XVIII Redattore Sociale 25-27 novembre 2011

Bulimie

Intervento di Enzo Iacopino

Intervento di Enzo Iacopino

 
Parte 1
Durata: 26' 06"
 
Parte 2
Durata: 17' 04"
 
 
 
 
Enzo IACOPINO

Enzo IACOPINO

Presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti dal 2010 (dopo aver ricoperto nei tre anni precedenti la carica di segretario). In questa veste si è più volte pronunciato contro le sempre più diffuse forme di sfruttamento dei colleghi. Nella sua carriera ha lavorato a Secolo, Settimanale, Gazzettino, Giorno, Mattino ed è stato per 12 anni presidente della Stampa parlamentare. Ha collaborato con don Mario Picchi, fondatore del Centro italiano di solidarietà.

 

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Io credo che il tempo degli effetti speciali sia finito, proverò a dirvi quello che sento e temo di non essere sempre in sintonia con una buona parte di voi , almeno ad ascoltare il consenso che con gli applausi avete dato ieri in alcune occasioni, però bisogna dirselo quello che pensiamo.

Il nostro mestiere sta attraversando uno dei momenti più terribili della lunga e mai serena storia del giornalismo.

Sarebbe per esempio un errore imperdonabile ritenere che quel maleodorante bavaglio della legge sulle intercettazioni sia un problema archiviato solo perché sono arrivati i professori. I professori devono fare i conti con i numeri in Parlamento, quindi abbassare la guardia sarebbe davvero un errore imperdonabile. I professori, come gli altri, con l'alibi di una richiesta che viene dall'Europa, puntano a far piazza pulita degli ordini professionali, mettendo tutto insieme ad esempio, ma che contatto ha l'ordine dei giornalisti con le attività economiche che l'Europa vuole colpire? Assieme a medici e avvocati, non abbiamo invece, un ancoraggio con la Costituzione che prevede tra i diritti del cittadino quello di un'informazione corretta, veritiera, responsabile e pacata. La fatica maggiore che ci toccherà fare è riuscire a strappare non un incontro con le esibizioni muscolari, come ieri qualcuno ha fatto a Roma con il Presidente del Consiglio, perché un incontro non si nega a nessuno, ma vi pare che gli chiediamo un incontro e non ce lo dà? il problema è riuscire ad avere 15 minuti di attenzione vera per spiegare, per quanto riguarda noi, quello che rappresentiamo.

Comunicazione e informazione non sono la stessa cosa.

Ieri vi ho sentito applaudire quando si parlava di comunicazione e informazione però toglietevi dalla testa che siano la stessa cosa. Sono due cose completamente diverse, tutte e due rispettabilissime per l'amor di Dio, ma l'informazione è cosa terza rispetto alla comunicazione e cadere in questo errore provoca provvedimenti disciplinari che noi non pubblicizziamo molto. Io vorrei affidarvi una preghiera, perché mi dice Stefano che la gran parte siete colleghi, o quasi tutti colleghi, di avere un rispetto vero per le idee degli altri, anche se non vi corrispondono. Lo so che è comodo ritrovarsi in sintonia, non si fa nessuna fatica ad ascoltare uno che dice quel che pensi. Il problema vero è avere la capacità di riflettere su cose diverse da quelle che senti tue o che ti corrispondono pienamente e parlo anche di un sentire politico, perché insomma, anche i giornalisti sono fatti di carne e sangue, viva Dio insomma e anche di qualche idea in testa, io spero.

Nell'editoria ci sono troppi mercanti

Ho trovato bello che siano venuti due Soru : un Soru finto timido con molte pause, magari per fare un qualche effetto o trasmettere qualche suggestione, che ha messo le idee come primo argomento o come primo elemento di una sana politica. Bisogna avere un'idea. Poi è subentrato il gemello cattivo, non so quale sia quello prevalente, lo avete visto, si è anche un po' trasformato quando parlava de L'Unità, che ha detto: e se non ce la fanno che si liberino dei collaboratori, che riducano la foliazione, e sennò si chiude. Nell'editoria ci sono troppi mercanti. Noi non riusciamo a fare i conti con questa devastante realtà e che condiziona la vita, potrei dire, di quasi tutti voi, meno i pochi che sono in una qualche misura garantiti.

Se sei contrattualizzato in un giornale non vieni pagato per il pezzo che va online…

A me piacerebbe si avesse rispetto per le idee e non si reclamassero attenzioni in base al genere uomo-donna, alle dimensioni grasso-magro, al colore della pelle... Se noi cominciassimo a ragionare sulle cose senza gli schemi, penso che potremmo provare a stare meglio. Ieri qualcuno diceva che c'è una bulimia di carte deontologiche. È vero e ne è stata aggiunta anche un'altra di recente, che riguarda forse una gran parte di voi ed è la Carta di Firenze e mi ricollego ai mercanti. Quando abbiamo come ordine intrapreso questa strada, c'è stata qualche incomprensione tra di noi degli organismi di categoria, però mi sono trovato sempre affianco a Roberto Natale. Io considero la Carta di Firenze, per quello che riguarda la mia presidenza dell'ordine, la cosa più qualificante che l'ordine potesse fare, perché sono destinatario. Purtroppo sono sommerso dalle segnalazioni delle vergogne delle quali si rendono responsabili i mercanti che sono impegnati in editoria, con la complicità di troppi colleghi che fanno i direttori, i redattori capo, i capi servizio, Roberto adesso mi farà la cortesia di distrarsi… Ad esempio un CDR di un giornale molto importante ha chiesto che io venissi messo sotto procedimento disciplinare per aver detto che a quel giornale lavorano al desk colleghi che sono andati in prepensionamento con la 416, cioè con i vostri soldi e con quelli dell'Inpgi, continuano a lavorare e fanno da tappo. Il membro del CDR che più ha caldeggiato questa cosa è seduto in un acquario meno grande di questa stanza, con alla sua destra seduto un ex capo redattore centrale che continua a lavorare a tempo pieno nella stessa testata… Pensano che non siamo in grado di documentarlo ma i telefonini ci sono anche nelle redazioni, è bene lo sappiano. Qui c'è Gerardo Bombonato che è presidente dell'ordine dell'Emilia Romagna dove di vergogne ne succedono tante. Ve ne cito una? Al congresso dell'FNSI a Bergamo l'ingegner Carlo De Benedetti ha preso la parola in apertura assieme ad altri ed a un certo punto ha teorizzato la seguente cosa: ma perché se io ho un contrattualizzato a La Repubblica gli debbo dare dei soldi per fargli scrivere un pezzo su l'online? Non gli do forse maggiore visibilità? Qualcuno l'ha considerata verosimilmente una battuta. Quando mi hanno dato la parola ho detto che ero d'accordo ad un patto che lui ci dia l'elenco di tutte le società partecipate che moltiplichino i loro utili, grazie alle pressioni che fa con i molti giornali che ha e dividiamo gli utili… Qualcuno credeva che fosse una battuta… I colleghi contrattualizzati di La Repubblica a Bologna hanno l'obbligo di scrivere per lo stesso pezzo, con lo stesso buon pezzo, il cartaceo e l'online… lo ha messo in pratica.

Ci siamo sentiti appagati dal nostro essere garantiti, mentre attorno succedeva l'inferno

La realtà nella quale vi muovete, ci muoviamo, è questa. Lorella Zanardo diceva: ho acceso la tv e mi sono chiesta ma dove sono stata? Io mi chiedo, ma dove siamo stati noi! Cioè noi che abbiamo avuto responsabilità ci siamo sentiti appagati dal nostro essere garantiti, mentre attorno succedeva l'inferno. E segnali ne avevamo, 2 euro lordi a pezzo, che è una cifra diffusamente pagata sul territorio, sono non una vergogna, sono più che una vergogna prima di tutto per noi, 0,50 centesimi a pezzo per l'online non sono una vergogna, sono più che una vergogna. C'è poi chi ha fantasia. Il gruppo Caltagirone: in data aprile 2010 ha comunicato che le notizie più corte di 16 righe non sarebbero state più pagate a far data dal primo gennaio 2010, quindi con effetto retroattivo. Io sono sommerso dalle lettere di colleghi che dalle Marche scrivevano ai capi redattori e ai capi servizio, chiedendo perché venivano tagliate quelle ultime 2 righe però già a partire da date precedenti alla data della comunicazione. Questa catena di complicità va spezzata. Assaltateli gli ordini regionali se non lo fanno, andate lì con i forconi! Non ve lo aspettavate che ve lo dicessi… se non agiscono, non fateli campare! Ci ha pensato pure Caltagirone: 16 righe che sono, no no sono 900 battute e voi sapete che i pezzi dalle periferie sono quasi tutti di meno di 900 battute…
I capi dei servizi del Corriere del Mezzogiorno, che è un'emanazione indiretta del Corriere della sera, indiretta soltanto perché così non paga dazio il Corriere della Sera, hanno 23euro e spiccioli da dare ai collaboratori per un'intera pagina. Il formato del Corriere del Mezzogiorno è uguale a quello del Corriere della Sera, 23euro e spiccioli per un'intera pagina. A Firenze c'è un comportamento un po' più strano: tu vai, io poi non te lo pubblico, so che succede anche dalle altre parti, fai un servizio, ci rimetti le spese, sai che te lo pago e ci rientri appena appena, ma non ti puoi rifiutare di andare, quindi cominci a pagare benzina magari un tagliandino di autostrada, non lo so, se non te lo pubblico non te lo pago anche se te l'ho chiesto, succede dappertutto. La situazione che noi abbiamo è questa.

Uscire dalla mentalità che con il tesserino ci si può permettere tutto…

Nel caso delle intercettazioni nell'ambito della vicenda dell'Olgettina, noi giornalisti abbiamo avuto comportamenti autenticamente disgustosi, perché comunque si parlava di persone . Nell'ambito di quella vicenda noi abbiamo partecipato al fidanzato della signora Minetti via la Repubblica o Corriere della Sera che ques'ultima le metteva le corna… ma che c'entra pubblicare un'intercettazione di quel tipo? Io francamente non so se davvero riteniamo di poterci comportare senza regole, certo se noi continuiamo a reclamare diritti per esempio evocando la costituzione, l'art. 21 in particolare, certo che non ci capiamo. L'art. 21 della Costituzione non parla del diritto dei giornalisti bensì del diritto dei cittadini. Se non usciamo da questa mentalità che tiriamo fuori un tesserino e pensiamo di poter fare, di poter accedere, di poterci permettere tutto, francamente insomma non recupereremo quel rapporto sano con i cittadini o con la gente con le 4G. Io non ho dati sull'audience della Lambertucci però ho quelli di Maria De Filippi e guardate che i dati siete voi, siamo noi, perché dietro i numeri ci sono persone. Allora non renderci conto, negare che nella società nella quale viviamo c'è anche questo, non aiuta ad affrontare in maniera sana il problema. Di solito faccio un esempio: tutti quelli che leggono giornali di gossip dicono di farlo dal barbiere o dal parrucchiere, e l'Istat ci dice che non ci sono 5 milioni di barbieri o di parrucchieri in Italia, quindi qualcuno imbroglia, qualcuno li compra, quindi è inutile che noi continuiamo a far finta che non ci sia una quota di società che vuole quelle cose. Vi faccio un altro esempio. Quest'estate sono stato in vacanza ad Otranto, ero seduto ad un tavolo, ad un certo punto arriva nel tavolo accanto una chiassosa compagnia di 6 ragazzi, 4 ragazze e 2 ragazzi. Dopo qualche secondo realizzo una cosa strana, il silenzio… erano seduti a tavola, erano rumorosi quando sono arrivati, realizzo il silenzio, mi giro, erano tutti con il telefonino in mano che massaggiavano. Questa mattina don Vinicio diceva che ieri in qualche momento qualcuno giochicchiava con Facebook, io penso, mi piace pensare, io sono un buono, mi disegnano male, ma sono un buono, penso che stessero mandando in circuito le notizie che maturavano qua…

La regola della cronaca: dalle 5 W alle 5 S…

Io spero che una nuova consapevolezza da parte dei più giovani ci consenta di cabiare le cose, di incidere.
Voi sapete, ve lo hanno fatto studiare nei libri, che la regola che sopraintendeva la cronaca era quella delle 5 W, che poi è una balla pure quella perché erano WV più un'altra cosa insomma, però insomma pazienza. Adesso senza fare Biancaneve, tutti quanti noi abbiamo la consapevolezza che ormai le regole che sovraintendono all'informazione, la regola base è quella delle 5: sport e spettacolo e ci potrebbe pure stare, ma poi le altre quali sono? Sangue, sesso, soldi… perché fanno vendere dicono, ma siamo sicuri, oppure perché gli editori vogliono dare questo ai cittadini? O perché nessuno fa niente per cambiare le abitudini ad esempio delle Marie De Filippi?

E' un danno alla libertà di stampa omettere dei dettagli non importanti?

Io sono stato per 12 anni presidente della stampa parlamentare e i politici ai quali do del tu sono pochissimi, i politici dei quali mi dico amico sono ancora di meno, una di queste persone è Luciano Violante che non voterei mai, tanto per esser chiari e lui lo sa, però siamo amici. Ieri ha detto, ed io sono d'accordo, che le vere carriere che vanno separate sono quelle tra magistrati e giornalisti. Provate a riflettere collegando questo agli sbobinati delle intercettazioni, che appaiono in maniera critica sui giornali senza alcuna mediazione giornalistica e fanno a pezzi la vita delle persone, anche quelle che sono colpevoli o indagate o imputate per un reato, sono persone che hanno diritto di essere rispettate. Ne hanno ancora più quelle che sono terze rispetto a queste persone. Sullo scandalo della Maddalena è stata fatta a pezzi l'intera famiglia del principale imputato. I nipotini sono stati costretti a cambiare scuola, perché noi abbiamo pubblicato che aveva bisogno, perdonatemi siamo adulti, di un negrone completamente attivo… Ma che c'entra con le ruberie della Maddalena il negrone che è completamente attivo? Qualcuno mi ha detto: sai, ma è un problema di costume perché era un gentiluomo di Sua Santità… solo la censura mi impone di non dirvi dove gli ho detto che deve andare. Noi molto spesso citiamo le porcherie delle quali ci siamo resi corresponsabili ad Avetrana, ma vi cito un altro caso: Melania. È stata descritta morta con i jeans e i collant abbassati, prova dell'ennesima offerta amorosa nei confronti del marito per cercare di tenerlo legato a sé. Io non ho visto molta gente indignarsi, Natale si, Iacopino pure. Ora io non so come la collega che ha scritto questo possa fare pipì senza togliersi i collant, però probabilmente avrà un brevetto e vediamo se lo possiamo offrire a qualcuna di queste aziende produttrici di collant... Responsabilità: dov'è il danno alla completezza dell'informazione non pubblicando la voce, non la notizia o l'atto formale, e già lì potremmo discutere, ma la voce che circola? E' un danno alla libertà di stampa omettere cose che sicuramente possono avere conseguenze?

Il nostro non è un lavoro come gli altri

Voglio concludere con una cosa positiva che devo leggervi, perché non sono parole mie, vi dirò ovviamente di chi sono e che mi piacerebbe diventassero il faro, che fossero scolpite nella mente di tutti quanti si avvicinano a questo mestiere . "Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente all'erta le forze dell'ordine, sollecita costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Un giornalista incapace per vigliaccheria o per calcolo si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbero potuto evitare e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni e le violenze che non è stato mai capace di combattere. Il nostro non è un lavoro come gli altri". A scrivere queste parole è stato Pippo Fava, lo hanno più di un po' ammazzato e per essere certi di averlo ammazzato, dopo avergli sparato gli hanno sparato in testa. Ora io spero che voi assumiate come vostre e vi auguro di avere maggiore fortuna di quella che invece ha avuto lui. Grazie.

Marino Sinibaldi

L'idea che Soru sia un mercante è un po' ridicola, perché il mercante è qualcuno che ci guadagna mentre lui con L'Unità non ha guadagnato di sicuro, anzi, ci ha rimesso un sacco, lo ha raccontato . Magari l'editoria fosse fatta solo di mercanti, è che ci sono interessi più complicati e loschi, possiamo dire persino di quelli economici. La domanda è questa: mi spieghi cosa intendevi quando hai detto che qui abbiamo confuso comunicazione e informazione e che abbiamo applaudito persone, se ho capito bene, non per le loro idee, ma perché alte, basse, magre, grasse, uomo, donna, a che ti riferivi?

Enzo Iacopino

Grazie intanto perché sennò chissà in che altra polemica mi sarei trovato…

Editori puri in questo paese non ce ne sono

Ieri sera ho incontrato il dott. Soru e gli ho detto: guardi le dirò una cosa che non le piacerà e per di più chi se ne frega potrebbe dirmi lei, a parte l'ultima risposta su L'Unità dopo averla ascoltata ho di lei un concetto migliore di quello che avevo prima, perché è vero , perché ha detto delle cose che mi sono sentito di condividere, di apprezzare anche quando non le condividevo pienamente. Però non ho apprezzato il cambio di espressione, di tono quando ha affrontato l'argomento L'Unità. E' venuto fuori un Soru raccontato da Giovanni Valentini, che è stato direttore de l'Espresso e vicedirettore di Repubblica, attualmente editorialista di Repubblica, e poi è venuta fuori un'altra persona. Io ho giochicchiato perché dialetticamente insomma si deve giochicchiare penso, su questa doppia figura, perché la prima figura era insomma quasi da Calimero, da pulcino, a me ha trasmesso questa sensazione che non mi tornava con quanto sapevo, dopodiché nell'ultima risposta ho rivisto un Soru come mi veniva raccontato. Mercanti, ti prego, facciamo anche a capirci, quando dico mercanti voglio dire che editori puri in questo paese non ce ne sono, forse uno ce n'è che è il Secolo XIV. Non intendevo usare il termine mercanti in senso offensivo, ma segnalare che gli editori si occupano di informazione quasi sempre per motivi terzi rispetto alla missione che l'informazione deve avere.

* Testo non rivisto dagli autori.