IV Redattore Sociale 14-16 novembre 1997

Dire, non dire, dire troppo

La privacy dei N.I.P (Not important person) "...in ambienti omosessuali..."

Intervento di Franco Grillini

 

Franco Grillini - presidente Arcigay*

Giornalisti? I nostri migliori alleati

Sono un giornalista anch'io - regolarmente iscritto all'Ordine come pubblicista - nonché direttore della testata della nostra associazione, e sono anche psicologo. Prima di entrare nel merito della questione del rapporto tra informazione e omosessualità - ovviamente con il riferimento al problema della privacy - vorrei fare una premessa, in tre parti. La prima parte, che non vuole certamente essere una captatio benevolentiae, ma esporre un dato di fatto, è che come omosessuali siamo fortemente debitori al mondo dell'informazione. La questione omosessuale è essenzialmente culturale, prima ancora che politica e sociale. È un problema di cultura in senso ovviamente antropologico, oltre che accademico, soprattutto antropologico, di percezione popolare dell'immagine dell'omosessualità, che è una percezione negativa, come è negativa la percezione di molte altre minoranze. Ed è ovvio che - data la rilevanza nel mondo moderno dell'informazione in generale, in tutte le sue diramazioni, quella scritta, parlata, televisiva, adesso anche quella che passa tramite Internet - il maggior alleato per gli omosessuali, nella loro battaglia per i diritti civili e di libertà di minoranza, è sicuramente il mondo dell'informazione: se l'obiettivo degli omosessuali è quello di modificare la percezione che si ha dell'omosessualità nella società, questo non può che avvenire attraverso l'informazione. Un'informazione che gradatamente intanto modifichi la percezione che essa stessa ha della questione omosessuale, e quindi la trasmetta al pubblico, favorendo un cambiamento sostanziale e radicale di questa percezione, da percezione negativa a percezione prima neutra e poi finalmente positiva. Questo è un processo in corso, e lo si vede soprattutto nelle giovani generazioni, anche dei giornalisti evidentemente perché, come noto, le giovani generazioni sono più sensibili, sono più disponibili ai mutamenti del costume. Questa è la prima premessa, doverosa, perché poi nel prosieguo del mio intervento invece mi lamenterò molto dell'informazione, soprattutto di come la cronaca tratta la questione omosessuale.

Un fenomeno legato alla modernità

La seconda premessa è sull'omosessualità: che cos'è l'omosessualità? È una di quelle domande da un miliardo di dollari, e quando ci si pongono delle domande di carattere generale si entra sempre in difficoltà, però sarebbe bene intendersi, per capire di cosa si sta parlando. Allora io ovviamente dirò che cosa è per me, per noi, l'omosessualità alle soglie del terzo millennio, perché spesso e volentieri quando si parla di questo argomento, sulla stampa o sulla televisione, si usano dei criteri, dei moduli, delle idee che a mio parere, a nostro parere, sono assolutamente desuete. Allora per noi l'omosessualità è un'identità psichica, è un fenomeno assolutamente legato alla modernità: questo è un termine un po' ambiguo, me ne rendo conto, richiederebbe da solo almeno una mezz'ora di spiegazione, ma ve la risparmio, di spiegazione nel senso di interpretazione, ma sicuramente la questione omosessuale è legata all'età contemporanea. Così come la conosciamo, così come è interpretata dalle organizzazioni omosessuali, come l'Arcigay, è un fatto degli ultimi 30 anni, prima non esisteva, non è mai esistita nella storia precedente dell'umanità, così come la conosciamo oggi. È una novità assoluta. C'è una vulgata sulla storia, spesso anche dei filosofi della storia: dicono che in realtà la storia si ripete, qualcuno ha detto anche che la storia è finita, io ovviamente non sono d'accordo con questa interpretazione, perché ogni tanto nella storia dell'umanità compaiono dei fenomeni inediti, che rappresentano una novità assoluta, che prima non c'era e non esisteva. L'omosessualità che esisteva prima in realtà era regolata da altri criteri culturali e antropologici. Rapidissimamente e schematicamente: nel mondo antico l'ossessione non era se essere omosessuali o eterosessuali, ma era quello del ruolo sessuale, tra essere attivi o passivi. Era l'ossessione dei greci, dei romani, e in parte questa cultura è rimasta, in alcuni strati popolari, anche oggi, soprattutto del mondo latino e del nord Africa. Inoltre l'omosessualità non era il rapporto affettivo e sessuale tra due adulti consenzienti, perché questo è oggi l'omosessualità, cioè il rapporto tra due persone consapevoli di essere omosessuali, fortemente coscienti e anche autocoscienti di essere omosessuali, quindi persone che percepiscono fortemente la propria identità. In passato questo non esisteva, nemmeno nel recentissimo passato, perché non c'erano gli strumenti culturali per identificare questa identità, non c'era la psicanalisi, la cultura del femminismo, una nuova cultura della sessualità e della relazione tra le persone, non c'era l'idea dell'autocoscienza individuale, né il discorso delle libertà individuali, dell'autonomia dell'individuo, che è questione fortemente legata, negli ultimi due secoli della cultura e della politica, dall'Illuminismo, dalla Rivoluzione francese in poi. Quindi mancava tutto quell'apparato culturale che ha consentito invece il progredire della storia dell'umanità, perché il concetto di progresso - che è stato molto contestato come voi sapete anche da un noto cittadino di queste parti, il Leopardi, in una sua notissima poesia - umano, politico e culturale penso che sia una realtà vera. A volte c'è anche un regresso, ma altre volte c'è anche un progresso reale. Nel Ventesimo secolo ci sono stati tutti quei movimenti culturali che hanno consentito agli omosessuali di avere un apparato antropologico, psicologico, culturale e politico per conquistare un'identità inedita, perché prima non c'era nella storia dell'umanità. Pensate che nell'antica Roma c'era una termine dispregiativo per indicare gli omosessuali che indicava proprio l'omosessuale passivo. La storia dell'umanità è sempre stata vista come cosa manichea - della divisione del mondo tra maschile e femminile, maschio o femmina - "maschio o femmina Dio li creò" - e tutti i fenomeni affettivi e sessuali venivano sempre ricondotti all'identità di genere, nulla sfuggiva all'identità di genere. Invece finalmente, con la psicanalisi, col femminismo e con tutto il resto, abbiamo avuto la possibilità di sfuggire a questa determinazione dell'identità di genere, perché l'omosessualità - questa è un'osservazione sulla quale vi prego di fare attenzione - non c'entra nulla con l'identità di genere. Un omosessuale maschio è ben felice di essere maschio, una lesbica è felice di essere donna e in quanto tale desidera un rapporto con una persona del proprio sesso.

Omosessuale maschio: "una donna mancata"

Terzo elemento della premessa. Il pregiudizio - popolare e non, perché il pregiudizio alberga in ogni essere umano e ovviamente è un pregiudizio che riguarda non solo una minoranza ma tendenzialmente, quando riguarda o colpisce una minoranza, riguarda tutte le minoranze - è ancora fortemente legato all'idea che l'omosessuale maschio sia una donna mancata o la donna omosessuale sia un maschio mancato. Quando si parla di lesbica, si dice sempre che è una camionista. Non ho mai conosciuto donne camioniste, per cui non posso dirvi se francamente quest'immagine corrisponda o no alla realtà, ma voi sapete bene che il pregiudizio alberga soprattutto nella fantasia, nella psicologia, nella parte oscura di ognuno di noi, e quindi non si preoccupa di avere un corrispettivo reale nella realtà. E l'elemento di questo pregiudizio noi lo possiamo rintracciare dappertutto, anche nelle produzioni culturali di sinistra. Per esempio, tanto per rimanere nell'attualità, abbiamo potuto vedere ieri sera il film "Tano da morire" dove veniva rappresentata la solita macchietta omosessuale nella versione "checca", questo è uno dei modi per definire l'omosessualità, "checca effemminata sfringuellante" e via dicendo. Una rappresentazione di questo tipo, per esempio, l'abbiamo potuta vedere - cito film o opere considerate progressiste e di sinistra, per cercare di far vedere il contrasto tra pregiudizio e cultura, cultura invece che non dovrebbe riprodurre i soliti stereotipi, perché il pregiudizio si riproduce con gli stereotipi - in un altro film che riproduce questo stereotipo negativo dell'omosessualità, cioè "Ovo sodo" di Paolo Virzì. A me ha fatto arrabbiare moltissimo, è un film che non mi è piaciuto per niente, che invece è assurto a icona della nuova produzione culturale della sinistra italiana. Tra l'altro, questa è un'altra cosa sulla quale sarebbe bene discutere moltissimo: c'è questo terrore, tipico degli uomini eterosessuali, dell'effemminatezza. Esiste un bellissimo libro di una scrittrice femminista francese che si chiama "L'identità maschile xy": ve lo consiglio, anche perché è di una lettura estremamente godibile e dimostra che essere maschi ed essere eterosessuali è una vera e propria fatica, quasi un lavoro, perché bisogna dimostrare di non essere donne, di non essere bambini, di non essere omosessuali. E' un'identità che si costruisce per lo più in negativo, il maschio omosessuale, macho, virile che non deve chiedere mai, come dice la pubblicità del profumo "Denim". E lì c'è, in "Ovo sodo", questo ragazzo alle prese con la propria identità adolescenziale che ha i due modelli: il modello "macho", del maschio eterosessuale trucido e il modello effemminato, che viene interpretato da ben due ragazzini di 14 anni, uno bruttissimo ovviamente, e l'altro che fa la checca saltellante. Per quanto riguarda la mia esperienza di omosessuale, di presidente della principale organizzazione omosessuale italiana, nonché di psicologo, vi posso assicurare che a quell'età è assolutamente impossibile che ci siano comportamenti di quel tipo, è estremamente raro. Quindi francamente non approvo le fantasie del regista che ha creato questa cosa in maniera artefatta per far vedere le due identità sbagliate, al centro della quale invece si formava l'identità giusta, normale, tra virgolette, del protagonista.

"Costume e società": i re dell'audience

Sull'idea di normalità ci sarebbe bisogno di un approfondimento, perché sul concetto ideologico di normalità si sono create nel corso dei secoli le più grandi persecuzioni. Chi è al potere si ritiene sempre giusto e normale, e ovviamente definisce anormali tutti coloro che non sono d'accordo con il potere, o non sono d'accordo col proprio modello culturale, ma da questo punto di vista il signor Adolf Hitler, come dire, ha dato una degna rappresentazione del concetto di normalità. E quindi noi siamo di fronte al pregiudizio. Il pregiudizio che riguarda gli omosessuali li dipinge sempre in maniera negativa, con le caratteristiche dello stereotipo, come vi dicevo prima, sempre ai limiti del torvo, del comportamento sbagliato, clandestino, deviante, e questo era definito molto bene dai film degli anni Sessanta e primi anni '70, dove la figura omosessuale nel cinema era sempre il criminale, il drogato, la persona che era sempre ai limiti della norma, ai margini della società. In queste rappresentazioni cinematografiche - perché voi sapete quanto è importante la fiction nella cultura popolare - c'era la figura omosessuale che inevitabilmente moriva di morte violenta, oppure si suicidava, questo era il destino, nella fiction, della figura omosessuale. È inevitabile quindi che questi pregiudizi, che questi stereotipi finiscano anche per contagiare i giornalisti, perché i giornalisti non è che vivano fuori del mondo, sono persone come noi - anch'io sono un giornalista - che vivono nella nostra società e ne percepiscono, ne assorbono gli elementi culturali di fondo. Lo dicevo nella prima premessa: più di ogni altro il mondo del giornalismo è cambiato rispetto a queste cose, ed è particolarmente attento ai mutamenti di costume. Secondo me questa attenzione ai mutamenti di costume non è tanto dovuta al fatto che - come dice qualcuno - i giornalisti sono tutti comunisti, che non è vero, ma al fatto che in un giornale la notizia di costume è forse la più letta, assieme alla notizia di cronaca: il giornale è una cosa che si compra in edicola, è fatto di notizie, se il giornale è una merce, la merce principale per un giornale è la notizia. Allora se le cose più lette di un giornale sono quelle di costume, è del tutto evidente che i mutamenti in questo campo, un quotidiano o una televisione, un organo di informazione li deve registrare, perché c'è un interesse fortissimo da parte dell'opinione pubblica su questa materia.
Questo interesse fortissimo dell'opinione pubblica verso le questioni di costume è stato il nostro elemento principale di forza negli ultimi anni: la notizia sull'omosessuale paga, parlare di omosessuali sui giornali è una cosa che, non dico che faccia vendere di più, ma comunque è una notizia molto, molto letta. Tutte le volte ne ho dei riscontri anche in termini personali: quando appare un articolo che cita un'intervista che mi riguarda, trovo sempre decine di persone che incontrandomi commentano quell'articolo o quell'intervista che hanno visto. In televisione la cosa è ancora più vera: mi sono preoccupato di guardare gli effetti e il risultato delle nostre partecipazioni televisive e nella maggior parte dei casi c'è stato un aumento di audience, in alcuni casi anche molto netto. Sono stato per esempio protagonista - cito la trasmissione per eccellenza di costume che è il Maurizio Costanzo Show - dell'"Uno contro tutti", nel 1993, che si è collocato al terzo posto nella graduatoria di ascolti in assoluto in 13 anni (o 15) di questa trasmissione. Ed è stata una trasmissione importantissima perché, avendo cinque, sei o sette milioni di ascoltatori, effettivamente ha contribuito a modificare anche in maniera stabile il modo di pensare all'omosessualità. Io ho incontrato, nel corso dei 4 o 5 anni dopo la trasmissione, una marea di gente che ha detto: "Ho ascoltato, ho capito che dovevo fare così, è cambiata la mia vita". Questo per dire, senza enfatizzare ovviamente più di tanto una singola trasmissione, il ruolo che può avere l'informazione pubblica da questo punto di vista.

Una nuova sobrietà nell'informazione

Purtroppo però c'è un settore dell'informazione che rimane chiusa e sorda a questi mutamenti, per cui abbiamo, per lo meno per quanto ci riguarda, una vicenda "double face". Ci sono articoli di commento, che riportano le iniziative per esempio delle organizzazioni omosessuali o dei gruppi gay a livello internazionale, per esempio le cose che succedono altrove. Adesso ho preso qualche articolo di stampa in più di quello che voi avete già in cartella, credo che sia del Corriere della sera del 12 Settembre di quest'anno, è un articolo sulla nomina di una sottosegretario lesbica ai trasporti da parte del governo inglese di Tony Blair, ed è un articolo che è fatto benissimo, cioè ha riportato con sobrietà, anche nella titolazione e anche il corpo dell'articolo è assolutamente neutro - tra l'altro cita tutti i casi di dirigenti omosessuali, del vice premier belga Elio Di Rupo che tra l'altro è stato vergognosamente coinvolto, per il solo fatto di essere omosessuale, nell'indagine sulla vicenda di Marcinelle, poi ovviamente è stato totalmente scagionato e questo la dice lunga sulla potenza, tuttora, del pregiudizio. In Inghilterra, a Londra c'è addirittura un ministro omosessuale, il Grillini locale: alcuni colleghi - dato che io sono anche consigliere provinciale - mi prendevano in giro subito dopo quella nomina e mi dicevano: "Vedi, Grillini, se qui in Italia ci fosse un Tony Blair tu adesso saresti ministro". Mi basterebbe sottosegretario, sono modesto, mi accontento.
Un altro articolo - a proposito di immagine positiva e di costume - un po' piccante però positivo, è "Un bacio gay spaventa Hollywood", è sempre il Corriere della sera di giovedì 21 agosto, questa è una cosa che ha fatto molto parlare: il bacio sarebbe tra uno degli attori, che è l'immagine della virilità, Tom Selleck, e un altro che si chiama Klein, una scena shock. Questo è un articolo che viene riportato con una scrittura sobria, anche con un titolo assolutamente congruo, poi ovviamente ci sono articoli di questo tipo, la nomina dell'ambasciatore gay da parte di Clinton a Lussemburgo. "Clinton sfida la destra" - "Clinton alla crociata dei diritti gay" (ci si riferisce a quando ha partecipato alla cena della comunità omosessuale o a quando ha abbracciato un'altra lesbica che è un'attrice).
Ci sono anche alcune copertine, per esempio quella dell'Espresso - questa è già un po' più ammiccante, però non ci sono discorsi o immagini negative: è una copertina, un servizio tradotto da un altro giornale americano che mi pare sia Newsweek sui ragazzi da marciapiede dopo l'omicidio Versace. Sull'omicidio Versace - qui si trattava ovviamente di una persona importante a capo di un'azienda che fattura quasi 2.000 miliardi l'anno, un pezzo dell'immagine dell'Italia nel mondo - tutti gli articoli sono stati assolutamente sobri, non ci sono state cadute di gusto, addirittura c'è stato un commento di Gianni Riotta, sempre sul Corriere della Sera, che citava per esempio la funzione religiosa, cattolica, che si è tenuta a Miami, dove il vescovo ha citato anche il compagno di Versace, esprimendo solidarietà alla famiglia ed anche al compagno dello stilista. Però Versace era quello che è, era un potente, come ad esempio altro ricco potente è Elton John. In questa copertina del Venerdì di Repubblica si parla diffusamente della sua omosessualità e anche del suo compagno, che tutti voi avrete potuto vedere nella funzione religiosa per Lady Diana, che era una donna estremamente "gayfriend".
Perfino nei fatti di cronaca ultimamente c'è stato un certo cambiamento nell'atteggiamento della stampa: ho proprio qui un ritaglio della Gazzetta del Mezzogiorno che non può certamente essere considerato un giornale rivoluzionario di sinistra, dove però, quando si parla del drammatico fatto di cronaca di una settimana fa a Cerignola, dove un padre macellaio - non a caso - ha ucciso il figlio omosessuale perché non sopportava più di avere un figlio omosessuale: anche qui gli articoli sono stati fatti con una certa sobrietà e correttezza.

Cronaca, la pecora nera

Dov'è allora che si scatena la furia macellaia dei giornalisti di cronaca? Si scatena quando si ha a che fare con i delitti in cui sono coinvolte persone omosessuali. In quel caso, ahimé, torna fuori tutta la vecchia fraseologia, la tipologia del pregiudizio giornalistico che ciascuno di voi può trovare se sfoglia la stampa degli anni '60: prima vi parlavo del cinema degli anni '60, ma la stessa cosa ovviamente riguarda anche la stampa. Lì sembra, a parte appunto alcuni cambiamenti - citavo prima la Gazzetta del Mezzogiorno - che il mondo non sia cambiato, che il tempo si sia fermato. Non voglio ovviamente generalizzare, né in questo momento sono pervaso da animosità, ma lo dico, se volete, anche con una certa bonarietà. Noi non condividiamo l'atteggiamento censorio o il fanatismo, in ogni caso, però ci sono delle situazioni sulle quali siamo dovuti intervenire e per le quali abbiamo protestato anche con il Garante; abbiamo fatto un incontro con il dottor Rodotà per parlare di uno degli elementi fondamentali della legge sulla privacy, relativi alla questione dei dati sensibili. Ovviamente, quando si parla di dati sensibili si parla della vita sessuale dei cittadini. Allora in buona parte degli articoli di cronaca che riguardano i delitti che hanno coinvolto persone omosessuali, si usa una fraseologia assolutamente desueta, che noi riteniamo fortemente lesiva della vita della persona omosessuale. In un articolo che ho scritto per l'Unità dicevo che in questi casi gli ambienti omosessuali tra "virgolette" sono sempre "torbidi", le amicizie ovviamente sono "particolari", le frequentazioni inevitabilmente "ambigue". Se voi guardate il materiale che avete in cartella, ogni volta che un omosessuale viene ammazzato si usa una tipologia di omosessualità che abbiamo definito per motivi, come dire, di sintesi, pasoliniana, perché Pasolini è un po' l'archetipo. La tragica morte di Pasolini. Tra l'altro ne ricorre l'anniversario, proprio in questi giorni, e la Rai gli ha dedicato addirittura un non stop da mezzogiorno fino alle due di notte, ovviamente nessuno di noi è stato invitato. Quando si parla di Pasolini, soprattutto ultimamente, si tende sempre a censurare il fatto che era omosessuale, invece questa questione era decisiva per lui: adesso, tra l'altro, Pasolini è una specie di coperta che se la tirano tutti, persino a destra, quindi è uno dei fenomeni bizzarri della cultura nazionale e anche della politica. Si tratta di una tipologia di omosessuale che si rivolge al mondo della prostituzione maschile, prostituzione il più delle volte non omosessuale, che è un fenomeno che tende ad estinguersi, anche in maniera piuttosto violenta, però è ancora una cosa molto grave, perché calcoliamo che ogni anno ci siano circa 150 delitti di questo tipo. 
Il più delle volte questi fatti non arrivano alla cronaca nazionale: quando la cosa succede a Roma diventa un fatto di rilevanza nazionale, oppure quando sono particolarmente serrati - come ad esempio l'omicidio di un omosessuale commercialista a Napoli nel giugno di quest'anno ad opera di un ragazzo di vita polacco, che è stato per fortuna immediatamente arrestato. E' un fatto che ha interessato la cronaca nazionale, perché il personaggio era molto noto nell'ambiente napoletano, tutti sono rimasti stupefatti dalle sue frequentazioni, perché il più delle volte sono persone che hanno una certa notorietà o sono sposati o hanno una doppia vita assolutamente clandestina e proprio per questo si rivolgono al mondo della prostituzione. Qui il frasario che si usa è "mondo della prostituzione, amicizie particolari, mondo degli omosessuali, pista gay". Come se fosse una pista di pattinaggio: questa della pista gay francamente non l'abbiamo mai capita, però in tutti gli articoli che ho trovato c'è la pista gay. Un particolare vertice lirico è stato raggiunto da un giornale che ha addirittura inventato la frase "giri omosessuali". Quando la persona non è nota, non è colta e non è ricca, non c'è riguardo di alcun tipo; se è un poveraccio, ovviamente si aprono le cataratte e irrompe tutta questa fraseologia estremamente insultante. Quando invece la persona è nota - come è successo nel caso di Robilant, amico della famiglia Agnelli, di nobile lignaggio e via dicendo, nonché parente stretto di alcuni editori di giornali - non è così. Appena c'è stato questo delitto ho telefonato immediatamente ad una mia cara amica della Repubblica a Firenze e le ho detto che si capiva da lontano un chilometro di cosa si trattasse. Mi ha risposto che l'editore voleva così. Scusa, le ho risposto, ma che informazione date ai lettori? E poi, soprattutto, le indagini? La cosa buffa è che, nel colloquio tra me e questa giornalista, io suggerivo ai carabinieri come fare le indagini e dicevo loro di analizzare immediatamente i liquidi organici, perché è da li che si capisce di che cosa si tratta, perché secondo me era una cosa inequivocabile. In televisione per quindici giorni hanno seguito la pista delle amicizie femminili, perché il signor Di Robilant era considerato un donnaiolo, pensate: ovviamente, nel frattempo, l'assassino ha avuto tutto il tempo di dileguarsi tranquillamente. Quando si tratta di potenti, il pregiudizio è talmente forte perché i potenti non devono essere omosessuali, soprattutto non hanno una doppia vita. E' chiaro che si è perso tempo perfino nelle indagini, perché ci hanno messo qualcosa come due mesi per fare l'analisi dei liquidi organici, è una cosa folle, assurda, ma alla fine giustizia è stata fatta, perché si è dimostrato che io avevo ragione e un giornale ha fatto un articolo, quando i risultati di queste indagini sono stati resi noti, dicendo che avevo ragione. Certo che lo so che avevo ragione: quindi questo la dice lunga sulle conseguenze di questo pregiudizio. Naturalmente, quando la cosa è stata resa nota, siamo tornati di nuovo agli "ambienti omosessuali, al mondo omosessuale, alle amicizie particolari", e chi più ne ha più ne metta; addirittura il vertice è stato raggiunto recentemente da un notissimo giornalista che ha parlato non più di omicidi gay ma addirittura di "gayomicidi". Qui abbiamo raggiunto il vertice assoluto, noi gli abbiamo mandato una lettera di protesta, al che lui non ha risposto. Questa questione degli omicidi gay ovviamente la dice lunga su un certo modo di pensare. Se ad essere coinvolto in un fatto di cronaca fosse per esempio l'ebreo, nessuno titolerebbe omicidio ebreo, o che ne so, visto il luogo dove ci troviamo, se fosse un sacerdote nessuno titolerebbe omicidio sacerdotale, omicidio eterosessuale. Chi mai ha scritto omicidio eterosessuale, o omicidio negro, e invece quando un omosessuale viene ammazzato si dice omicidio gay: si dovrebbe dire omicidio antigay, perché quel poveretto ci ha rimesso la pelle, non omicidio gay. Nell'articolo di questo noto giornalista addirittura si diventa gay omicida con uno strepitoso rovesciamento della situazione, per cui sembra quasi che sia l'omosessuale che ammazza se stesso, ma questa è esattamente la verità del pregiudizio. Che ci facevi? Come si dice con le donne quando vengono violentate: cosa ci facevi in quel posto? Tutta sola, per forza, te la vai a cercare, se stavi a casa non ti succedeva e l'idea vale anche per l'omosessuale: perché sei andato in quell'ambiente? Perché hai frequentato quella persona? Allora in realtà sei tu il responsabile di questa cosa, per cui da omicidi gay si va a gay omicidi.
Per concludere, i giornalisti sono esseri umani come tutti, vivono in questo mondo, partecipano delle gioie e dei dolori di questo mondo, e anche dei pregiudizi di questo mondo: noi omosessuali siamo straordinariamente debitori al mondo dell'informazione, per l'aiuto che quotidianamente ci dà. Vorrei citare anche il caso della Casagit, che ha deciso finalmente di riconoscere l'estensione della previdenza alle coppie formate da persone dello stesso sesso. Questa è una novità assoluta nel nostro Paese: arriviamo tra i primi, quindi sicuramente abbiamo a che fare con la categoria più aperta e più sensibile alle tematiche degli omosessuali. Tranne quelli che lavorano in cronaca!
Si nota a mille miglia: la comunicazione - per questo - è favorevolmente accolta.


* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.