IV Redattore Sociale 14-16 novembre 1997

Dire, non dire, dire troppo

Conclusioni

Vinicio Albanesi

 

Vinicio Albanesi - sacerdote, presidente della Comunità di Capodarco e  del C.N.C.A.*

Di questa manifestazione ricorderò due cose. Prima di tutto quel ragazzo fuori di testa che ha lasciato quattro foglietti insignificanti, pezzi di carta ritagliati; era anche barbone, l'avete visto dalla sua pulizia, dal suo vestito; poi la signora che diceva le parolacce...che erano richieste, era una forma di dialogo, non erano parolacce. Per avere contenuti bisogna avere la testa a posto. La seconda cosa che mi porto via è che ci sono delle coscienze critiche molto intelligenti all'interno del mondo dell'informazione, come in ogni altro mondo, però il meccanismo è andato. Quel meccanismo ha finito per essere perfettamente confacente al mondo in cui viviamo, quindi è perfettamente oleato. La discussione su D'Alema o sul deodorante fa parte del gioco.
Che cosa mi fa sperare? Mi fanno sperare queste coscienze critiche che ci sono, nonostante siano costrette all'interno del meccanismo, perché significa che, finché ci sarà questo lumicino di intelligenza, ci sarà anche la speranza di salvarsi. Che cosa mi fa disperare? È che queste coscienze, lasciate sole, rischiano di essere inefficaci. Se il direttore Mentana ha la coscienza critica, ma il meccanismo del suo telegiornale lo risucchia a tal punto da mangiargli il cervello, oppure se a Gad Lerner che scrive sulla "Stampa" il meccanismo gli mangia la sua coscienza critica...è cotto. Non è cotto lui, siamo cotti noi.
Chiudo con un esempio che mi riguarda. Quando i vescovi francesi e ora spagnoli hanno chiesto perdono per i fatti avvenuti durante la guerra, sia in Francia che in Spagna, è avvenuta esattamente la stessa cosa: che quelle coscienze critiche, che pure c'erano, sono state riassorbite nel meccanismo di equilibrio, e quando il meccanismo prevale fino ad uccidere questa coscienza, è la fine, la fine totale.
Voi avete una duplice scelta: se fate carriera siate intelligenti e funzionali, se volete sopravvivere conservate questa coscienza ed entrate nel meccanismo, poi le proporzioni di questi due elementi non le so. Questo vale per voi, vale per me che vivo nel mondo del volontariato. Goffredo Fofi ce l'ha sempre con noi, dicendo che veniamo riassorbiti. Accetto il suo rimprovero, però lui deve partire dai primi, non dagli ultimi o dai penultimi, perché sennò, come si dice, piove sul bagnato, o meglio "cornuto e bastonato", il che non mi sembra una buona logica. 
Credo che siamo veramente alla frutta e do questo giudizio politico e che mi potrei anche risparmiare, perché lo sento. Con questo governo e con il sistema dell'Ulivo ormai si stanno aggiustando i picchi maggiori delle diseguaglianze, di quello che strideva in Italia. Una volta sistemato questo, chi è forte rimane forte e chi è debole s'arrangia, perché l'accanimento di tutte le categorie che non sono deboli, e che vanno alla ricerca di questa sistemazione, credo sia il segnale di un assetto che durerà decenni. In questo assetto poi chi è dentro è tutelato, chi è fuori è disarmato. Ma questo non è definitivo, in realtà credo che possa essere mantenuto, almeno entro una certa criticità, e questo si chiama resistenza. 

 

Vi ringrazio, vi auguro felicità, buon Natale, e siate degli ottimi professionisti!


* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.