XV Redattore Sociale 28-30 novembre 2008

Algoritmi

Metodi di inchiesta sociale - Napoli

Intervento di Maurizio Braucci. Conduce Marino Sinibaldi

Maurizio BRAUCCI

Maurizio BRAUCCI

Scrittore, è tra i fondatori del centro sociale "DAMM - Diego Armando Maradona Montesanto" a Napoli, dove svolge attività di formazione e recupero per adulti e bambini. Ha scritto per la e/o i romanzi “Mare Guasto” (1999) e “Una barca di uomini perfetti” (2004). E’ stato co-sceneggiatore del film “Gomorra”.

ultimo aggiornamento 28 novembre 2008

Marino SINIBALDI

Marino SINIBALDI

Direttore di Rai Radio Tre, dove ha lavorato per molti anni inventando e conducendo, tra l’altro, la trasmissione “Fahrenheit”. Dalla prima metà degli anni 1980 collabora in veste di autore e conduttore a programmi culturali radiotelevisivi della Rai. Dal 2014 al 2017 è stato Presidente del Teatro di Roma. È tra i fondatori della rivista "Linea d'ombra"; è autore di saggi di storia e di critica letteraria, collabora con quotidiani e periodici. Ha pubblicato nel 2014 per Laterza il libro “Un millimetro in là. Intervista sulla cultura” (a cura di Giorgio Zanchini). 

ultimo aggiornamento 10 ottobre 2018

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TESTO DELL'INTERA SESSIONE*

Marino Sinibaldi

La prima volta che ho sentito parlare di Scampìa è stato grazie ad un racconto di Maurizio - "Napoli comincia a Scampìa" - la prima volta che ho iniziato a capire il mondo che poi è diventato popolare con "Gomorra". Con Alessandro la parola chiave è "emigrazione", nel tuo caso è "camorra".

Maurizio Braucci

Ci tengo a precisare che non sono un esperto di camorra, non ne so molto, a parte appunto il rapporto con il territorio, la città che inevitabilmente ti spinge ad indignarti, a interessarti a quello che ti circonda: è quasi istintivo. Secondo me ci sono motivazioni reali anche nella letteratura, c'è sempre un conto aperto con qualcosa che ci riguarda profondamente e che ci spinge poi a scavare, ci sono degli approcci magari più razionalisti però di fondo c"è sempre un qualcosa di irrisolto.
Un esempio per me molto caratteristico dell'Io protagonista che scompare nel racconto, è il libro - tradotto da Adelfi - "Ossa del deserto", scritto dal giornalista messicano Sergio Gonzales Rodriguez. Qui viene trattato il dramma incredibile del nord del Messico, dove dal 1993 sono state uccise quasi  500 giovani donne in una maniera riconducibile al narcotraffico. Gli autori rimangono ancora impuniti. L'autore scrive che non è un mistero chi siano gli autori: c'è una collusione fortissima tra i poteri legali con una grande copertura politica, in effetti viene spacciato per mistero quello che mistero non è, perché semplicemente sono coinvolti alti vertici della polizia, della politica, ecc., uno di questi privati ha anche cercato di candidarsi alla presidenza della repubblica messicana…
Si tratta di una violenza di genere che è anche di ceto, perché vengono scelte giovanissime donne, lavoratrici nei distretti industriali del nord del Messico dove si producono i nostri jeans, i nostri videoregistratori, ecc., lavorano in turni di 24 ore su 24, non si fermano mai, a stipendi stracciatissimi; di ritorno a casa o uscendo dalle scuole dove cercano di migliorare le proprie condizioni studiando l'inglese o l'informatica, vengono rapite, non si sa più niente, e infine ritrovate con tracce di mutilazione, sevizie e chiaramente anche violenza carnale.
Questo riconduce a una sorta di narco-satanismo, che stà a significare che dietro ci sono dei rituali che appartengono a una riappropriazione di un disprezzo, di una violenza verso il corpo femminile. Sergio Gonzales Rodriguez ha scritto questo reportage che mette molto ordine nella massa confusa di materiali, motivo che lo porta attualmente a vivere in una situazione anche di grande pericolo, nel 2004 hanno infatti cercato di ammazzarlo. Nel suo libro Gonzales praticamente scompare completamente - per quanto sia stato lui a fare questa inchiesta coadiuvato da un'altra importante giornalista messicana, Diana Washington - come ad esempio quando racconta l'episodio di quando va a trovare in carcere un egiziano, trasformato in capro-espiatorio dalle autorità egiziane. Questo egiziano viene arrestato nel '96, accusato di essere l'assassino di tutte queste donne, non parla nemmeno una parola di spagnolo, capisce dopo 10 giorni che praticamente è accusato di essere il serial killer, lo arrestano, cominciano quest'inchiesta con depistaggi, prove finte su di lui, ecc. e intanto gli omicidi continuano all'esterno; arrestano quindi un altro gruppo di persone come complici pagati per continuare a fare gli omicidi. Quando pure questi vengono arrestati, ne arrestano altri e via dicendo… Una vicenda assurda, insomma. Quest'uomo poi è morto in carcere perché a un certo punto per non farlo più parlare - dato che era diventato il massimo esperto del femminicidio dello stato di Chiuaua, addirittura a volte usava la telefonata che aveva per diritto nel carcere, per intervenire a delle trasmissioni televisive e confutare tutto quello che si diceva -  l'hanno cambiato di carcere e hanno cominciato a dargli gli psicofarmaci e l'hanno ammazzato. E' morto in carcere semplicemente perché era uno che aveva negli Stati Uniti delle denunce per abuso sessuale, aveva litigato con la moglie e l'aveva picchiata, ecc., questo è diventata la possibilità per le autorità messicane di montare il tutto; inoltre era egiziano, era arabo, quindi c'erano proprio tutti i connotati del capro espiatorio. In questo libro - non tradotto in italiano - vengono denunciati con tanto di nomi, il governatore, il procuratore capo, gli avvocati, la polizia, il capo della polizia, ecc.
Un giorno mentre prende un taxi, Gonzales viene aggredito da due uomini, lo picchiano in testa col calcio di una pistola, l'altro invece con un rompighiaccio prova a pugnalarlo, praticamente pensano di averlo ammazzato, lo lasciano in un campo ed invece lui è vivo. Si rialza, crede di star bene, non si rendeva conto di avere subìto dei danni cerebrali fortissimi, verrà operato dopo una settimana; adesso ha una placca di titanio al posto dell'osso del cranio. Il Messico è il secondo paese al mondo dopo l'Iraq per assassinio di giornalisti, soprattutto di quelli che si occupano del narcotraffico: una settimana fa è stato ucciso l'ennesimo giornalista. Ho chiesto a Sergio Gonzales come vivesse questa cosa, se avesse chiesto la scorta ma in Messico è la cosa più rischiosa perché è il modo per controllarti, dato che la polizia è collusa col narcotraffico. Alcuni giornalisti malgrado la scorta sono stati uccisi. Mi ha detto che il lavoro è l'unica cosa che gli fa dimenticare la sua situazione, continua a fare le sue inchieste, le sue denunce, come ha detto lui "fino ad ora mi è andata bene". All'inizio del libro cita da "Il cavaliere e la morte" di Sciascia il brano che recita: "si può sospettare dunque che esista una segreta carta costituzionale che al primo articolo reciti: la sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini". 

Penso che sia importante creare una cultura anticamorra. Il libro di Saviano è un libro destinato molto ai giovani. Quando dici camorra spieghi tutto e non spieghi niente, come disse Kapuscinski "tutto quello che non si può spiegare si dice mafia e hai risolto"; questo non significa che la camorra non sia presente però c'è bisogno di una profondità a volte per spiegare le cose che non sono riconducibili soltanto a questo. Troppo spesso è accaduto nell'ultimo periodo che c'è stata una strumentalizzazione nel tentativo di creare una cultura anticamorristica.
Esempi di questa strumentalizzazione sono il caso dei ragazzini uccisi a Berlingeri e la discarica di Pianura. All'inizio di novembre nel rione Berlingeri, nella periferia nord di Napoli che non è Scampìa, c'è stato il caso dei 6 ragazzini che nella sala giochi sono stati feriti da un commando di killer; all'inizio ci si chiedeva che cosa fosse successo. Giorgio Napolitano dichiarò trattarsi di un grave affronto da parte della camorra e l'accaduto diventò per un momento fatto di camorra; si scopre poi, e anche abbastanza in sordina, che si era trattato della conseguenza di una lite in un centro commerciale tra un certo tipo di ragazzi, lite che poi è stata punita.
Mi ricordo gli scontri di Chiamano quando c'erano le lotte contro la discarica, anche quelle secondo me sono state strumentalizzate. Oggi si è suicidato per esempio quell'assessore che era stato inquisito per i fatti di Pianura dove c'è stato un movimento di rivolta, sicuramente articolato, complesso, ambiguo ma che esprimeva anche la complessità di un quartiere di Napoli, dov'erano presenti anche gruppi di ultras, della destra, ecc. Questo assessore all'edilizia - del PD - che aveva telefonato fra l'altro a un consigliere di An, per dirgli che stava arrivando la polizia, è stato inquisito ed oggi si è impiccato.

Dal 2005 sono stati tanti i giornalisti inviati a Napoli per scrivere di quello che avvenivaed è ovvio che è stato facile, per gente che non conosce e non vive il territorio, fare facili equazioni.
Tutto ciò è dovuto al fatto di assecondare quelle che sono le aspettative del lettore. Voglio dire che se da una parte è importantissimo aver levato un'attenzione sul tema della camorra, sulle sue infiltrazioni, soprattutto nel mondo dell'economia, imprenditoriale, ecc., ora però bisogna fare in modo che la camorra non sia un cofattore, si usi cioè dove ci sono delle particolari condizioni sociali, economiche, ecc.. molto più articolate, per cui mettere questo bollino non ti fa capire niente. Questa complessità si può semplificare, però non in una maniera monotona.
Attualmente credo che Napoli e la Campania siano un po' interessate da questa sorta di semplificazione, perché questo è il mondo col quale noi facciamo i conti. Uno sforzo significa dedicare più tempo, magari cercare altre fonti rispetto a quelle più ufficiali. Secondo me ha ragione Annamaria Ortesi quando si chiede, ricordando gli anni Settanta, perché lei provasse una sorta di angustia nel sentire che tutti avevano questa grande attenzione per il reale, le manifestazioni di quegli anni, e lei cercava invece il reale reale e trova il reale reale più nella memoria che in quello che la circondava. Secondo me ha profondamente ragione, a volte la memoria è un qualcosa di molto più concreto e reale di quello che ci circonda, dell'attualità che ci circonda. 

Gli immigrati hanno mantenuto un'economia per 20 anni, sono stati la mano d'opera di Villa Literno, della raccolta di pomodori, sono stati loro che hanno mantenuto in qualche modo, da irregolari, quel tipo di economia e oggi, secondo molti, bisogna disfarsene.
Le tante persone implicate in questo progetto, come tanti piccoli professionisti, architetti, ecc., effettivamente si sono creati grazie a questi irregolari, e magari sono gente di sinistra, magari militanti degli anni '70, gli stessi che adesso dicono: "ma se questi sono clandestini, che ci fanno qua? Non perché loro io ce l'ho con loro, ma non ci sono fabbriche, non ci sono cose nelle quali loro possono rientrare, quindi meglio che se ne vanno…". Quello che oggi emerge come elemento di contraddizione e di cui la camorra è anche cofattore è che tutto ciò è stato originato negli anni '80, quando per esempio imprenditoria, politica, pubblica amministrazione si rifacevano a criteri come la Cassa per il Mezzogiorno, e allora bisognava accedere e prendere quei soldi in una certa maniera, con un certo tipo di accordo.
Poi è arrivata l'Europa, ha spazzato tutto, ha introdotto gli Assi di Sviluppo, cioè dei criteri che impongono di puntare in una certa direzione. In questo gli imprenditori ne sanno molto più dei politici perché ci mettono i soldi, e così a Sarno, Castelvolturno ecc, stanno cominciando a ragionare sul fatto che nei prossimi 15 anni, magari in Campania, ma è una cosa che riguarda tutti, ci sarà l'aeroporto di Grazianise, allora arriveranno gli arabi, gli americani… in più ci sarà il sistema di trasporto regionale, l'alta velocità, ecc. Stanno già guardando avanti, mentre altri guardano indietro, perché quella è la stratificazione che fa emergere le contraddizioni, e chi sta già tessendo le trame dei poteri che riguarderanno lo sviluppo di questa regione, ha già ampliato le sue vedute, sta investendo in un punto, un punto di una vasta rete che tu devi rincorrere e devi cercare di capire. 

L'immaginazione e la sensibilità sono, secondo me, delle armi formidabili per fare inchiesta: si possono enucleare dati, puoi scrivere cose, però se non hai quella sensibilità umana e anche la capacità immaginifica, non si è completi. Non sarà leale, diciamo, da un punto di vista razionale, che la tua fonte sia anche come dire immaginaria, ma per me è così.
La verità è qualcosa che rincorriamo continuamente, gli strumenti sono tanti, forse quello che vale è il lavoro continuo, l'accanimento su una cosa, l'interesse per la verità, condizione che non sempre la redazione di un giornale, di una televisione, ecc., anzi quasi mai secondo me ci permettono, perché appunto danno dei tempi stretti e quindi molto spesso si finisce asserviti appunto a un concetto, quello che ci dava Sciascia all'inizio.

Giorgio Contessi (Medici Senza Frontiere)

Siamo di fronte ad un sottoscala e ad un razzismo sdoganato, perché direi che ancora una volta sono presenti gli africani; ci sono polacchi, ci sono bulgari, ma gli africani continuano ad essere presenti con la differenza che giustamente è stata detta prima. C'è un esercito di invisibili che sta mandando avanti l'agricoltura nel sud Italia e questo, anche a proposito di economia di sottoscala, mette in discussione i nostri stili di vita perché alla fine pomodori o altri prodotti, sono quelli che mandano avanti la nostra quotidianità, da mettere quindi, forse, in discussione. Tra l'altro avete trovato all'ingresso il rapporto che abbiamo pubblicato quest'anno, "Una stagione all'inferno", che riguarda appunto la situazione dell'agricoltura in Puglia, ma anche in Calabria e in altre regioni, perché poi il problema è molto più grosso, il problema riguarda anche la raccolta degli agrumi, arance e mandarini… La cosa che abbiamo rilevato è che i migranti che raccolgono i pomodori in Puglia sono poi gli stessi che vanno a raccogliere gli agrumi in Sicilia; sono persone spesso approdate a Lampedusa, finiscono poi in questo buco nero d'invisibilità, sono gli stessi che vagano per le diverse campagne del nostro sud Italia e si ammalano. C'è un meccanismo di cronicizzazione delle malattie: arrivano sani, non portano malattie infettive come spesso si racconta e si ammalano poi.

Altra constatazione: ci sono gli ambulatori per stranieri regolari ma quelli irregolari?

Alessandro Leogrande

Tu sai meglio di me che nell'estate del 2007 erano stati disposti i fondi per l'apertura di 20 ambulatori su tutta la provincia di Foggia, di questi ne è stato aperto uno solo, il vostro, insieme ad un'associazione barese. Giustamente voi per mandato lavorate con i non europei e quindi strutturalmente non intercettate i neo comunitari, ma non per questo non esistono, per quanto voi state lavorando con gli africani egregiamente, questo perché appunto stando ai numeri non è vero che i braccianti sono nel 70% dei casi africani e nel restante 30% europei. 

Nella precedente legislatura a maggioranza di Centro-Sinistra, in commissione giustizia c'è stato per due anni un testo per approvare la proposta di legge Ferrero-Damiano sul caporalato. In effetti uno dei grossi paradossi del codice penale italiano è che il reato di caporalato non esiste, per cui se uno viene trovato che ha una squadra di braccianti che lavorano per lui, la magistratura ha due opzioni: o semplicemente fa una denuncia amministrativa per lavoro nero e quello se la cava con poche centinaia di euro - e ovviamente gli conviene - oppure deve approvare la riduzione in schiavitù, cioè reato massimo di 14 anni; tra queste due assi della forbice non c'è un punto medio, che sarebbe giustamente una legge che definisca che cos'è il caporalato. Due anni di parlamento ma alla fine non è stata convertita in legge, è caduto come tutti sappiamo il governo Prodi e non certo verrà riproposto nel pacchetto sicurezza dalla Lega Nord. A livello locale, per fortuna però, ci sono dei buoni esempi come la regolamentazione in atto dal 2007 in Puglia, il miglior fiore all'occhiello della giunta Vendola; si tratta di una legge per l'emersione del lavoro nero, con cui si obbligano gli imprenditori a regolarizzare i propri dipendenti, vuol dire non che devono essere cittadini regolari, ma che devono essere lavoratori regolari, cioè regolarmente assunti. Chi non si adegua al Lavoro Bianco, tanto per dirlo in gergo, non ha diritto per 5 anni ai Fondi Europei, nazionali e regionali e quindi strozzati, perché tutta la nostra cultura è drogata su questo ossia sui fondi dell'Europa e delle regioni. Ci fosse stata una legge simile a livello nazionale ora saremmo ancora più avanti, perché poi è chiaro che un miglioramento c'è stato.

Giuseppe Manzo - Corriere del Mezzogiorno (NA)

Per chi ha vissuto il 2008 a Napoli ha capito come Napoli è diventata una categoria come la Camorra. Sarebbero molti gli esempi: i fatti di Ponticelli, gli incidenti degli ultras del 31 agosto… Un terzo esempio, laddove invece l'informazione non è arrivata: un'ulteriore inchiesta di Rainews24 anche questa molto interessante, quando in piena emergenza  rifiuti dal 26 al 30 gennaio 2008 a Napoli vengono scoperte 3 autobomba a poca distanza dal tribunale. La cosa viene liquidata come regolamento di conti all'interno di un clan. Un altro piccolo fatto di cronaca di cui pochi si sono occupati: a Napoli sempre in quel periodo all'inizio dell'anno, un centinaio di malati mentali vengono trasferiti in un carcere civile a Secondigliano, poche righe e qualche giornalista che se n'è occupato. 

Napoli è diventata appunto una categoria, questa città è stata usata e abusata per questioni di potere che hanno coinvolto l'intero paese, ma ha anche avuto pieno appoggio in tante, molte redazioni di giornali, televisive, di telegiornali, sia per incapacità e anche perché, purtroppo, aumenta il ruolo di asservimento in questo senso.

Maurizio Braucci

E' giusto quello che tu dici e ci rifletto spesso perché più che definire cerco di descrivere delle cose, nel senso che da una parte è anche pericoloso lavarsene le mani. Ti cito il caso di quell'episodio dei tifosi che tu hai detto: c'è stato un musicista che ha fatto un testo, una canzone sfruttando un po' la cosa, insomma ha fatto questo cd dove dice che ce l'hanno con i napoletani, ecc. Mi ha mandato il cd, io gli ho scritto che è troppo comodo pensarla così, sempre come qualcosa che nasce dagli accordi politici di centro-destra e centro-sinistra… Prendiamoci un po' anche le nostre responsabilità, perché nei luoghi comuni come dicevamo noi, c'è sempre un pezzettino di verità. Abbiamo una classe politica particolarmente corrotta, una pubblica amministrazione quasi completamente corrotta, un'imprenditoria che più che altrove è fintamente liberale.
L'abbiamo visto col potere di Bassolino che ormai tutti gli affari si fanno attraverso la politica, nessuno più mette soldi, ma tutti ricevono i soldi appunto attraverso l'Europa.
Dobbiamo stare un po' nel mezzo. Da una parte rimandare a quelle che sono le cause però d'altra parte assumerci anche delle responsabilità, perché c'è anche una tendenza campana a dirci come siamo belli, come siamo bravi…

Come metafora di ciò che è la Campania, mi piace usare il caso della malattia della pianta del pomodoro sammarzano, come metafora del voler sfuggire a tutte quelle che sono le nostre responsabilità. Il sammarzano è una qualità di pomodoro che fu selezionata nel 1902 in quella zona che rappresenta la vera  Campania Felix ossia dove le temperature sotterranee del Vesuvio e la presenza del fiume Sarno, consentivano fino a 4 raccolti all'anno. Negli anni '50 e '60 si sviluppò una produzione che però era molto artigianale, non era possibile meccanizzarla più di tanto, perché si tratta di una pianta  molto fragile che va curata, era quello che oggi si direbbe l'agricoltura ecologica che allora facevano piccoli contadini. Alla fine degli anni '80 appare una malattia denominata "mosaico del cetriolo", che distrugge, annichilisce la pianta del sammarzano. Nel 1992 la Cirio attraverso dei contadini che aveva tenuto le sementi, riseleziona il seme di questo prodotto, ma nessuno del posto lo vuole adottare perché non conviene, meglio rimanere su quei livelli di meccanizzazione perché sapete bene che ormai la raccolta agricola è fatta per far crescere le piante all'altezza più adatta affinché le macchine possano raccoglierle. Con ciò voglio dire che dobbiamo però stare nel mezzo perché poi deresponsabilizzarci non ci fa troppo bene, così come è vero che non possiamo fare lo specchietto per le allodole…

* Testo non rivisto dagli autori.