perché vuole ottenere l'articolo 18, o se non le andava più; tre anni fa un'associazione in collaborazione con la Polizia e il p.m. di Torino, stanchi di sentire che le ragazze non sanno prima di partire che andranno a prostituirsi, sono andati in Nigeria per vedere se fosse stato vero e hanno scoperto che c'è una campagna di informazione appunto sulla prostituzione e sulla tratta del traffico di ragazze…

Intervento

C'è questo discorso dei riti vodoo e le minacce di ritorsione sulla famiglia e quanto condiziona questo rito, ma lei a un certo punto non ci ha più creduto: è possibile smontare questa credenza?

Wendy Uba*

Ci sono alcune zone dove è più sentito il rito vodoo; essendo però anche diminuita la credenza in questo tipo di riti, sono aumentate le minacce fisiche: hanno iniziato ad usare i genitori come garanzia, ad esempio vengono sequestrati nel caso la ragazza non paghi il suo debito. Io sono stata fortunata perché la mia madame era di un'altra zona e quindi non riusciva a risalire alla mia famiglia, non hanno per cui proseguito le indagini per scoprire realmente da dove vengo per fare pressione ai famigliari e fargli del male. Adesso non si tratta più solo di vodoo perché si è scoperto che ci sono delle organizzazioni mafiose che vengono reclutate dalle madame per fare una vera e propria spedizione punitiva, quindi la ragazza viene violentata, picchiata, gli vengono spente delle sigarette addosso, tutto ciò per farle capire che non deve scherzare.

Intervento

Volevo aggiungere che queste ragazze nigeriane sono tra l'incudine e il martello tra la famiglia che fa molte pressioni affinché partano e questi gruppi che qua le gestiscono, quindi la famiglia sa ma non tutto e preferisce non sapere bene quello che le ragazze faranno; la concezione è quella della famiglia allargata ossia c'è qualcuno che si sacrifica per gli altri e sono sempre delle giovani ragazze. Wendy è stata un'altra cosa: ha denunciato alla polizia i suoi sfruttatori portandoli nel covo dove essi operavano, ha raccontato tutto per filo e per segno.

Wendy Uba*

Ho dovuto riaprire il caso nel 2000 e per me è stato come riaprire una ferita, adesso lo racconto più facilmente perché fa parte di me. Pensate che c'era un p.m. che avrebbe solo archiviato il caso anche perché le persone che mi hanno portato qua hanno dei grossi contatti ed erano già state in carcere ma ne erano usciti subito. Io ci sono riuscita grazie all'aiuto che ho avuto, i clienti che non riuscivano a dare un aiuto concreto mi dicevano che gli dispiaceva ma che non potevano fare nulla perché avevano la famiglia, avevano paura di andare in questura, quello che mi ha dato più aiuto come vi ho detto prima mi ha fornito l'indirizzo di un posto dove c'erano delle suore in via Parini a Torino. Alcuni clienti mi aiutavano magari pagandomi di più ad esempio invece di darmi 50 euro me ne davano 300 e permettermi di pagare in fretta per potermi sdebitare ma quello non era l'aiuto che volevo io, io semplicemente non volevo fare quella vita, non era quello che volevo fare qui. I maschi funzionano così nel senso che prima ti compatiscono e poi ti chiedono comunque di fare certe prestazioni. Quando i clienti mi parlavano dei loro rapporti sessuali difficoltosi io consigliavo di parlare con il proprio partner per migliorare la vita sessuale, ad esempio c'erano le persone anziane che avevano bisogno di un contatto umano che non sapevano dove trovare altrove, se non pagando e raccontando le loro storie; però provavo disprezzo quando incontravo clienti molto più grandi di me che mi trattavano come se fossi nulla, a volte piangevo mentre esercitavo, poi sono riuscita a vederlo come un lavoro normale; mi capitava anche che alcuni clienti mi sussurravano all'orecchio parolacce invece di parole dolci, questa cosa mi faceva sentire nulla, mi portava ad auto disprezzarmi e a pensare che non valevo niente.

Intervento

Chi detiene il potere in Nigeria? Lei ha detto che la Nigeria è un paese molto ricco dal punto di vista del sottosuolo minerario, ma chi gestisce il potere? I nigeriani, le multinazionali? Per quanto riguarda i clienti in lei prevale di più lo schifo o la tristezza, la rabbia?

Wendy Uba*

Non vorrei entrare in discorsi politici, comunque non siamo più sotto il regime inglese, siamo ancora governati dal regime che ci ha lasciato che è una cosa che non si vede ma in realtà è tangibile…

Intervento

Hai parlato della tua solitudine, per quanto riguarda il rapporto con gli uomini, mentre per quanto riguarda il rapporto con le donne cioè tra "colleghe" e con le donne italiane? C'è una reale difficoltà delle donne italiane di avvicinarsi alle prostitute?

Wendy Uba*

Io ero molto isolata quando facevo questo lavoro anche perché non hai molto tempo per socializzare con le altre persone a parte il luogo di esercizio. L'unica cosa che facevo nel tempo libero era rimbambirmi davanti alla televisione, quando uscivo era soltanto per comprare da mangiare, i preservativi, le calze… Per quanto riguarda il rapporto con le donne italiane io non ho mai avuto troppi problemi a relazionarmi con gli italiani in generale però posso constatare che alle donne italiane da fastidio vedere una ragazza che ce la fa, fa parte dell'invidia delle donne, ti aiutano ma non vogliono che tu sia autonoma, ti danno da mangiare ma non vogliono la tua indipendenza.
A me è capitato anche di essere stata violentata: hanno rifiutato di portarmi all'ospedale, si sono limitati a comprare qualcosa per il lavaggio interno poi mi hanno dato degli antibiotici. Mi è andata bene che ciò non ha avuto conseguenze, basta poco per contrarre l'Hiv. Succede anche che alcune abortiscono in casa prendendo delle pillole ad esempio quelle per l'ulcera, se ne prendono una valanga per provocare l'aborto spontaneo. Ci sono delle strutture per gli stranieri che non hanno documenti e lì si può usufruire di cure mediche e di pronto soccorso, quindi si cerca di mettere a proprio agio la persona non chiedendogli la sua provenienza e le ragazze lì hanno un po' più di fiducia…

Intervento

Lavoro per un'associazione che si occupa tra le altre cose anche della tratta; in effetti la maggior parte delle volte quando la stampa o la televisione si occupano del problema della prostituzione sul campo vediamo più spesso ragazzi. Ho notato che le prostitute straniere riescono più facilmente ad instaurare un rapporto di fiducia con gli uomini, forse perché ispirano più fiducia perché non si avvicinano come clienti ma come persone per cui per lo stereotipo culturale uomo-donna per le prostitute facilita questo tipo di rapporto. Volevo sapere se è reale questo o se invece è solo un fraintendimento.

Marco Bufo*

Penso che dipenda molto da come si vive individualmente la figura maschile o quella femminile rispetto all'attività che si svolge. In linea generale non credo che sia questo il problema, ad esempio noi abbiamo delle unità di intervento mobili in strada e dal 2003 anche in appartamento: in strada il fenomeno è visibile, le persone sono concentrate in una serie di zone e quindi c'è una facilità di contatto quando poi in realtà si è continuamente pressati dal cliente che fa la fila. Il problema principale è quello di creare un rapporto, ma ad esempio un gesto anche semplice come quello di dare un profilattico ha una sua funzione simbolica per la tutela della salute; il problema fondamentale è di una non consapevolezza di essere soggetti che hanno comunque dei diritti, su questo la società italiana nelle sue varie componenti, compresa quella dei media, non è che aiuti molto.

Paola Monzini*

Il motivo per cui io in realtà non mi sono mai avvicinata alla strada è perché penso che non sia così facile convincere o comunicare cosa dovrebbero fare per cambiare vita. Mi sembra ingenuo pensare che bastino soltanto due parole; come abbiamo visto la tratta  è un meccanismo che non dipende assolutamente dalla volontà delle donne quindi anche se mi avvicino e gli chiedo come sta magari al momento può dare un sollievo ma so benissimo di non poterla togliere dalla tratta..

Wendy Uba*

Quando si avvicina una donna sembra quasi che stia prendendo in giro la prostituta per la situazione che sta passando quindi non bisogna mai chiedere perché si sta lì in quel momento ma semplicemente chiedere se va tutto bene, magari chiedere se si ha freddo ossia semplicemente stabilire un contatto; c'è modo e modo di avvicinarsi a una persona, magari un modo troppo morboso potrebbe fare insospettire le prostitute che generalmente sono molto diffidenti.

Marco Bufo*

Credo che non si possa pensare di andare lì e fare i salvatori; bisogna avvicinarsi con un atteggiamento di non giudizio, andare con lo scudo crociato per strada è inutile. Un altro aspetto fondamentale è che gli operatori siano preparati e ci si avvale dunque anche dell'aiuto delle operatrici interculturali, figure sicuramente molto importanti, anche nel rapporto con i servizi sanitari.

Io non condivido le visioni estremiste o tutto bianco o tutto nero, per citare don Benzi con il quale ho discusso anche politicamente sulla visione delle cose. Non voglio solo far vedere le cose positive, c'è anche chi decide che tutto sommato è una condizione accettabile, allora a quella persona non ti puoi rivolgere in questi termini. Non si capiscono le storie e le esigenze se ti poni con un giudizio già preconfezionato, è necessario il rispetto per le persone, chiaramente però è necessaria la conoscenza. L'operatore deve avere un costante atteggiamento di ricerca di questi fenomeni, ad esempio deve conoscere, come dicevamo prima, le dinamiche della tratta a carico delle nigeriane, diverse dalla tratta a carico delle albanesi o delle romene.

Questo è un invito rivolto anche ai giornalisti: avere un approccio da giornalista ricercatore, quindi di sfuggire dalle visioni estremiste. Va anche data una particolare attenzione ai termini e alle parole usate: ad esempio prima qualcuno di voi ha parlato di lotta alla prostituzione, noi invece facciamo un lavoro di promozione dei diritti delle persone per offrire delle opportunità di scelta; questa frase mi ha colpito perché ricorre spessissimo tra i media… Siamo molto indietro su questo come fondazioni non profit che hanno una responsabilità sociale, bisogna incominciare a lavorare sulla cultura, bisogna guardare le cose sotto un altro punto di vista. Se diverse sono le condizioni di chi si prostituisce diverse sono anche le storie, per cui c'è quello che comunque ti violenta e ti butta sul margine della strada, anche se gli chiedi aiuto, come c'è colui che non se la sente di aiutare la prostituta perché ha famiglia, come c'è anche il cliente salvatore che addirittura non si stacca dalla donna e non riesce a disfarsene. Succede anche che il cliente tante volte oltre ad incrementare il mercato è anche una risorsa per la donna che vuole sottrarsi ma poi lo stesso cliente pretende di imporre una nuova condizione di dipendenza perché non vuole mollare quell'oggetto che ha conquistato. Certamente l'informazione corretta, che cerchi di guardare al fenomeno, che dia conoscenza delle risposte che ci sono, è fondamentale.

Rispetto all'aiuto che si può dare: innanzitutto bisogna percepire come la persona abbia dei diritti. Per quanto riguarda le forze dell'ordine c'è una parte che aiuta in concomitanza con le associazioni non profit invece per quanto riguarda i giornalisti quanti articoli abbiamo letto del tipo "smantellata una rete di appartamenti, arrestati il proprietario ecc", ma non si parla mai della fine che hanno fatto le persone che venivano sfruttate. Il problema è come la persona si percepisce ma anche se è vittima oppure no. In Italia abbiamo delle risposte molto chiare dal punto di vista delle norme, al tempo di Wendy non c'era l'articolo 18 e lei è riuscita a regolarizzarsi solo per un permesso di soggiorno per motivi di giustizia. Con l'introduzione dell'articolo 18 viene rilasciato un permesso di soggiorno che ha due dinamiche fondamentali assolutamente all'avanguardia dal punto di vista internazionale. Il percorso sociale dell'articolo 18 è stato poco applicato, dove è stato applicato ha funzionato ed è diventato un modello per gli altri stati europei, questo permesso di soggiorno permette sia di lavorare che di studiare da subito. Questi programmi nascono da una storia di impegno anche da parte di enti locali prima dell'articolo 18 che hanno sensibilizzato il governo sempre di più, vedi il Programma di Assistenza Integrazione Sociale che ha l'obiettivo di accompagnare la persona nell'inserimento sociale e lavorativo e non è da poco. Oltretutto abbiamo lo strumento del numero verde nazionale 800290290. Il più avanzato strumento a livello internazionale è la Convenzione del Consiglio d'Europa del 2005 dove si stabilisce che va data priorità ai diritti umani, purtroppo però in Italia ma in quasi tutta Europa c'è questo pensiero ricorrente che le prostitute non sono prima di tutto persone che hanno subìto un grave maltrattamento, le prostitute sono uno strumento di lotta alla criminalità.

Leggendo la storia di Wendy la cosa che mi ha fatto più riflettere è quello che le è avvenuto dopo essersi affrancata dallo sfruttamento, cioè il passaggio al lavoro come badante in cui si è creato di nuovo una situazione di dipendenza, di sfruttamento, poiché c'è da tenere in considerazione anche lo sfruttamento del lavoro domestico che è uno dei lavori meno tutelati in assoluto. Se non guardiamo anche a quegli elementi strutturali del nostro mercato del lavoro che sempre di più chiede manodopera a basso costo, probabilmente se non cerchiamo di fare questa operazione potremmo sempre continuare a giocare tra aggressore - vittima - salvatore ma lo scenario si prefigura come immodificabile se non in senso peggiorativo!


* Testo non rivisto dall'autore.